Cocktail e distillati: da Honky Tonk il dopocena è un’esperienza sensoriale unica

Pubblicato il 24 dicembre 2017

Cocktail e distillati: da Honky Tonk il dopocena è un’esperienza sensoriale unica

Intervista a Dario Dellafiore, titolare e bartender di Honky Tonk

Dedicato a quegli che amano degustare cocktail ricercati e distillati di ottima qualità, Honky Tonk è il luogo ideale per trascorrere un dopocena indimenticabile in coppia, tra amici e, perché no, colleghi di lavoro. L'unico requisito? Aver voglia di bere bene degustare prodotti perlopiù introvabili, frutto della continua ricerca di Dario, appassionato e conoscitore di questo mondo tanto affascinante.


Cosa propone Honky Tonk al popolo della notte?
Una bevuta che difficilmente riuscirà a dimenticare. In questo locale la clientela, nel tempo sta diventando sempre più preparata ed esigente, può esplorare nuovi sapori attraverso distillati particolari, sia puri sia declinati in tantissimi cocktail. Le proposte di degustazione, infatti, spaziano dal proibizionismo, passando per l'era tiki fino ai cocktail moderni, oltre le rivisitazioni di grandi classici.


Perché si differenzia da tutti gli altri cocktail bar?
Perché non segue le mode, bensì la qualità e offre una vastissima selezione di distillati, non solo i più blasonati ma anche vere chicche introvabili. Honky Tonk è un locale notturno, aperto dal lunedì al sabato dalle 21.00 alle 2.00, dove potersi rilassare in un ambiente rilassante e accogliente, magari affidandosi alla mia esperienza sul campo.


Conosci ogni bottiglia del tuo bancone?
Sì. Per quanto riguarda il profilo, in modo da poter raccontare non solo le sensazioni olfattive e gli abbinamenti ideali, ma anche la storia del prodotto stesso, che sia vera o leggenda.

 
Dove nasce la tu passione?
Ho sempre lavorato in questo settore, prima da produttore in una distilleria, poi come lava bicchieri e finalmente da barman. Sicuramente ho una predisposizione a riconoscere sapori e profumi oltre che ottimi memoria. Ciononostante continuo a definirmi un appassionato, non un esperto, perché questo mi piace di andare sempre alla ricerca di nuove nozioni.


Perché si chiama così il locale?
Perché sono un appassionato di musica - prende spunto sia dal genere musicale di derivazione del ragtime, sia dalla nota canzone dei Rolling Stones. Questo nome, tra l'altro, che non è facilmente traducibile, nell'epoca del proibizionismo indicava sia i locali sia le distillerie clandestine dove si fabbricavano distillati. Evoca un qualcosa di trasgressivo e al contempo di qualità. Mi piace l'idea di diversificarmi dai soliti nomi, fin troppo banali.


Descrivimi il tuo arsenale alcolico.
Il rum sicuramente gioca un ruolo da protagonista, con oltre 100 etichette tra industriali e agricoli. Poi non mancano whisky (tra cui anche Bourbon), scotch, gin, tequila, i classici amari. Tutti questi, naturalmente, possono essere bevuti "lisci" o come base cocktail.


Qual è il tuo prodotto preferito?
Faccio fatica a rispondere a questa domanda; è venuto chiedere un padre di scegliere tra i figli. Io, tra l'altro, ho già talmente tanta difficoltà tra loro che trovarne due uguali è impossibile. Tutti i prodotti sono unici. Posso dirti che ultimamente bevo molto volentieri l'Abuelo invecchiato 15 anni nelle botti di sherry oloroso.


Anche la presentazione conta moltissimo, alla quale dedichi tempo e impegno, è così?
Assolutamente. Nulla è sempre al caso: ogni distillato o cocktail è servito nel bicchiere giusto, con l'abbinamento di spezie, erbe aromatiche e frutta che ne esaltano il gusto. I rum, per esempio, mi piace servirli un piattino contenente caffè in polvere, cioccolato belga, datteri, arancia, zucchero di canna, banana fritta essiccata.


Tra i cocktail, invece, quali vanno per maggiore?
Oltre ai classici, ai cocktail vecchio stile arriva il Manhattan, il negroni, gettonatissimo è il Ti -Punch, tipica bevanda caraibica delle ex colonie, ma anche il lungo Mella va tanto, variante del long island dedicata al fiume Mella, che scorre un fianco del locale.


Quindi che sei tu hai inventato diversi cocktail ...
Sì. Tanti di quelli che sono in lista o sono frutto della mia fantasia o comunque sono reinterpretati secondo il mio gusto. Tra questi appunto il Lungo Mella di cui abbiamo parlato poc'anzi, l'Edwige Fenech, che puoi immaginare un chi è stato dedicato, il Bloody Maddy, in onore di una cara amica, il Mandrillo Arzillo e tantissimi altri. Non vi resta che provarli!


Riesci ad accontentare anche gli amanti della birra?
Sì, alla spina ho una pils di Praga e una buona rossa tedesca, che d'inverno piace molto.


Da bravo barman a volte diventi anche psicologo e in base a questo è più ... Questo è
mi piace moltissimo. Spesso i clienti mi lasciano carta bianca; per questo motivo cerco di capirne personalità e gusti in modo da proporre loro il drink perfetto. Mi informo su cosa sono abituati a bere, sui sapori preferiti, se agrumati, aniciosi, più dolci, insomma sui desideri del momento, cercando di coinvolgerli il più possibile nella bevuta.


Guardandomi intorno non posso non notare l'accuratezza con cui hai arredato il locale. Dove hai preso tutti questi dettagli?
Dalla mia fantasia e, anche qui, da una continua ricerca argomento più originale. Non mancano i regali degli amici, in particolare un paio di opere d'arte in ferro da un noto scultore che ha esposto alla biennale. L'arredamento è sempre in evoluzione, tolgo o metto in base alla mia creatività.

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scritto da:

Laura Sorlini

Vanta un’esperienza giornalistica competente e versatile maturata in anni di redazione. Appassionata di enogastronomia e turismo e sommelier, è alla continua ricerca di aspetti ed eventi da raccontare nelle rubriche che cura periodicamente per alcune delle più autorevoli riviste di settore.

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