Il vero segreto della pizzeria più storica di Mestre? "L'amore inossidabile che ci lega da sempre"

Pubblicato il 1 aprile 2025

Il vero segreto della pizzeria più storica di Mestre? "L'amore inossidabile che ci lega da sempre"

Ci sono locali che non cercano di impressionare, ma che ti restano subito addosso. La Pizzeria Al Corso è così. Nessuna insegna al neon, nessun claim gridato: solo una porta che si apre su un locale autentico, familiare,.sincero. Dal 1981 è il cuore pulsante di Mestre per chi vuole sentirsi accolto davvero, la pizzeria più storica della città. Antonio Cassano e Silvana De Donno non hanno bisogno di presentazioni. A dire il vero, non hanno mai smesso di essere esattamente ciò che sono: due pugliesi dal cuore d'oro, originari di Santa Maria di Leuca, che 44 anni fa hanno deciso di fare casa, mestiere e futuro tra queste mura.

Tavoli apparecchiati con semplicità, pareti che raccontano storie e piatti che non hanno mai ceduto al tempo o alle mode. Qui tutto ha un senso. Anche il silenzio tra una portata e l'altra. Anche la scelta, pionieristica, di fare tutto senza glutine quando ancora non era di tendenza, ma solo una sfida in più per chi ama cucinare senza compromessi. E una vetrina che profuma di casa: mozzarelle in carrozza fatte a mano, polpette, fritti che si fanno mangiare già con gli occhi.

"Al Corso" non è mai stato solo una pizzeria. Quando hai capito che era diventato qualcosa di più?

"Quando ho iniziato a vedere gente che tornava dopo vent'anni e si ricordava il tavolo, il piatto, la battuta che avevo fatto mentre servivo. Quando uno ti dice: 'Sono stato qui con mio padre, ora ci porto mio figlio', allora capisci che non sei solo un ristoratore. Sei parte della loro vita."

Come avete iniziato?

"Da zero. Però questo locale aveva un'anima. Lavoravo all'Hotel Capitol, venivo qui con i colleghi a fine turno, e ogni volta pensavo: 'Questo posto mi piace, qui ci farei qualcosa di mio'. Così è stato. Prima in gestione, poi l'acquisto. Con un mutuo che ancora oggi mi toglie il fiato a ricordarlo. Ma non abbiamo mai avuto dubbi."

E Silvana?

"Silvana è la roccia. In cucina, nel quotidiano, nella vita. Se c'è lei ai fornelli, i clienti lo sanno. Vogliono il suo fegato alla veneziana, quello che ha fatto impazzire anche Tullio Solenghi. Lei non fa cucina 'di tendenza'. Fa cucina vera. Ogni piatto è fatto a mano, come si faceva una volta. Il cliente lo sente, anche se non lo sa spiegare."

Una coppia inossidabile, in tutti i sensi. Come si sopravvive a quarant'anni così?

"Non ci siamo mai staccati. Neanche un giorno. Dico sempre: siamo sposati da 100 anni, perché viviamo insieme ogni ora. Quando vado a fare la spesa e Silvana non mi vede per dieci minuti, mi chiama. Non per controllo, ma perché ci manchiamo. Questo posto è fatto di noi. Ogni piastrella, ogni menu scritto a mano, ogni sedia messa a posto."

Ci sono clienti che vi hanno lasciato il segno?

"Tutti. Ognuno a modo suo. C'è chi ci ha mandato regali dall'estero, chi ci ha lasciato una tazzina con dedica. Poi ci sono gli artisti. Roberto Vecchioni che torna dopo sedici anni e vuole lo stesso calzone. Paola Borboni, all'epoca una delle attrici più in voga, che, all'annuncio di un minestrone di verdure, mi prendeva i baffi e diceva: 'Questa roba te la mangi tu, io voglio una pastasciutta seria'."

Teatro Corso proprio davanti a voi. Che rapporto avete con il palco?

