Cucina d’identità, carta vini indipendente e prezzi onesti: un indirizzo che racconta una Milano diversa

A Corvetto, quartiere in piena evoluzione che sfugge ai cliché del centro e respira a ritmo più sincero, South Garage è una sorpresa solida. Nato come officina e showroom per motociclette custom – con quell’estetica che sa mescolare metallo, pelle e suggestioni vintage senza diventare manierista – il locale oggi è anche un ristorante contemporaneo che lavora su una proposta gastronomica in crescita, concreta, pensata e già matura.


Dietro ai fornelli c’è lo chef Reduan Gargoubi, con esperienze trasversali e una mano che combina tecnica e gusto con coerenza. La sua cucina non cerca scorciatoie né effetti speciali: parte dalla materia prima, la valorizza con preparazioni precise, si affida ai contrasti (senza abusarne) e soprattutto rispetta il sapore. I piatti parlano chiaro, senza sovrastrutture.

La cucina: concretezza, sapore, equilibrio

Il percorso inizia con un piatto che racconta subito l’approccio dello chef:
Seppia CBT (cottura a bassa temperatura per tre ore a 83°C), servita su una crema di piselli freschi, con caviale di ’nduja che aggiunge un tocco affumicato e piccante, e tapioca al nero di seppia, che gioca tra consistenza e sapidità marina. L'equilibrio tra dolcezza vegetale, iodio e speziatura è centrato.



A seguire, un tagliolino al nero di seppia – pasta fresca tirata sottile – condito con beurre blanc ben montato e battuta di tonno crudo allo yuzu, agrumata e brillante. Il piatto è completato da polvere di limone, rosmarino disidratato e capperi croccanti: una stratificazione aromatica misurata, che accompagna senza sovrastare.



Il secondo piatto è un polpo cotto lentamente e poi piastrato, con superficie croccante e interno fondente. Viene servito su una patata agrumata – una base morbida profumata agli oli essenziali di agrumi – con insalata di wakame e una maionese alla sriracha dal carattere speziato ma delicato. Un piatto che racconta mare, acidità e spezie con un linguaggio chiaro e diretto.



In chiusura, un dessert che sorprende per freschezza e tecnica: panna cotta al cocco, liscia e ben soda, servita con un gel di ananas al Don Papa, che porta acidità e una nota alcolica dosata con precisione. A contrasto, cioccolato bianco in doppia consistenza – cremoso e in scaglie sottili – e un crumble all’alchechengi che aggiunge croccantezza e una nota fruttata insolita. Un dolce che gioca su temperature e consistenze senza risultare mai pesante.

Una cantina ampia, ricercata e indipendente

Uno degli elementi che rendono l’esperienza al South Garage davvero completa è la carta dei vini, che si distingue per ampiezza, ricerca e personalità. Qui non si inseguono etichette da vetrina o nomi altisonanti per stupire: ogni bottiglia è frutto di una scelta consapevole, costruita su un dialogo costante tra cucina e vino, tra terroir e identità.



La selezione dà spazio a piccoli produttori italiani, vigneron indipendenti e a etichette naturali e biodinamiche, ma senza estremismi: ciò che conta è la qualità e la capacità del vino di raccontare un territorio. La carta è viva, aggiornata, pensata per incuriosire e accompagnare con coerenza ogni piatto, con abbinamenti sartoriali curati in sala da un team competente e informale, capace di guidare anche i palati meno esperti in scoperte sorprendenti.



Durante la degustazione, l’abbinamento con i piatti ha mostrato quanto sia forte l’intento curatoriale: Le etichette di Walter Massa – Un Timorasso minerale e strutturato, ideale per esaltare la delicatezza marina della seppia CBT e il tocco speziato del caviale di 'nduja.
Fiorduva di Marisa Cuomo – Un bianco campano profondo e verticale, dai sentori di agrumi e macchia mediterranea, perfetto nel sostenere l’equilibrio aromatico del tagliolino al nero di seppia con tonno e beurre blanc.
Nussbaumer di Cantina Tramin – Un Gewürztraminer iconico: ampio, floreale e speziato, accompagna con eleganza le sfumature del polpo, reggendo anche la complessità del dolce a base di cioccolato bianco e crumble fruttato.



A questi si affiancano etichette pensate per palati più curiosi o più classici, ma sempre coerenti con la filosofia del locale:

Quintodecimo “Via del Campo” – Finezza e profondità dalla Campania, tra struttura e freschezza.
Barbaresco di Bruno Rocca – Eleganza piemontese, ideale per chi cerca profondità e tannini levigati.
Bolgheri Rosso di Michele Satta – Un taglio toscano moderno, bilanciato e generoso.
Champagne Gosset Extra Brut – Mineralità e tensione per iniziare (o concludere) con personalità.
Ca' del Bosco Satèn 2018 Vintage Collection – Franciacorta cremoso e raffinato, perfetto con antipasti e primi leggeri.
Champagne Sauvage – Per chi cerca qualcosa di vivo, spiazzante e sincero, fuori dai soliti binari.



Questa cantina è parte integrante dell’identità del South Garage: una selezione fatta con la stessa cura e visione che si ritrova nei piatti, e che rende ogni visita un percorso non solo gastronomico, ma anche enologico.

Un progetto che guarda lontano

Con un pop-up estivo a Porto Cervo, il South Garage si prepara a esportare il suo stile – fatto di cucina identitaria, attenzione al vino e ambientazione curata – in un contesto nuovo, mantenendo intatta la propria anima.



South Garage è un ristorante che parla con chiarezza e coerenza: la tecnica c’è, ma non è mai fine a sé stessa; i sapori sono decisi ma sempre in equilibrio; l’identità è forte, ma non gridata. A Corvetto – non nel centro patinato – si può mangiare (e bere) con qualità, attenzione e carattere. E forse è proprio questa la Milano che oggi vale davvero la pena scoprire.

South Garage Bistrot - Via Privata Eugenio Brizi 4, Milano. T: 0222223866

  • BISTROT
  • CENA
IN QUESTO ARTICOLO
×