Creatività e radici: il viaggio gastronomico di Valerio Braschi al The View Milano

Pubblicato il 11 novembre 2025

Tradizione, eccellenza e fantasia si incontrano sul rooftop con vista Duomo

Un panorama che dialoga con la cucina
Milano è una città che non smette mai di rinnovarsi, ma ci sono luoghi in cui la modernità si fonde perfettamente con il senso della tradizione. The View Milano, il rooftop lounge bar e ristorante che domina Piazza Duomo dall’alto, è uno di questi. Appena si entra, lo sguardo corre oltre le vetrate che incorniciano la cattedrale gotica, mentre il tempo sembra rallentare tra i riflessi del tramonto e l’eleganza dell’ambiente. È qui che Valerio Braschi, uno degli chef più giovani e talentuosi della scena italiana, propone il suo percorso gastronomico: un menù che nasce dal rispetto per la materia prima e dalle sue origini, ma che si esprime attraverso la libertà della creatività.
Ogni piatto di questo menù racconta un frammento del suo percorso, una tappa della sua storia professionale, ma anche una visione: quella di una cucina che non teme di osare, pur restando profondamente legata al gusto e all’identità italiana. L’esperienza che abbiamo vissuto non è una scelta dalla carta, ma un racconto guidato da Braschi stesso, un invito a fidarsi della sua mano e della sua fantasia.

La cantina di The View completa il quadro con una selezione di cento etichette, di cui una quarantina dedicate alle bollicine. Queste ultime vengono spesso proposte per accompagnare l’amuse-bouche iniziale, creando un ponte tra l’aperitivo e la cucina, un momento di eleganza informale che introduce il percorso degustativo.

Un inizio che profuma di Nord: il pesce gatto in salsa scandinava e aneto
Il primo piatto è un antipasto che affonda le radici nei tempi del “Vibe”, una delle prime esperienze di Braschi dopo la vittoria a MasterChef. Si tratta di pesce gatto in salsa scandinava e aneto, un piatto che sorprende già alla vista per i suoi contrasti di colore e per l’armonia geometrica dell’impiattamento.
La scelta del pesce gatto è curiosa e spiazzante: un ingrediente spesso sottovalutato, che qui diventa protagonista grazie a una cottura precisa e a una salsa che lo valorizza. La salsa scandinava, una base leggermente acida, con note affumicate e aromatiche, abbraccia la carne morbida e delicata del pesce, mentre l’aneto aggiunge freschezza e verticalità al gusto.
L’insieme è un gioco di equilibrio tra la dolcezza naturale della carne bianca e la nota pungente del condimento, che rimanda a certe atmosfere nordiche ma resta ancorato alla sensibilità mediterranea dello chef. L’abbinamento con uno Chardonnay conferma questa dualità: la morbidezza e il corpo del vino si sposano con la cremosità della salsa, mentre la freschezza agrumata sostiene il profilo aromatico dell’aneto.
Un piatto che apre il menù con leggerezza, ma anche con una dichiarazione d’intenti: la cucina di Braschi è un dialogo tra mondi, tra memorie e visioni, tra ingredienti semplici e tecnica raffinata.

Profondità oceanica e anima terrestre: il Glacier 51
Il secondo piatto segna uno dei momenti più intensi del percorso. È un altro dei grandi “evergreen” dello chef, nato ai tempi del “Ristorante 1978”, e porta con sé tutta la forza evocativa della sua cucina: Glacier 51, un pesce australiano pescato a oltre duemila metri di profondità, nella zona subantartica di Heard Island.
La sua carne è compatta ma delicata, di un bianco perlato, e al palato rivela un gusto sorprendente che ricorda la polpa di cocco fresco. È una sensazione quasi straniante, che disorienta e affascina: un sapore marino che si tinge di esotico, ma senza mai perdere eleganza.
Il pesce è servito su una salsa di Rubia Gallega, un bovino pregiato della Galizia: un abbinamento che unisce la profondità dell’oceano alla ricchezza della terra. La salsa, vellutata e intensa, conferisce struttura e umami, mentre il pesce mantiene la sua leggerezza e il suo profilo fresco.
L’abbinamento con un Sauvignon gioca un ruolo chiave: la sua acidità e le note vegetali equilibrano la dolcezza del pesce e rinfrescano la bocca, accompagnando ogni boccone con eleganza.
È un piatto che racconta molto della filosofia di Braschi: la capacità di mettere in dialogo ingredienti lontani, di trovare punti di contatto tra mondi gastronomici diversi, e di restituirli in una forma coerente, personale e poetica.

Il dolce come firma: il tiramisù a stecco
Il percorso si conclude con un dolce che sintetizza perfettamente l’idea di creatività e italianità che attraversa tutto il menù. È il tiramisù a stecco, una creazione nata proprio qui, al The View Milano.
L’aspetto è quello di un gelato a stecco, elegante e minimalista, ma il sapore è immediatamente riconoscibile: mascarpone, caffè, cacao. Un tiramisù destrutturato e ricomposto, servito su un letto di chicchi di caffè che ne amplificano l’aroma.
È un dessert che gioca sulla memoria e sulla sorpresa: familiare ma inedito, tradizionale ma con un tocco di ironia. La forma a stecco lo rende pratico, quasi ludico, perfetto per essere gustato anche in terrazza, con la vista che si apre sul Duomo e sulla città che si colora di sera.
Ad accompagnarlo, il Queen’s Tea, un cocktail firmato The View, preparato con vodka Belvedere, infuso al tè Earl Grey, sciroppo al cardamomo e limone. È un abbinamento fresco e aromatico, che dialoga con le note tostate del caffè e la cremosità del mascarpone, chiudendo il percorso con una sensazione di equilibrio e leggerezza.
Un finale che racchiude lo spirito di Braschi: rispetto per la tradizione, sì, ma filtrato attraverso la lente del gioco, della curiosità e della libertà creativa.

Una cucina che racconta la contemporaneità
Il menù firmato da Valerio Braschi al The View Milano non è solo una degustazione di piatti ben eseguiti: è una dichiarazione di poetica. Ogni creazione parla di viaggi e di ritorni, di contaminazioni e di radici, di eccellenze italiane e di materie prime internazionali scelte con cura.

In un contesto come quello di Piazza Duomo, dove la vista diventa parte integrante dell’esperienza, la sua cucina riesce a mantenere l’attenzione sul gusto, senza mai scivolare nella pura estetica.

Il menù si presta perfettamente tanto a un business lunch raffinato quanto a una cena più rilassata, grazie a porzioni equilibrate e piatti che non appesantiscono ma lasciano impressa la memoria di un’esperienza completa.

E mentre la terrazza del The View si anima tra luci soffuse e il riflesso delle guglie, la sensazione è quella di aver vissuto un piccolo viaggio gastronomico nel cuore di Milano: un itinerario tra tradizione e invenzione, tra sapori riconoscibili e spunti inaspettati, dove ogni portata è un capitolo di una storia più grande, quella di uno chef che continua a esplorare, con rispetto e curiosità, l’infinita tavolozza del gusto.

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