Metusya non è nato per caso. Era il nostro sogno comune, chiuso nel cassetto” raccontano Barbara Trevisan e Stefano Vocaturo, la coppia di trevigiani che ha preso in mano il vecchio ristorantino alla Marina del Faro, per farci nascere un locale coraggioso, che vuol sperimentare sapori e stupire palati, in un contesto però decisamente familiare ed accogliente.

Cuoco lui e pasticcera lei, tengono subito a precisare che “Nessuno dei due ha la presunzione di eguagliare qualcuno: i piatti rispecchiano la nostra personalità, le combinazioni e gli abbinamenti che ci piacciono.”

Da Metusya c’è anzitutto tradizione, e ancor più innovazione: “piatti rivisitati e piatti che evocano dei nostri ricordi primordiali. Sempre con, alla base, tanta ricerca e qualità dei prodotti, princìpi fondamentali nella nostra cucina. Come l’amore e la passione per questo mestiere così duro che non conosce orari, ma solo fatiche sia fisiche che mentali, sforzi immani ed impegno costante.”
Conosciamoli meglio.

Stefano, dicci un po’ di te: come nasce il tuo amore per la cucina?

Sono appassionato di cucina fin da quando avevo 8 anni. Aprivo il frigo ed inventavo, provavo. In dispensa c’era sempre molto riso, e da lì è nata in particolare la passione nel fare risotti con gli ingredienti più disparati.  Negli scout ero diventato il cuciniere da cui i capi scout andavano la sera a mangiare. Mi sono inventato un forno scavando una buca e coprendola con un cofano di una vecchia 500. Cucinare è poi divenuto il mio hobby al termine del lavoro e nei week end. Sperimentare, abbinare, testare.
 

Si direbbe quasi una filosofia di vita, oltre che una “semplice” passione.

Esatto. A 50 anni ho deciso che i restanti li avrei vissuti facendo quello che più mi piaceva e mi rasserenava… Il cuoco. E così sono diventato professionista avanti con l’età, in un ristorante con cucina tradizionale anni 80/90, iniziando la mia carriera 12 ore al giorno per pochi euro, i primi mesi.
 

Hai accettato compromessi importanti.

Sì, ma se volevi imparare dovevi accettarli. La vita in cucina era folle, ancor di più per un uomo di 50 anni che veniva da altri studi ed altre esperienze, e che quindi era spesso vittima di nonnismo.

 

Però sembri soddisfatto di quella “tardiva” gavetta.

Sì perché ho imparato la ristorazione vera, quella che non ha nulla a che fare con l’elevatezza gastronomica, perché è tutta gestione delle tempistiche, lavoro fisico, quantità enormi di cibo e rivalità ancestrale tra sala e cucina. Ho imparato il rigore, il tener duro, l’organizzazione e la soddisfazione dopo 12 ore di lavoro sfiancanti. Ho imparato l umiltà e la semplicità. Ho continuato a carpire, guardando chi più bravo di me era, trucchi e soprattutto metodologia. Poi però ho avuto la fortuna di lavorare in posti importanti, che mi hanno chiamato perché la mia cucina incuriosiva.

Per esempio?

Senza scendere nei dettagli, ho avuto una breve ma intensa e costruttiva opportunità con uno chef stellato, avente la più lunga esperienza nella cucina di Gualtiero Marchesi.
 

E adesso, Metusya.

Finalmente. Qui voglio continuare a giocare ed assaggiare piatti originali, bizzarri, curiosi… Ma sempre pensati con equilibrio e “dosati” per bene. Amo abbinare nello stesso piatto il pesce, la carne e la frutta. Cambio i menù ogni 15 giorni perché desidero che gli ospiti trovino sempre nuove idee.

Barbara, i tuoi dolci hanno già fatto il giro di Instagram.

Ho sempre avuto la fissa per la pasticceria. Da bambina aspettai per anni di trovare sotto l’albero di natale il “Dolce Forno”, scatola giocattolo che avrebbe dovuto sfornare dolcetti e biscotti in miniatura, ma Babbo Natale incomprensibilmente se l’è sempre scordato… Poi un forno vero e proprio potevo averlo davvero, perché le tre zie di mia mamma erano proprietarie dell’unico ed ambitissimo panificio del paese. Con la certezza e la convinzione che mi sarebbe stato naturalmente tramandato, ho ottenuto la licenza di panificatrice prima ancora di conseguire la maturità. Peccato che anche in questo caso, non si andata come tanto avevo desiderato.
 

La vita però fa mille giri.

Sì, ed io ne ho passati moltissimi alla scrivania a fare tutt’altro. Ma la fissa non mi ha mai abbandonato, i dolci li preparavo di notte ed i corsi professionali li frequentavo durante le vacanze estive, ferie e nei weekend. A 50 anni ho abbandonato la scrivania per entrare nel mondo della pasticceria e della ristorazione e proprio lì è nata la mia passione per i dessert al piatto.
 

Quanto è importante il dessert nella cucina odierna?

Fondamentale. Il dessert deve essere all’altezza delle precedenti portate. La maggior parte dei ristoranti tralascia, o comunque non cura come si deve questa offerta, proponendo le solite conclusioni banali prive di fantasia e soddisfazione gustativa. Io al contrario desidero moltissimo che gli ospiti di Metusya si alzino da tavola con il sorriso sulle labbra, non vedendo l’ora di ritornare per una nuova esperienza a 360°.

Ti ispiri ad una scuola pasticcera in particolare?

Adoro la pasticceria francese. Più moderna, più innovativa, più precisa ed elegante rispetto a quella italiana, viceversa più tradizionale e legata alle usanze regionali. Personalmente, amo testare e mescolare ingredienti inusuali, per creare texture e consistenze che regalino un sorriso o un attimo di felicità a chi siede al nostro tavolo.


Nulla è lasciato al caso da Metusya, insomma. “Dall’amuse-bouche fino al caffè accompagnato dalle ultime dolcezze”. A Barbara Trevisan e Stefano Vocaturo brillano gli occhi, mentre parlano della loro deliziosa creatura, seminascosta nella darsena che separa Cavallino-Treporti da Jesolo Lido.

“In un luogo così defilato e lontano dalla confusione e dalle mille luci del centro, noi ci ritroviamo. Qui è dove noi desideriamo che i nostri ospiti vivano un’esperienza in completa tranquillità e relax, senza l’affanno del doppio turno, o dall’essere costretti ad alzare la voce per parlarsi. Come fossero a casa. Questa è la nostra mission.”

Metusya | Ristorante & Cocktail
Via Amerigo Vespucci, 13 - Cavallino-Treporti (VE)
Telefono: 0414068803
 

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