Osterie a Bologna: le bettole da frequentare per bere vino nella città “vintage”

Pubblicato il 15 marzo 2014

Osterie a Bologna: le bettole da frequentare per bere vino nella città “vintage”

La parola “bettola” sul dizionario italiano è sinonimo di osteria di infimo ordine, mal frequentata, luogo in cui si usano linguaggi volgari, sguaiati. Il punto è che, sebbene siano tutti valori “negativi” l’appeal della bettola è ineguagliabile e Bologna a bettole è messa proprio bene. Cerca che trovi insomma (e menomale che hanno coniato il versatile aggettivo radical-chic), altrimenti chi ci andava all'Osteria del Sole?

Son vietate la bestemmia e il turpiloquio


Non vorrei essere banale, ma per cominciare a frequentare le bettole è proprio necessario partire da quella più famosa, la riscoperta assoluta degli ultimi anni, il melting-pot a due passi da San Petronio e persino frequentata da vip, quando capitano in città. L’Osteria del Sole è naturalmente la prima bettola di Bologna che va citata. Quella di Vicolo Ranocchi è una chicca, un’istituzione, un luogo dove le generazioni si incontrano, i pensionati ricordano, i tavoli e le merende vengono condivise e tutti quanti bevono. Con tre euro l’ombretta di vino è garantita e il rosso alla spina tinge labbra e denti con un marchio quasi indelebile e con il quale fuori dal locale, a fumare una sigaretta o a prendere una boccata d’aria, ci si sente tutti parte dello stesso clan. La formula dell’Osteria è : tu porti da mangiare al sacco e consumi il vino da noi. Ecco che spuntano tovaglie, stoviglie, sacchetti del salumificio e polli arrosto, anche se i veterani la considerano il luogo sacro in cui sacrificare all’altare del palato esclusivamente i fratelli “champagne + mortadella”. Trovare posto in questa bettola all’ora del dopo-lavoro è quasi impossibile, se ci si decide, si deve prenotare almeno due settimane prima. L’ora più bella: il mezzogiorno infra-settimanale.

E’ vietato rullare


In Piazza San Francesco, un’altra bettola storica, il mitico il bar De’ Marchi “Bottiglieria e liquori”: alcol a prezzi più che modici (lo spritz più buono ed economico di Bologna), una marea di aggeggi kitsch in cui perdersi mentre si aspetta il proprio turno per chiedere del vino al banco, la chiacchiera con sconosciuti assicurata e, soprattutto, il “biliardino”, il calcio ballilla, lo sport praticato solo in due luoghi: l’oratorio e il baraccio. Ecco, al De Marchi, ci si organizzano persino per i tornei. 

Sapore di Mottarello 


E poi c’è il meraviglioso mondo di “Miky e Max”(via Orfeo, 24), il dejavù. Io ci passerei le giornate, dalla colazione al bicchiere della staffa. Un campionario di umanità che sorprenderebbe e conquisterebbe chiunque. La prima sensazione è quella di esserci già stati: ed è così. Il bar della bocciofila dove si andava con il nonno a bere la spuma e mangiare un Mottarello, a montare la sorpresina dell’ovetto Kinder mentre si aspetta la fine della briscola, le pareti pregne delle sigarette che si potevano fumare dentro, la calma dietro il banco “che tanto se sei qui a bere di fretta non ne hai”. Ma adesso che sei grande puoi berti uno spritz, un americano (non si può credere quanto buoni siano e quanto poco costino) e anche mangiarci un panino sopra se ti comincia a girare la testa. Anche qui, come al De’ Marchi,  il biliardino garantisce quel risvolto sportivo che a volte fa smaltire anche la sbornia. 

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scritto da:

Erika Bertossi

Al bancone del bar non arrivo mai a ordinare “il solito” perché quando un locale diventa troppo familiare e quando io divento troppo familiare per il locale, beh, allora è tempo di cambiare aria e andare a caccia di un’atmosfera nuova. Un’irrequietezza proficua per chi si accinge a tracciare una mappa degli aperitivi, delle serate, della buona cucina e di una sana e corretta digestione sotto le Due Torri. Giuro, vi dico anche dove a fermarsi per delle chiacchiere notturne, si rischia una secchiata d’acqua gelida.

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