L'intervista a Massimo di Note di Cucina: la trattoria fra i palazzi, fra cucina e musica

Pubblicato il 13 marzo 2018

L'intervista a Massimo di Note di Cucina: la trattoria fra i palazzi, fra cucina e musica

Una vita dedicata alla musica ed il suo amore per il buon cibo della tradizione

Si chiama Massimo Alessi il giovane proprietario di Note di Cucina, un ristorantino incantevole nascosto nel cortile di un antico edificio di v.le Monza. Ha dedicato tutta la vita alla musica: passione e fonte di studio da quando era bambino. Oltre alla musica, ad accompagnare la sua infanzia, le buone tradizioni di famiglia: il trovarsi a casa tutti insieme alla domenica e pranzare su grandi tavolatone chiacchierando e gustando buon cibo caldo: tortellini, gnocco fritto, lasagne e tutto il meglio della tradizione emiliana. Oggi Massimo ha coronato il suo sogno: aprire una trattoria di cucina italiana tradizionale che ha per protagonista principale la pasta fresca e unire le sue due più grandi passioni, il cibo e musica.

Massimo, che tipo di cucina proponi qui da Note di cucina?
Il nostro è un menu classico tradizionale, leggermente rivisitato perchè non sia scontato. Non è la cucina turistica che vuole trovare un tedesco che viene a farci visita. É la cucina di famiglia, di casa, della mia infanzia ma non quotidiana ma delle domeniche di festa. C’è tanta carne, io ne sono un vero appassionato. Ma anche piatti vegetariani e, a richiesta, vegani e qualche piatto di pesce. Le porzioni sono abbondanti. Penso che l’ospite vada coccolato. Chi mi viene a trovare sa che da qui non si esce con il languorino. Si mangia bene, con materie prime di altissima qualità, cucinate secondo tradizione, in modo semplice, senza additivi di nessun tipo. Mi piace pensare che vengano a trovarmi degli amici, non dei clienti.

Qual è la storia di Note di cucina e come nasce il suo nome?
Ho aperto a gennaio 2016 e già oggi abbiamo un buon giro di ospiti affezionati. Penso che ciò che colpisca di più sia l’ambiente, curato, elegante (la sera si cena a lume di candela) ma allo informale. Inoltre, sia a pranzo che a cena, abbiamo la musica classica di sottofondo, quindi si pranza o si cena sulle note di Chopin. Io ne sono un vero esperto. Si tratta dell’epoca romantica della musica classica, in particolar modo quella legata al pianoforte. Questo colpisce perchè ormai è raro trovare musica classica nei locali e soprattutto crea un ambiente rilassante e calmo. La musica fa da trait d’union con la cucina. siamo specializzati in pasta fresca e abbiamo alcune signore che la preparano tutti i giorni all’interno del nostro laboratorio. Vedere i loro gesti, così perfetti, è pura poesia.  É musica.

Perché hai deciso di aprirlo?
L’idea era di ricreare una trattoria genuina, proprio come quelle che c’erano una volta, dove si era sicuri di entrare e di mangiare bene ad un prezzo giusto. Penso che, rispetto alla qualità che serviamo, il rapporto al prezzo è ottimo.

Oggi la tendenza è quella di mangiare poco e spendere tanto. Io sono lontano da questa filosofia. Se si va al ristorante non si può mangiare meno che a casa. E soprattutto non ci si può alzare da tavola ancora con la fame. Questo è quello che spesso succede in molti ristoranti contemporanei dove si assaggiano piatti eccelsi ma poi viene da chiedersi:  "bene, sono finiti gli antipasti. Quando arriva il resto?" Qui tutto questo non c’è. Mi piace essere sincero con gli ospiti-amici. Voglio offrire loro il meglio, in un ambiente curato e rilassante ma senza troppi fronzoli e voglio che si sentano a casa e che mangino quello che a casa ormai è sempre più difficile da trovare.

Quindi cosa vuol dire per te mangiare qui? Qual è l’esperienza che si vuole far vivere?
Pranzare o cenare qui è un’esperienza a 360° perchè si unisce al gusto dei piatti, il buon sottofondo musicale e la possibilità di conversare in un ambiente accogliente e caldo. Come detto, mi piace considerare i clienti degli amici quindi quando vengono si inizia a parlare, ci si racconta, ci si aggiorna. É facile che un ospite si affezioni ad un tavolo e mi chiami dicendo “per me il solito”. Non ci sono troppi preamboli, la qualità prima di tutto ma senza rigonfiamenti di nessun tipo.

Qui bisogna sedersi e sentirsi a proprio agio. Poniamo infatti massima attenzione nel servizio. Come vedi la proposta è quella di una trattoria tradizionale ma l’ambiente è comunque molto curato anche negli arredi: pur essendo casalinghi, fra legno e pietra, vi è un’attenzione particolare dietro. I tavoli sono quelli classici, in legno scuro ma sul tovagliato abbiamo deciso di dare un tocco di eleganza. Come vedi ci sono una tovaglia color panna ed una marrone sopra.  Così come il tovagliolo: scuro. Questo perchè se una donna con il rossetto si pulisce la bocca, può farlo in modo discreto. Queste sono le piccole accortezze che mi piace tenere. Questo è solo un esempio. Poi, alle pareti c’è la mia vita. Le note musicali, gli spartiti, i dischi…

Ma tu sei un pianista! Non hai mai pensato di inserire un pianoforte negli arredi?
No, preferirei proprio di no…sarebbe una distrazione troppo grande per me! Voglio essere concentrato e dedicarmi totalmente all’accoglienza.

E, così dicendo, ci spostiamo nel dehors. Un vero e proprio incanto fra piante e fiori appena sbocciati, rampicanti e i tavolini raccolti sotto un tendone. Mi vengono in mente le domeniche a pranzo a primavera, il desiderio di uscire di casa e di ritrovarsi tutti insieme. Un cortile immerso negli alti palazzi dietro Viale Monza. Un angolo di paradiso, illuminato dal sole che rende tutto ancora più surreale.

Usciamo ma mi è ancora possibile sentire della musica classica. Mi guardo intorno e non vedo alcuna cassa. Chiedo a Massimo. Lui, dolcemente e con un sorriso accennato alza il dito e mi indica giù in basso una vetrina. Davanti a noi, 8 ragazze in tutù si esibiscono in piroette, salti e passi di danza. Mi viene in mente solo una parola: eleganza. E sì, perchè lì sotto c’è una scuola di danza e la sua musica spesso si diffonde nell’aria, nel cortile. Ed è così che continua quel senso di estraniamento che coccola, che riporta in un’altra dimensione, in un altro tempo, in un passato fatto di affetti e di calore... umano.

  • INTERVISTA

scritto da:

Irene De Luca

Agenda, taccuino, registratore e macchina fotografica. Attenta alle nuove tendenze ma pur sempre “old school inside", vago alla ricerca di ispirazioni, di colori, di profumi nuovi per raccontare una Milano che poi tanto grigia non è.

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