La nuovissima sfida imprenditoriale dello chef cesarino Simone Podo e della moglie Debora si chiama La Medusa Restaurant e si trova a pochi passi dal lungomare che costeggia il centro del paese. Dopo anni e anni da dipendente nelle cucine più conosciute del Salento, delle quali conserva tutt’oggi ottimi ricordi, Simone decide di mettersi in proprio e di realizzare il sogno di una vita.
A condividere gioie e sacrifici la moglie Debora, responsabile dell’accoglienza, anch’essa con alle spalle oltre 15 anni di esperienza nel settore.


Chi vive in Salento non può non conoscere, almeno di nome, lo chef.
Simone, infatti, guidato da un’irrefrenabile passione fin dall’infanzia, ha iniziato sin da giovanissimo a prestare servizio nei ristoranti di Porto Cesareo, dapprima come cameriere, in seguito, mentre era studente dell’istituto alberghiero, come aiuto cuoco e infine come resident chef. Tra le varie esperienze, lo ricordiamo nelle cucine del ristorante Lo Scoglio dell’Hotel Isola, del ristorante Le Dune e, per ben 10 anni, alla guida del ristorante del Lido Tabù, assistendo alla sua nascita e decretandone il successo.


Ma questa è storia vecchia. Simone Podo da allora ne ha fatta di strada, studiando, osservando gli altri chef e aggiornando costantemente il suo bagaglio di tecniche e conoscenze.
“Perfezionarsi e porsi sempre nuovi obiettivi – racconta la moglie - fa parte del suo vivere quotidiano. Non passa giorno senza che lui cerchi nuovi stimoli”.


E si sa, quando al talento si unisce ambizione e voglia di fare, ecco che le soddisfazioni non tardano ad arrivare. Il calendario segna 3 marzo 2022 quando le serrande de La Medusa Restaurant si alzano sotto una nuova insegna che porta il suo nome.
L’elegante sala al piano terra si illumina di nuova luce, così come la terrazza panoramica dalla quale si può ammirare il mare mentre si pranza, mentre nelle cucine si perfezionano i piatti della stagione.


Nelle ricette proposte in menù, che delineano una raffinata ed elegante cucina mediterranea di stampo creativo, arriva autentico il gusto del territorio, valorizzato in ricette in cui regna l’equilibrio e la piacevolezza.
Il mare del Salento con i suoi pesci, ovviamente, sono i grandi protagonisti del menù, ma non in “solitaria”. Sono affiancati dai prodotti della terra, perlopiù a km0, che si combinano dando vita a contrasti di gusto e consistenze.


“Fin da piccolo nutro un legame particolare con il mare e i suoi prodotti. La mia era una famiglia di pescatori – racconta Simone – ed è stato naturale per me imparare a riconoscere i pesci e la loro freschezza, a sfilettarli alla perfezione, ad abbinarli ad altri ingredienti del territorio e, all’occorrenza, a cucinarli limitandone al minimo lo spreco”.


Entrando nello specifico del menù, notiamo con piacere la predisposizione dello chef all’utilizzo massivo di erbe aromatiche a esaltare gli ingredienti, quasi un marchio di fabbrica della sua filosofia di cucinare, che punta, tra le altre cose, a far distinguere chiaramente ai suoi ospiti il gusto autentico di ogni ingrediente che concorre alla preparazione di un piatto.


Tra gli antipasti spicca, per armonia di sapori e preparazione scenografica completata al tavolo, il tonno in crosta di pane panko e nocciole, con affumicatura al rosmarino, che lo chef ha ideato ispirandosi a una ricetta dello chef stellato Massimo Bottura. Semplicissimo, ma di una bontà estrema, anche il salmone affumicato in casa e crackerina ai cereali.


Proseguendo ci lasciamo tentare dalla cheesecake di tonno, composta da una base di frolla fatta in casa al rosmarino, ripiena di tartare di tonno aromatizzata al timo e bucce di limone, servita con gel al lampone, trito di sedano fresco e wasabi.
E infine da un polpo arrosto con patate alle erbe, spuma di stracciatella affumicata e variazione di acqua e sale. Un piatto che richiama la tradizione salentina e che viene impreziosito da un tocco moderno e creativo, ovvero la firma dello chef.


Tra i primi gettonatissimo il tagliolino homemade mantecato al lime con gamberi viola di Gallipoli e granella di pistacchio di Bronte, ma anche le caramelle in farcia di ricotta vaccina, timo, gamberoni e rughetta. Anche queste, ovviamente, fatte in casa.
In tema di tradizione rivisitata anche i ciceri e tria, fatti con ceci neri della Murgia, battuto di cozze e pomodori secchi alle erbette.


Un altro cavallo di battaglia dello chef è la bombetta di pesce spada, caviale di melanzana, funghi cardoncelli e ricotta affumicata, che attinge contemporaneamente dalla terra e dal mare, mixandone i sapori in un’armonia perfetta.
Che dire poi del calamaro arrosticciato, humus di ceci, vinegrette di pancetta, capperi, olive celline e briciole di pane al burro?


E del dorso di orata arrosto, patata aromatizzata alla rughetta e guazzetto di vongole? Direi che parlano da soli e concorrono a evidenziare le abilità dello chef in cucina, sfidandolo ad accostamenti di gusto e consistenze inedite ma azzeccatissime.
Tra i fuori menù tantissime proposte dal carrello del pesce, che è sempre fresco e super fornito. Com’è possibile? In pratica gli ospiti, accompagnati dallo staff del locale, possono recarsi al banco della pescheria che confina con la sala del ristorante e scegliere personalmente il pesce da far cucinare allo chef.


Crudo, al forno, alla mugnaia, alla griglia e via dicendo. La cucina non ha segreti per Simone Podo, la cui mission è quella di soddisfare appieno il palato dei suoi ospiti.
Pranzo o cena non possono terminare senza un’invitante proposta di dessert, rigorosamente fatti in casa e anch’essi con un forte legame stagionale.


In questo periodo immancabili sono la Pinacolada, ovvero un semifreddo allo yogurt e croccante al cocco, servito su un gazpacho di ananas al rum, ma anche il Savarin al mandarino, composto da una bagna al mandarino, cioccolato fondente e gelato alla vaniglia.
Agli irriducibili del pasticciotto, consiglio di provare la versione scomposta ideata dallo chef e dal suo staff.


Un cenno anche alla carta dei vini, composta prevalentemente da etichette locali, ma che non manca di dare la giusta rilevanza anche a referenze nazionali e internazionali, con un focus importante sulle bollicine, che non passano mai di moda.

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