Stereotipi veneti, ecco quali

Pubblicato il 6 ottobre 2015

Stereotipi veneti, ecco quali

Se all’estero siamo famosi per la pizza, la pasta, la mafia e il mandolino, oltre che per essere dei grandi amatori,  a stereotipi non ci risparmiamo neanche di regione in regione. Se il lombardo è definito perfettino e stacanovista e il siciliano allegro e rilassato, anche il veneto ha le sue etichette attaccate al collo.

I VENETI BEVONO COME SPUGNE


Dalla patria di moltissimi tipi di vino non si potrebbe dire altrimenti, la strada del prosecco ce l’abbiamo noi come si potrebbe non assaggiarlo? Per non parlare dello spritz e del Valpolicella, direi che nessuno può biasimarci e lo stereotipo ha più di un fondo di verità.

I VENETI BESTEMMIANO

Come i toscani e i friulani molti veneti hanno questo vizietto, la bestemmia diventa un intercalare, una virgola tra “ciao” e “come stai”, perdendo anche il senso vero e proprio della frase, arricchendosi di una serie infinita di coloratissime e fantasiose varianti.

I VENETI SONO IGNORANTI

Dicono che siamo ignorati, ma, sinceramente, ancora non sono riuscita a capire il perché di questa definizione, dal momento che il Veneto è sede di una delle più antiche università europee, quella di Padova. 

I VENETI SONO RAZZISTI

Con il fatto che da questa parti abbiamo la lega, ecco spiegato il perché il resto dei nostri connazionali ci crede razzisti, ma non mi sembra il caso di allargarsi in questa maniera e fare di tutta l’erba un fascio.

I VENETI SON DEI GRAN LAVORATORI


Dal momento che nella nostra regione sono presenti davvero molte aziende veniamo definiti dei gran lavorati. Non me la sento di negare la veridicità di questo stereotipo, ma vorrei aggiungere una precisazione: a lavoro si sta fino alle 18, dopo l’unica cosa a cui si dedicano i veneti è l’aperitivo, per niente lo spritz è nato qui! 

Veri o non veri, questi sono gli stereotipi veneti che ci vengono affibiati, tu ti riconosci?

Foto di copertina di Rebecca Schley da Flicr CC
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scritto da:

Elisa Pasqualetto

Se c'è una cosa che so è che amo mangiare. Mi sento una sorta di Sherlock Holmes dei ristoranti e pub, nel cercare continuamente posti nuovi e spesso fuori dagli schemi. Quando non mangio, scrivo e viaggio.

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