Le idee chiare, Matteo Miedico le ha avute sin dal primo momento. Tanta gavetta, di terra e di mare. Poi, un giorno, ha trovato un locale. E ci ha visto dentro la sua osteria. Non solo sua, in realtà. Ma con Nicoletta Frosa, socia, maitre e compagna diventata moglie tre anni più tardi. Le idee chiare, dicevamo: un'osteria dove esaltare i sapori della tradizione e le materie prime di qualità, inserendo qua e là - dove possibile e opportuno - una firma riconoscibile. Nell'ambiente e nel piatto. Per Matteo cucinare è qualcosa che si fa con passione, dedizione e amore. Per questo sedersi a tavola all'Osteria Manì, in via G.B. Foggini sulla linea d'incontro fra Isolotto e Legnaia a Firenze, è sempre un grande piacere. 


Se siete stati qualche volta all'Osteria Manì, conoscerete già l'antipasto misto con i salumi (occhio: arrivano quelli di Cinta senese), i formaggi morbidi e a pasta dura, il crostino col fegatino, la mozzarella in carrozza, lo sformatino di verdure e fonduta di pecorino. Se non ci siete stati, beh, provatelo. Non privatevi, però, del piacere assoluto che infonde l'Uovo pochè con fonduta di pecorino di fossa, cialda di pane e tartufo. Un must di Manì, che nasce dallo sposalizio consolidato fra l'uovo e il tartufo, cui Matteo ha voluto dare un tocco personale e un'aggiunta di croccantezza con la cialda di pane. La fonduta di pecorino è un "must" dell'Osteria Manì e compare in altri tre piatti che hanno per coprotagonisti lo sformatino di verdure, maltagliato fresco (e tartufo) e l'hamburger di Chianina (con rosmarino o tartufo).


In abbinamento, Nicoletta suggerisce un Bianco Toscana IGT 2022 Alberto Motta perché completa il piatto, con la dolcezza dello Chardonnay e la freschezza del Sauvignon Blanc, che va anche a ripulire il palato. Vino dalla buon freschezza e ben bilanciato.


Estro sì, ma i grandi classici non possono mancare in un'osteria toscana che si rispetti. E dunque ecco i Tortelli di patate al ragù di Chianina, esplicitamente preparato con manzo buono cotto dalle quattro alle sei ore. Racconta del Matteo bimbetto che ammirava la nonna mentre stendeva la pasta sul banco di legno e provava a emularla. E il Matteo adolescente che a scuola "ni", ma nel pastificio della madre ha iniziato a far della propensione un'arte, in attesa di farne anche un mestiere. Non solo tortelli ma anche maltagliati, tagliatelle, tagliolini e pappardelle: all'Osteria Manì c'è ampia scelta.


Sui Tortelli di patate al ragù di Chianina beviamo un Nobile di Montepulciano "Cavalierino": vino corposo, che non sovrasta il sapore dei ragù né tanto meno quello più delicato del tortello.


Fedele alla tradizione anche il Peposo all'imprunetina, cotto per quattro o cinque ore con olio, aglio, pepe in grani tostato e vino rosso in abbondanza. Fatto a mestiere, gustato con piacere, senza dolersi di non essersi fiondati sul Galletto al mattone, gli hamburger, le tagliate di manzo (con porcini e lardo di Scarpaccia). 


Sul Peposo cade a fagiuolo un Capezzana Barco Reale di Carmignano Doc 2021, vino che "tiene" il confronto con un piatto di carne dal carattere forte.


Come la schiacciata (da impasto lievitato 24 ore) e la pasta, anche i cantucci sono fatti in casa. E sono di due tipi. Classici, perfetti col vin santo Borghini e al cioccolato, che ammiccano anche al Recioto della Valpolicella.


Il piacere non si esaurisce con il dolce. Anche il post cena (o post pranzo, fate voi) è decisamente interessante. Soprattutto quando Nicoletta inizia a suggerire chicche con il vin de glacé Chaudelune o il rum Bumbu, ammantando di sentori e sapori indovinati anche gli ultimi istanti dell'esperienza all'Osteria Manì.

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