Martina nel Paese delle Meraviglie: la mia esperienza all’Escape Room di Brescia

Pubblicato il 22 aprile 2018

Martina nel Paese delle Meraviglie: la mia esperienza all’Escape Room di Brescia

Tranqui, nessuno spoiler

Bungee jumping, paracadutismo, viaggio in mongolfiera, ho sempre cercato qualcosa che mi facesse schizzare l’adrenalina a mille, e credevo ormai di averle provate tutte, o quasi. Finché alcune vecchie amiche, per festeggiare l’addio al nubilato di quella tra noi vicina al grande passo, mi hanno proposto un’attività che certo avevo sentito nominare, ma di cui non mi ero ancora interessata: un’esperienza all’Escape Room, La Casa degli Enigmi di Brescia, per l’esattezza. Mi sono allora documentata un po’ sul web e entusiasta ho accettato: finalmente qualcosa di diverso dal solito.

Al momento della prenotazione on-line, davanti a noi si prospettava una scelta tra tre diverse tematiche: C’era una volta, ambientato nel mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie, Il segreto dei Templari, focalizzato ovviamente sul Santo Graal, e La Bambola Assassina, best friend di ogni bambina – lol – . Ho spinto per il primo, visto che Alice, Bianconiglio e compagnia rappresentano uno dei pilastri della mia infanzia (del cartone Disney so gran parte delle battute a memoria… sì, tuttora). E poi… dai ti dico la verità: questo percorso è il “più semplice”, ovvero quello con una maggior probabilità di riuscita, consigliato a chi si avvicina all’esperienza per la prima volta. Le mie amiche concordavano con me. Quindi via, Alice sia. Il giorno stabilito ci siamo allora riunite e belle cariche – ma senza troppa ansia da prestazione –, siamo partire con destinazione Via Solferino 48. Obiettivo? Divertimento e spensieratezza.

Certo, non ti posso raccontare quel che abbiamo visto o affrontato –  mica faccio lo spoiler – ma mi piacerebbe condividere con te le 10 (+ 1) cose che ho tratto da questa esperienza:

- Che, come trovi scritto a caratteri cubitali, «nessuno si salva da solo», ovvero: saper fare lavoro di squadra risulta fondamentale, qui come nella vita. Non a caso dell’Escape Room si servono anche diverse aziende per il cosiddetto team building.

- Che è inutile iniziare il gioco facendo previsioni o deduzioni varie ed eventuali, tanto «nulla è come sembra». Un esempio? Lo sai che non posso spoilerare, però ti butto lì una parola su cui riflettere: “matriosca”. Vedi che gli enigmi li so fare pure io?

- Che puoi ritrovarti con cose in mano senza saperci che fare (tipo quando tento di cucinare qualcosa).

- Che le cose ce le hai sotto il naso ma non le vedi. “Storia della tua vita” mi direbbe mia madre. A proposito: qui ce la potrei proprio portare.

- Che se in logica al liceo non eri un asso – e la prof ti escludeva sempre dalle Olimpiadi di Matematica –  qui ti puoi riscattare.

- Che è un’attività adatta a tutti, over 70 compresi. Ho visto nonni mettersi in gioco, vuoi non farlo tu?

- Che negli armadi ci trovi di tutto, tranne i vestiti che vorresti metterti il sabato sera.

- Che il tempo è tiranno, ma ci sarà sempre in team l’amico sciallone capace di trasmettere tranquillità e sangue freddo.

- Che guardare L’enigmista da ragazzini non è poi una grandissima idea. “E se ci fosse proprio lui dietro la telecamera a pilotare il gioco? Me lo sento è qui! Altro che Bianconiglio”

- Che lo Stregatto fa sicuramente uso di sostanze stupefacenti… come tutti gli altri personaggi della storia, del resto. 

Scherzi a parte, alla fine io e la mia amiche ce l’abbiamo fatta, utilizzando tre aiuti. Niente male per esser la prima volta e, soprattutto, ci siamo divertite un botto. Concludo, quindi l’ultima cosa che voglio condividere con te:

- Che non vedo l’ora di ripetere l’esperienza. Santo Graal arrivo!Vieni con me?



Foto di copertina dalla pagina Facebook della Casa degli Enigmi di Brescia.

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scritto da:

Martina Vascellari

Letterata / Clubber / Street food addicted

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