5 piatti leccesi tipici con gli abbinamenti cibo-vino giusti: ora non sbaglierete più

Pubblicato il 25 marzo 2021

5 piatti leccesi tipici con gli abbinamenti cibo-vino giusti: ora non sbaglierete più

Abbiamo abbinato 5 vini a 5 piatti tipici leccesi. E ci è piaciuto tantissimo

A un anno esatto dall’inizio di questa terribile pandemia ci siamo dentro di nuovo: torniamo in zona rossa. Non ci resta che attendere tempi migliori, consolandoci con i piatti della tradizione leccese che per forza di cose abbiamo imparato a cucinare a regola d’arte. Vediamo il positivo, dunque, ci rimettiamo ai fornelli e deliziamo i nostri palati con ottime pietanze home made. In questo caso, però, per dare un tocco chic al pranzo o alla cena, il vino deve essere delivery! A tal proposito abbiamo chiesto ad Andrea Favale di FrescoVino di suggerirci 5 etichette da abbinare ad altrettante ricette leccesi e di portarcele alla giusta temperatura ovviamente! Tu che ne pensi?

L’antipasto per antonomasia


Due sono gli antipasti leccesi sfiziosi e che piacciono davvero a tutti, grandi e piccini: le pittule e i rustici. Nel primo caso parliamo di quelle palline fritte di pasta lievitata che per stuzzicare l’appetito aprono ogni cena o banchetto e possono essere sia semplici, sia condite con capperi, olive e pomodori, mentre il rustico è fatto da due dischi di pasta sfoglia, ripieni di besciamella, passata di pomodoro, mozzarella e pepe. Senza esitazione ci abbiniamo una bollicina pugliese metodo classico, un D’Araprì Pas Dosè, in grado di sgrassare il palato con eleganza e freschezza.

Il primo di mare


Da inizio febbraio a fine aprile – qui lo sanno tutti – è periodo di ricci. E un paio di scorpacciate ogni anno sono d’obbligo. La tradizione vuole che si consumino direttamente dal guscio e accompagnati da un tocco di pane fresco, ma altrettanto buoni sono quando vanno a impreziosire un piatto di spaghetti o linguine. Una portata semplicissima da eseguire, ma che ti permette di assaporare il mare. Qui sono due i vini in abbinamento alle linguine ai ricci di mare che Andrea ci consiglia, entrambi chardonnay in purezza, sapidi e minerali, provenienti dalla cantina altoatesina Alois Lageder, ma diversi per fascia di prezzo: il primo vino si chiama “Gaun” mentre il secondo è il top di gamma, il cosiddetto “Löwengang”, più complesso, strutturato, persistente e decisamente armonico.

Il primo di terra


Un’altra gustosissima ricetta locale, che abbiamo cucinato più volte e sempre ottenendo successi con la minima spesa, sono le fave e cicorie. Un primo piatto povero della tradizione contadina, rigorosamente a km 0, che non stanca mai. Rimaniamo nel territorio anche con la scelta del vino in abbinamento, un rosato prodotto da uve susumaniello della Masseria Li Veli. Il vino, leggero in bocca, ma con note eleganti, persistenti e aromatiche di fragola e mirtillo rosso, supportate da un finale sapido e da un tocco di acidità, si chiama Askos, come il progetto dell’azienda agricola dedicato alla ricerca, selezione e valorizzazione del patrimonio dei vitigni autoctoni pugliesi in via di estinzione.

Il secondo di mare


Tra i secondi di mare tipici della zona spicca per bontà e gustosità il polpo in pignata, meglio noto come ‘purpu in pignata’. La ricetta è antichissima e prende il nome dal recipiente in cui veniva e viene tutt’oggi cotto il polpo immerso in un delizioso sughetto di pomodoro (vedi ricetta) dopo essere stato rigorosamente sbattuto sullo scoglio per ammorbidirne le carni. Andrea di FrescoVino, vista la complessità e la ricchezza della ricetta, ce lo propone – udite udite – con un vino rosso, un Salice Salentino Dop delle Agricole Vallone. Addirittura riserva. Si chiama Vereto ed è un 100% negroamaro.

Il secondo di terra


Non possiamo scendere di complessità e ricchezza, per cui continuiamo su questa scia prendendo in esame i celeberrimi pezzetti di cavallo al sugo, una sorta di spezzatino (anche questo se possibile cotto nella pignata) che ha origini antichissime, pare almeno al 1300. Regola fondamentale è quella di cuocere a lungo la carne in modo da renderla estremamente morbida e poi di impreziosirla con sapori vegetali, quali sedano, alloro e prezzemolo. Chiudiamo in bellezza abbinando a questa ricetta un vino con la V maiuscola, stavolta proveniente da fuori regione. La scelta di Andrea ricade su un Barolo DOCG Lecinquevigne dell’azienda agricola Damilano, un vino strutturato, ampio e avvolgente, dotato di ottima persistenza, in grado di supportare la complessità del piatto.


Immagine di copertina di Gabriele Dell'Anna per FrescoVino

  • BERE BENE
  • GOURMET IN PANTOFOLE

scritto da:

Laura Sorlini

Vanta un’esperienza giornalistica competente e versatile maturata in anni di redazione. Appassionata di enogastronomia e turismo e sommelier, è alla continua ricerca di aspetti ed eventi da raccontare nelle rubriche che cura periodicamente per alcune delle più autorevoli riviste di settore.

IN QUESTO ARTICOLO
×