Vittoria 1938 intervista

Pubblicato il 30 aprile 2025

Ci sono interviste che più di altre mi fanno venire voglia di lasciare carta e penna e di mettermi dietro i fornelli. Ho la consapevolezza, però, che non riuscirei mai ad eguagliare neanche la metà del successo e del talento della persona che ho intervistato. È esattamente questo quello che ho provato quando ho intervistato Nico, il “cuoco vagabondo” di Vittoria 1938. Succede raramente di trovare un talento tanto sincero e ancor più raramente di trovare una tale complicità tra la cucina e la sala. Il merito qui è dovuto ad Elisabetta, titolare di Vittoria 1938 e volto e anima di questo locale.

Chi era Nico prima di essere il “cuoco vagabondo”?

Era una persona a cui piaceva viaggiare e mangiare. Ho fatto il liceo linguistico e poi mi sono iscritto in psicologia, ma non sapevo cosa fare nel mio futuro, fin quando sono arrivato qui. Ho conosciuto Elisabetta per caso e mi ha raccontato che non trovavano personale, quindi mi sono offerto di dare una mano insieme ad una mia amica. Allo stesso tempo, avevo iniziato ad organizzare delle cene a casa e con questo intendo proprio delle cene a casa mia: andavo al mercato e cucinavo per i miei ospiti, seguendo l'ispirazione del momento. Questo passaggio mi ha permesso di capire che, forse, la cucina poteva essere la mia strada. Sono entrato nella cucina di Vittoria 1938 in punta di piedi e il resto è storia: abbiamo aperto, dopo la chiusura dovuta alla pandemia, nell’estate 2020, con appena sei tavoli.

Era una cucina molto diversa, però, quella della riapertura…

Gli ospiti tornavano per chiedere la pasta fresca. La cucina di Vittoria 1938 era assolutamente tradizionale, fino a quando non ho deciso di creare il mio menù. Quello che è rimasto della tradizione di Vittoria 1938 è la materia prima della laguna, che però viene esaltata grazie alle contaminazioni che mi ispirano durante i miei viaggi. Abbinamenti e cotture poco conosciuti diventano così lo strumento per rivelare il meglio di ogni ingrediente.

A questo punto ti chiedo: come è nata questa ispirazione? 

Quando viaggio non vado mai in albergo, ma cerco alloggio a casa dei locali. Funziona molto il passaparola, tramite amici di amici che mi accolgono in casa loro: mangiamo insieme, andiamo al mercato ma, soprattutto, mi permettono di esplorare la loro cucina. La fortuna è che si tratta di persone spesso di mentalità molto aperta e tendenzialmente nei Paesi che visito gli abitanti non sono gelosi delle loro tradizioni ma, anzi, non vedono l'ora di condividere con qualcuno le loro esperienze. E’ bello cucinare tutti insieme, mescolando tecniche e imparando in prima persona la lavorazione di un determinato ingrediente, ad esempio, o come si possono abbinare spezie e cotture differenti. 

Non è facile starti vicino…

Mi piace vivere a fondo i luoghi che sto esplorando, così da assaporarli al meglio. La mia famiglia, per fortuna, si adegua e siamo tutti pronti a partire con lo zaino in spalla ma, soprattutto, senza prenotare mai nulla. Queste esperienze vissute in prima persona mi permettono di arricchire la mia cucina e di tornare qui con un bagaglio di esperienze non indifferente. Pensa che chiudiamo per un mese intero, a gennaio, in modo da poterci dedicare completamente a questa parte della nostra ricerca. 

Tra i tuoi piatti, quale è quello che, secondo te, ti rispecchia di più? 


Probabilmente, la crocchetta di mazzancolle perché è il giusto connubio tra la materia prima di laguna, la mazzancolla, e la cottura che richiama la tradizione thailandese, a cui mi sento molto vicino. Non è stato semplice arrivare al risultato attuale ma, in questo momento, sento di poter dire che sono riuscito a trovare il perfetto equilibrio tra la parte asiatica e quella veneta.

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