"Molti attori passano prima o dopo lo spettacolo. Mangiano, si rilassano, restano anche fino a notte fonda. Una sera, dopo una replica, ci hanno chiesto di tenerli fino alle 3 di notte solo per parlare. Avevamo già chiuso tutto, ma abbiamo riaperto. Non succede tutti i giorni, ma quando succede ti ricordi perché fai questo mestiere."

Cucina senza glutine. Siete stati tra i primi. Perché?

"Per necessità e per scelta. Abbiamo clienti celiaci storici, e abbiamo deciso di fare tutto così. Anche Silvana lo è. Un'unica linea, ingredienti certificati, nessun rischio di contaminazione. Usiamo solo pasta madre per la pizza e lasciamo lievitare dalle 48 alle 72 ore. Così la pizza non ti resta sullo stomaco, non ti svegli con la sete."

Parliamo di menu. Cosa non può mancare?

"Gli gnocchi al gorgonzola sono un cult. Poi la carbonara, fatta come si deve. Spaghetti alle vongole, tagliata al pepe verde, antipasto di mare. E ovviamente le pizze: dalla semplice margherita alla pugliese con cipolla. Ci sono le orecchiette con i broccoli, gli involtini, le bombette. La cucina pugliese non può mancare, lì ci sono le nostre radici."

Tutto espresso?

"Se un cliente vuole una carbonara, gliela facciamo come si deve. Se vuole una pizza leggera, sa che la nostra lo sarà. Facciamo tutto espresso, tutto fresco. Le mozzarelle in carrozza al banco, i fritti, i piatti. Sono tutti nostri. Fatti con le mani, con tempo, con rispetto."

Come è cambiata Mestre?

"Tanto. Prima c'erano i cantieri, gli uffici pieni, il via vai. Ora è tutto più frammentato. Ma c'è ancora chi ci sceglie da trent'anni. O chi torna dopo dodici anni e dice: 'Voglio sedermi lì, dove ero quella volta'. La città cambia, noi siamo rimasti. Forse è questo che la gente ci riconosce, noi siamo sempre gli stessi".

Che tipo di clientela avete oggi?

"Internazionale. Hostess, piloti, turisti. Ma anche tanti professionisti, avvocati, medici. Chi cerca un posto tranquillo, dove sa che mangerà bene e sarà trattato con rispetto. Non siamo gourmet, ma siamo sinceri. Questo vale più di mille presentazioni."

Vi capita mai di fermarvi?

"Poco. Ogni tanto ci mettiamo seduti dieci minuti per respirare. Ma poi ripartiamo. Facciamo tutto da soli. Silvana cucina, io servo, pulisco, faccio le spese. Una volta sono arrivati clienti alle 22:15 per uno spaghetto alle vongole. Avevo già spento tutto. Ma ho riacceso i fuochi. Non ce la facevo a dire di no."

Una giornata tipo?

"Alle 8 del mattino siamo qui. Si prepara, si sistema, si riceve il pesce. Alle 10 si inizia con i primi clienti. Poi si va avanti fino a mezzanotte. La cucina è sempre pronta. Anche per una pizza alle 9 di mattina volendo."

Quanto siete orgogliosi di questo cammino percorso insieme?

"Da uno a cento? Mille. Non riesco a immaginare un altro posto per noi. Quando un cliente ti dice che si è emozionato, che si è sentito visto, capito, allora capisci che questo lavoro non è solo servire piatti. È stare con le persone, ogni giorno, essere parte di qualcosa di più grande. Di una comunità che si è sempre più ampliata."

Se doveste riassumere l’anima di "Al Corso" in tre parole?

"Amore, famiglia, sincerità. L'amore è quello nostro, che ci tiene uniti da una vita senza mai cedere. La famiglia è quella che abbiamo costruito dentro e fuori da queste mura, coi clienti che tornano, con i figli che ci sono cresciuti. E la sincerità è tutto ciò che trovi in un piatto: ingredienti veri, gesti semplici, mani sporche di lavoro e occhi luccicanti di verità.

Pizzeria al Corso
Corso del Popolo, 37 - Mestre (VE)
Tel: 041981642

 

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