C’è un angolo di Roma che resiste alla narrazione facile dei contrasti, un quartiere che è sempre sul filo, tra la leggenda e la fatica, tra la festa eterna e la solitudine dei palazzi con le serrande abbassate. San Lorenzo è così: generoso e imprevedibile, pieno di promesse ma anche di attese, sfiorato dal tempo eppure mai invecchiato del tutto. In mezzo a tutto questo, c’è un posto che brilla tutte le sere. Si chiama Saporito e più che un ristorante è diventato un rifugio, un punto di riferimento, un piccolo miracolo quotidiano che ha scelto di appartenere, di mettersi in ascolto, di costruire — mattone dopo mattone — un legame vero con un quartiere che non si lascia conquistare facilmente.

Una storia che affonda nelle radici

La storia di Saporito non comincia con un business plan. Comincia molto prima. Comincia alla fine dell’Ottocento, quando le mura che oggi ospitano il locale non profumavano di pomodoro e basilico, ma di divise e ferro: era una caserma dei carabinieri, con celle sotterranee e un’aria severa, quasi militaresca. Poi è stato un deposito di pullman, un autolavaggio e una galleria d’arte E per un breve periodo anche la casa fragile e un po’ sfortunata di una famosa catena spagnola (Montaditos) che aveva provato a reinventarsi nel cuore di Roma ma aveva finito per perdere la propria scommessa. Un locale vuoto e dimenticato su cui nessuno avrebbe scommesso, se non per nostalgia o per testardaggine.


Ma quando tutto sembrava perso, proprio allora è cominciata la storia vera. Perché quelle mura appartenevano da sempre alla famiglia di chi oggi ha deciso non solo di riaprirle, ma di viverle. Un gesto che non è solo imprenditoriale: è intimo, personale, viscerale. È un ritorno a casa. Con il coraggio dolce di chi non si è accontentato di affittare uno spazio, ma ha deciso di restituirgli un’anima.

Dal barbiere al bancone: l'inizio di una rivoluzione silenziosa

Era il 2021. Anni strani, incerti, segnati dal silenzio delle strade e dai tavoli vuoti. C’era il Covid, c’era il disincanto, c’era l’ansia di ripartire e il timore di non farcela. Eppure in mezzo a tutto questo, c’era anche un ragazzo, Marco: una laurea in economia, una storia nel quartiere, un lavoro da barbiere accanto a quelle mura e una voglia infinita di mettersi in gioco. Non perché tutto fosse chiaro o facile, ma perché qualcosa dentro lo chiamava.


Con l’aiuto di sua madre e un piccolo staff, ha acceso le luci. Semplici, calde, familiari. Una cucina piccola, un menù essenziale, pochi piatti ma fatti bene. Si partiva solo la sera, poi è arrivato l’aperitivo, infine il pranzo. Oggi Saporito è aperto tutti i giorni, dalle 12 alle 24, con una proposta che parla al quartiere ma riesce a farsi ascoltare anche da chi viene da fuori. Non gridando, ma sussurrando con gentilezza. 

La cucina non chiude mai. Se ti vuoi sparare una carbonara alle 4 di pomeriggio, puoi farlo. 

San Lorenzo: il quartiere che non perdona, ma se ti ama non ti lascia più

Per chi non lo conosce, San Lorenzo è un quartiere che può sembrare spigoloso. Ma per chi ci vive — e ci crede — è un mondo a parte. Qui convivono gli universitari e gli anziani che si conoscono da trent’anni, gli artisti e i lavoratori, le famiglie e i solitari. È una terra dove nessuno è straniero, come dicono in tanti. Ma è anche un quartiere che non ti regala nulla: se vuoi restare, devi meritartelo. Devi esserci. Devi conoscerne le abitudini, i silenzi, le attese. E Saporito, da subito, ha fatto proprio questo. Ha ascoltato, ha osservato, ha creato un’offerta che non esclude nessuno, dove si può mangiare con pochi euro a pranzo o festeggiare una laurea con una carbonara premiata da Roma Today tra le dieci migliori della città. 

È un locale dove la coppia di ragazzi si siede accanto a due anziani del quartiere. Dove si festeggiano i diciottesimi, ma anche i novantesimi. Dove si brinda a un nuovo lavoro e si fa un brindisi malinconico per un amico che parte. Saporito è diventato uno specchio del quartiere, una sua estensione emotiva, un luogo dove — semplicemente — ci si sente accolti.

Una pizza napoletana nel regno di quella romana

Nel quartiere dove la pizza romana è quasi un atto di fede, Saporito ha scelto la napoletana, alta, morbida, fatta con un forno costruito apposta, a legna e gas, da un artigiano napoletano vero. Una sfida. Ma anche una scommessa vinta. Perché quando la qualità è alta e il pizzaiolo è un maestro, anche chi ha giurato sulla scrocchiarella cambia idea. E magari torna, ancora e ancora. La Quattro Formaggi è una delle più buone che io abbia mai assaggiato: impasto morbido e altamente digeribile, scelta dei formaggi a dir poco perfetta e gusto all’ennesima potenza. Un trionfo, senza se e senza ma. 


E poi c’è la cucina mediterranea, vasta, trasversale, con piatti per tutti: vegani, celiaci, onnivori, curiosi. Un’offerta pensata per essere popolare ma mai banale, per rispondere al ritmo del quartiere, che è fatto di pranzo veloce e cena lenta, di studenti affamati e famiglie affezionate. Saporito ha capito che qui non puoi essere elitario, devi essere generoso, accessibile, autentico. Ed è esattamente quello che è riuscito a fare.

Un locale che vive come una persona

Saporito è tutto, tranne che un franchising senz’anima. È un posto dove il titolare è anche il cameriere, il gestore, il consulente, lo psicologo, il manutentore, il direttore artistico. È sempre lì, con una battuta pronta, un orecchio attento, una carezza invisibile ai clienti storici. Il suo volto è conosciuto, il suo nome è sussurrato: “Andiamo da Marco, da Saporito”.

E questa centralità umana è ciò che rende il locale speciale. Non c’è niente di costruito, nessun artificio. Solo una presenza costante, generosa, spesso stremata, che si prende cura di tutto, a volte dimenticandosi di sé. Con la stanchezza negli occhi, ma con la soddisfazione di chi sente che ogni gesto, ogni sorriso, ogni piatto servito ha costruito qualcosa. Non solo un ristorante, ma una comunità.


Il futuro: restare, migliorare, non dimenticare mai perché si è cominciato. Marco lo dice con chiarezza: “Ogni passo deve essere piccolo, ma deciso”. Nessun volo pindarico, nessuna espansione scriteriata. Prima il consolidamento, poi forse, un giorno, un Saporito fuori da San Lorenzo. Ma solo se sarà possibile senza perdere quell’anima familiare, artigianale, fragile ma allo stesso tempo autentica che ha reso tutto questo possibile. Il futuro non sarà mai fatto di automatismi, ma di cura. La stessa che ci vuole per mettere su un piatto una carbonara perfetta o per ascoltare un cliente che ha solo voglia di due parole. E forse la grande sfida di Saporito sarà proprio questa: continuare a crescere senza tradire mai il senso di casa che ha saputo creare.

Saporito Ristorante Pizzeria San Lorenzo
Via Tiburtina, 141 - Roma
Telefono: 0645675240


(fonte immagini: gentile concessione Saporito)

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