E se invece per una volta provassimo qualcosa veramente differente, una cucina sì italiana ma lontana centinaia di chilometri dalla provincia della Bat?
E se per il momento, al “finalmente si torna a viaggiare”, rispondessimo con un “finalmente si torna in osteria”? 
Fino a che non si potrà tornare a viaggiare in totale sicurezza, tranquillità e senza spendere un capitale, dobbiamo valorizzare ciò che è nel nostro territorio. 

L'Italia unita

Pronunciato con una cadenza tipica barese non ha lo stesso effetto: ma se chiedi di far leggere “Su&So” a un veneziano allora tutto inizia a prendere forma. Si pronuncia più o meno su e zo, con la "z" dolce di "zebra".
Significa: “Sopra e sotto”, un abbraccio tra Nord e Sud. Durante questo durissimo periodo ci siamo riscoperti un popolo unico, accumunato dalla passione per la cucina: su questo spirito nasce l’Osteria Su e So di Barletta. 

E nei piatti di Su&So si trova lo stesso intento: ci sono piatti tipici veneziani come le sarde in saor, e prodotti tipici pugliesi come la figliata originale, una vera bomba! E poi ci sono piatti che sono figli di questo bel melting pot culturale come la pizza con i pomodorini e le cipolle pugliesi e il baccalà veneziano.

L'amore per la Storia e per la tradizione



Siamo andati a trovarli in una calda giornata di giugno, nella zona più esterna della città. Primo punto a favore: l’assenza di vicoli e piccole strade affollate ha reso abbastanza semplice la ricerca del parcheggio. Iniziamo con il piede giusto!  

Ad accoglierci ci sono i genitori del locale che non perdono tempo e iniziano già a preparare i tavoli per il pranzo. Nel frattempo prendiamo posto al centro della sala: da un lato c'è il forno per le pizze, dall’altro l’entrata della cucina, il bancone e una libreria, un angolo ricco di volumi dedicati alla storia culinaria di Barletta e di Venezia, a dimostrazione del fatto che qui nulla è improvvisato.



Dietro un piatto c’è lo studio della storia. Se taglio un pezzo di pesce in un modo è perché così si faceva un tempo. Se abbino degli ingredienti non è per puro estro creativo ma per rispettare ciò che la tradizione culinaria insegna da tempo”, spiega Raffaele, papà del Su e So.

L’ospitalità è tutta italiana

Lo dimostrano gli spritz di benvenuto che vengono serviti mentre si sfoglia il menù! Una chicca che solo pochi gestori esperti decidono di inserire per smorzare l’attesa (e anche la sete, visto il caldo).



Inutile dire che l’animo dell’osteria risuona in tutto il locale, a partire dalla tovaglia a quadroni su tutti i tavoli. L’atmosfera è molto conviviale e si respira il fatto che le radici di questo posto poggiano su qualcosa di concreto: anni di esperienza sul campo, e di formazione con i big della ristorazione veneta. E poi calcoli, progetti, sogni e aspirazioni, scommesse e anche sconfitte.

La forza di un'idea

Sì, perché se normalmente puntare sul sud, sul proprio territorio è una sfida molto difficile da intraprendere, lo è ancora di più se parliamo del 2020.
L’inaugurazione ufficiale doveva avvenire il 15 marzo, in pieno lockdown. Tutte le difficoltà si leggono negli occhi di Raffaele. Solo un sogno tanto grande, davvero mosso dall’amore per il proprio lavoro, permette di resistere ad una bufera così.



Ma alle spalle c’è la determinazione di sua moglie Marika che lo segue in tutto, anche nella gestione di tutta la sala del locale. Insieme hanno una visione, quella di offrire una giornata, una serata o anche solo un aperitivo diverso, dove tutti possono “staccare la spina” e godersi un’uscita di casa.

Gli spazi ampi, il distanziamento assicurato e la presenza di alcuni giocattoli per i più piccoli sono quei gesti di attenzione che fanno capire come niente sia lasciato al caso, dalla sala alla cucina.

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