In via Gian Giacomo Mora, tra boutique indipendenti e bar con l’aria da “ci troviamo lì e poi vediamo”, a metà strada tra il raffinato corso Genova e la zona studentesca di Porta Ticinese, c’è un locale che non fa rumore ma lavora sodo: Kisen. Un ristorante giapponese che non si accontenta di essere “un altro sushi”, ma che rimescola le carte del classico nippo-milanese con una proposta che ha più personalità di un attore protagonista. E non è un caso che proprio Kisen sia stato uno dei primi locali dove immergersi nella cucina nipponica in città, aperto ormai nel 2005 e prossimo a spegnere ben venti candeline.

Ma cos’è Kisen? Kisen non è minimal in stile zen né sovraccarico di elementi della cultura giapponese: qui si respira un'eleganza rilassata, con una cura maniacale per i dettagli ma senza la pretesa di piacere a tutti. Chi entra, lo fa per mangiare bene, senza compromessi. E viene ripagato, boccone dopo boccone.

Nel cuore pulsante di Milano, Kisen si erge come un'isola gastronomica che sfida le etichette. Non il solito sushi bar, non il classico ristorante fusion che strizza l'occhio all'Occidente. Qui la cucina giapponese respira, evolve e dialoga con la città della moda senza rinunciare alla propria identità. E lo fa da vent’anni.
Dici “giapponese” e pensi al solito trittico sushi-sashimi-uramaki? Scordatelo. Da Kisen si parte da lì, ma si va molto oltre. C’è l’impronta classica, sì, ma rivisitata con tocchi creativi e una materia prima che profuma di mercato del pesce alle sei del mattino. I crudi sono trattati con il rispetto che si riserva alle cose sacre, ma non c’è paura di giocare con proposte che flirtano con la cucina fusion.

Tra le proposte più allettanti e in voga, gli handrolls, e nella nostra degustazione siamo partiti proprio da qui. Nella presentazione ricordano un taco messicano, quindi con l’alga nori aperta e utilizzata come “contenitore” per gli ingredienti scelti. Noi abbiamo optato per l’handroll a base di alga ripiena con riso alla barbabietola, salmone, avocado, tempura di salmone, salsa teriyaki e Mayo sbagliata. Che dire: le papille gustative hanno esultato, il boccone è stato ricco, sapido, gustoso, esplosivo. Tanti elementi ma ben combinati hanno dato vita ad una creazione non solo esteticamente molto piacevole e anche innovativa, ma soprattutto ottima da gustare.

Gli uramaki sono il punto forte della casa: belli da vedere, esplosivi al palato. Ne abbiamo provati diversi. Un grande classico è il Kisen Roll, uno dei primi uramaki “tropicali” nati sotto il cielo milanese, quando le varie insegne nippobrasilere non erano ancora entrate a far capolino tra le tante proposte di cucina fusion di Milano. Qui si tratta di un roll con salmone, un’impercettibile foglio di soia al posto dell’alga, inserito per non sovrastare i sapori del sushi ma per dare libero spazio ad ognuno di essi, e delle fragole come topping. Non frutta tropicale ma frutta italiana, dolce però al punto giusto per creare al palato una sinergia di sapori unica. Forse immaginare adesso questo accostamento di sapori non stupisce poi molto, ma dovete pensarlo a vent’anni fa, quando questo genere di esperienza culinaria era davvero fuori dagli schemi.

E poi è stato il turno del Flower Roll, dove questa volta protagonista è stato il riso venere, perfetto con gamberoni in tempura, avocado, salmone scottato, fiori di zucca impanati, tobiko e fior di loto. Anche qui gusto e delicatezza combinati sapientemente dalle mani dello chef Maki San, giunto al Kisen dopo anni di esperienza in svariati giapponesi di Milano e sotto la guida esperta di noti sushiman giapponesi.
Ed infine l'Astice Roll: riso venere con gamberi in tempura, guarnito con sottili fettine di avocado, tartare di astice, pasta kataifi croccante e tobiko rosso. Sublime.

Un altro elemento di cucina giapponese che è stato introdotto dal Kisen e che dopo tutti questi anni piace ancora molto è costituito dai Dragon Ball, delle speciali e piccole palline di sushi ideali per accarezzare il palato tra una portata e l’altra. Noi abbiamo assaggiato quella con avocado in purezza con uova di lompo e semi di sesamo, quello con salmone crudo e l’Amaebi, ovvero con gambero rosso crudo.

E poi ci sono i signature dishes, quelli che ti fanno dire “ok, torno”. Come il Black Cod marinato in miso, che si scioglie come una promessa mantenuta, l’aguilla grigliata in salsa teriyaki, il sashimi di Fassona con foie gras e polvere di sale rosso.

Per chi è stufo dei soliti all you can eat con salsa di soia a fiumi e pesce scongelato con tristezza. Per chi cerca un’esperienza gastronomica giapponese senza bisogno di volare a Tokyo. E anche per chi vuole portare qualcuno a cena e fare bella figura, ma senza sembrare snob.
Kisen non urla, ma si fa sentire. Con gusto, eleganza e una cucina che racconta il Giappone moderno, quello che cambia, sperimenta e – soprattutto – sa stupire. Un indirizzo da segnare per chi cerca un'esperienza autentica, lontana dagli stereotipi, nel panorama gastronomico milanese.
Via Gian Giacomo Mora 9, Milano (MI)