C'è caffè e caffè! E gli italiani lo sanno... davvero?

Pubblicato il 16 agosto 2021 alle 06:34

C'è caffè e caffè! E gli italiani lo sanno... davvero?

È bagarre dopo l'articolo di Tonelli su La Repubblica che scredita il caffè italiano. Risponde il Consorzio Promozione Caffè

C'è caffè e caffè ed ogni italiano, un po' come per la pasta e per la pizza, si è sempre vantato di possedere in tasca la chiave della bontà di uno dei prodotti alimentari più amati al mondo. 

Da sempre gli italiani hanno sempre considerato il caffè nostrano come il migliore in assoluto. Ma è realmente così? Secondo Massimiliano Tonelli no. E lo esprime nero su bianco in un articolo molto criticato pubblicato su Gusto de La Repubblica (disponibile a questo link
In tale scritto il giornalista definisce il caffè "il più clamoroso equivoco gastronomico d'Italia". E prosegue: "per i motivi che andremo a sviscerare, beviamo tra i caffè più mediocri d’Occidente."


Secondo Tonelli "l'atteggiamento dei consumatori (orgoglioso ma al contempo impreparato, ignorante, miope) viene volentieri cavalcato dalla filiera per massimizzare i margini di guadagno a detrimento della qualità. Consumatori che comprano prodotti scadenti e sono pure contenti, nessuna industria chiederebbe di meglio…". E continua: [...] continuiamo a scambiare i difetti del prodotto per pregi." 

L efalse credenze sottolineate da Tonelli nel suo articolo sono: 
1- lo zucchero. "Con automatismo quotidiano zuccheriamo il caffè pensando la cosa sia normale, ma una bevanda che per essere bevibile ha bisogno di edulcoranti è una bevanda che ha dei problemi e che ci crea dei problemi costringendoci ad assimilare etti di dannoso saccarosio ogni mese. "
2- il colore. "Siamo convinti che il colore del chicco di caffè sia nero, come quello che vediamo nelle campane trasparenti al bar, mentre la tostatura ottimale è marroncino tenue: è nero perché abbrustolendolo si eliminano tutti i difetti (e i pregi) appiattendo il sapore a quel caratteristico aroma di carbone."
3- il costo. "Non ci rendiamo conto che ogni caffè sottoprezzo (sotto i 2 euro è sempre sottoprezzo, non a caso in tutto il resto del mondo il corrispettivo quello è) genera sfruttamento, lavoro nero, sofferenza in tutta la filiera, dalla piantagione fino al bar."
4- l'apporto di caffeina. "Non ci rendiamo conto che ogni caffè sottoprezzo (sotto i 2 euro è sempre sottoprezzo, non a caso in tutto il resto del mondo il corrispettivo quello è) genera sfruttamento, lavoro nero, sofferenza in tutta la filiera, dalla piantagione fino al bar. La caffeina è una reazione dell’alberello del caffè contro parassiti e altre anomalie. Se dunque il caffè viene piantato e allevato in condizioni ottimali di caffeina ne produce una quantità normale."
5- la caffeina in un ristretto è maggiore: "la caffeina è solubile nell’acqua, quindi un caffè filtro ha più caffeina di un espresso che ha a sua volta più caffeina di un ristretto."
6- il gusto. "In Italia abbiamo la certezza che la tazzina di caffè abbia quel sapore lì. Proprio quello lì: di carbone. Non è così: il sapore del caffè è altra cosa."

La risposta del Consorzio Promozione Caffè 

Non si è fatta attendere la risposta del Consorzio Promozione Cfafè che ha diffuso un comunicato nel quale prende una netta posizione contro lo scritto di Tonelli. 

Ecco il comunicato trasmesso: 

"Con riferimento all’articolo a firma di Massimiliano Tonelli pubblicato il 26 luglio nella sezione Gusto di Repubblica, il Consorzio Promozione Caffè si dissocia da quanto pubblicato dalla testata e sottolinea che, a differenza di quanto scritto, il caffè italiano rappresenta a tutt’oggi un’eccellenza del made in Italy, un rito universale in cui gli italiani si riconoscono, un patrimonio di storia, cultura, valori, qualità che ci identifica in tutto il mondo.
Ma non solo. Il caffè è anche valorizzazione degli aromi e dei gusti che le diverse tipologie di caffè e di tostature esprimono nelle tante eccellenze regionali. L’esperienza sensoriale di bere una tazzina di caffè è uno degli aspetti chiave della bevanda e regala sapori unici. Il tipo di caffè, il grado di tostatura e il metodo di preparazione, ma anche il contesto e il tipo di tazza influenzano l’esperienza sensoriale del caffè nel suo complesso. I numeri parlano chiaro: una recente indagine condotta da AstraRicerche evidenzia l’amore unanime degli italiani per il caffè: ben il 96,6%, infatti, dichiara di consumare, almeno saltuariamente, caffè o bevande a base di caffè; quasi 4 italiani su 10 bevono da 2 a 3 tazzine al giorno e lo stesso numero ne beve dalle 3 alle 4. Il consumo cresce al crescere dell’età ed è maggiore al Sud e nelle grandi città. I nostri connazionali riconoscono l’importanza del colore, dell’aroma e del gusto del caffè, ma anche dei suoni tipici della sua preparazione, rendendo l’esperienza della tazzina un momento multisensoriale. Ma il caffè espresso italiano è di più” – precisa Michele Monzini. “Non solo piacere, pausa, socialità, rito. È un volano economico irrinunciabile per la nostra economia, ed è sempre più apprezzato all’estero: basti pensare che i torrefattori italiani in quarant’anni anni hanno imposto la nostra tazzina sui mercati internazionali, diventando i terzi esportatori al mondo; dal 2010 ad oggi le esportazioni di caffè torrefatto sono più che raddoppiate. Questi sono traguardi reali e concreti, raggiunti grazie alla capacità delle torrefazioni italiane, in alcuni casi ultracentenarie, che hanno saputo creare le migliori miscele per il caffè espresso, un paziente lavoro di penetrazione dei mercati con un prodotto di qualità, frutto dello studio delle singole origini e qualità del caffè che, solamente combinate in maniera sapiente, permettono di raggiungere un’eccellenza così apprezzata nel mondo – conclude il Presidente del Consorzio Promozione Caffè."

Foto copertina di Nathan Dumlao da Unsplash

  • NOTIZIE

scritto da:

Irene De Luca

Agenda, taccuino, registratore e macchina fotografica. Attenta alle nuove tendenze ma pur sempre “old school inside", vago alla ricerca di ispirazioni, di colori, di profumi nuovi per raccontare una Milano che poi tanto grigia non è.

×