Un sogno ad occhi aperti in pieno centro città: ecco il mio pranzo da BoHo Padova

Pubblicato il 17 maggio 2023

Un sogno ad occhi aperti in pieno centro città: ecco il mio pranzo da BoHo Padova

Credo che davvero pochissime cose possano essere paragonate all’emozione di entrare per la prima volta nel giardino di BoHo Padova. Non chiamatelo ristorante: qui ci troviamo in una vera e propria oasi, poco distante dal centro cittadino ma abbastanza vicina da raggiungere con i mezzi o con una bella passeggiata, meglio se in coppia. Il giardino con il suo bosco poco distante, il gazebo con i lampadari e le lucine colorate, le tartarughe che zampettano nel ruscello poco distante… tutto qui sembra invogliarti a mettere da parte lo smartphone, dimenticarti l’agenda e coccolarti con un aperitivo o un pranzo davvero speciale.

L’impressione che si ha è che tutta la meraviglia del periodo vittoriano si sia concentrata qui per creare uno spazio degno di un esteta.

 
A raccontarmi il progetto è Daniele che, insieme a Christian, ha deciso di abbandonare il suo passato da brand mananger e seguire la sua passione per la ristorazione. Dopo aver trascorso venticinque anni in Sudafrica, dove Daniele ha vissuto per motivi sia familiari che professionali, era arrivato il momento di tornare in Italia e di dare vita ad un progetto che parlasse fuori dal coro. Non un semplice locale di tendenza, quindi, ma un ristorante con una personalità ben distinta: nasce così alla fine del 2019 BoHo che incarna l’anima vivace ed elegante dei suoi ideatori. Il menù prevede una cucina di base italiana ma con forti influenze sudafricane e panamensi mentre l’arredo è di richiamo vittoriano, con qualche piccolo tocco eccentrico ma al tempo stesso rassicurante. Il giusto compromesso tra eleganza senza tempo e forte senso di accoglienza. 


Iniziamo? Iniziamo, allora, con il menù degustazione. Daniele mi aveva detto che il menù nasce da un confronto con tutto lo staff: un vero brainstorming per creare dei piatti che abbiano materie prime di qualità altissima e ingredienti stagionali ma che siano anche un piacere per la vista, in pieno stile vittoriano. Tutto è pensato per soddisfare un pubblico variegato ed esigente, proveniente non solo da Padova ma anche da Verona, Treviso e persino Bologna, oltre agli ospiti internazionali che arrivano a Padova per turismo o per lavoro che conoscono BoHo per caso e poi ritornano. 

 
Il menù degustazione, appena rivisto per la stagione estiva, è quello che permette di provare i pezzi forti della cucina di BoHo, accompagnati da una selezione di vini sia locali che sudafricani. Partiamo proprio dai vini con un Ca Rovere MC 2018, Chardonnay e Garganega, 30 mesi sui lieviti: una bollicina metodo classico importante, frizzante e che si sente scoppiare sulla punta della lingua, perfetta per esaltare i due antipasti. La tartare di chianina bio con maionese al rabarbaro, fragole e pane carasau è la mia idea di carne. Proveniente da un allevamento estensivo, la carne è morbida e senza venature di grasso, compatta e potrebbe essere gustata anche così, nella sua purezza e invece no: la maionese porta il singolo boccone ad un livello superiore mentre il dolce della fragola insieme al rabarbaro regala una ulteriore spinta al piatto. Un consiglio: lasciati l’ultimo boccone per una tartina con la vela di pane carasau per raggiungere l’estasi (e siamo solo agli antipasti…).

Insieme alla tartare arriva anche il salmone in tempura con salsa teryaki, maionese al lime e wasabi, insalatina di mele e ravanelli. Qui facciamo proprio un salto in Giappone: un singolo boccone, ben saporito ma al tempo stesso equilibrato, in cui mele e ravanelli servono a pulire il palato dal sapore acceso della salsa teryaki. L’aspetto ricorda un sushi ma non farti ingannare: il salmone è tiepido e deciso mentre lo spaghetto fritto con sale di Maldon rende il piatto ancora più fusion, nel caso ce ne fosse bisogno. 


I panciotti ripieni di capesante e gamberi con cacio e pepe rosa, lime e albicocche sono quanto di più provocante ci sia per il palato. Mi hanno insegnato che il cacio e il pesce non devono stare mai insieme: questo piatto è la prova che non c’è nulla di più sbagliato. Il cacio cremoso all’interno dei panciotti coccola il palato mentre il piatto di per sé è così colorato da ricordare un tramonto estivo sul mare. Oltre all’aspetto, però, a colpirmi è la consistenza del piatto: gamberi e capesante sono tagliati a bocconcini grossolani, il gambero è carnoso e sapido ma viene addolcito dall’albicocca, cremosa e in ottimo contrasto con il pepe rosa che, dal canto suo, non è aggressivo ma regala carattere al piatto. L’unico modo per farmi bere una bollicina è promettermi un primo di pesce: qui in accompagnamento abbiamo un calice di Nosiola Doc 2020 Vignaiolo fanti. Il profumo è fresco e balsamico ma con un sentore di nocciola delicato ma persistente. 


D’accordo con Daniele facciamo una piccola modifica al menù degustazione per provare il suo piatto preferito: filetto di struzzo grigliato, chimichurri ai lamponi, indivia belga e mandorle. Ecco: come racconti un piatto che non ti aspettavi? La carne di struzzo è tenerissima, ha un retrogusto dolce ma non ricorda per nulla il pollame, come invece avrei pensato. Capisco al primo boccone il perché dell’accostamento con la mandorla che regala croccantezza al piatto. Visivamente, il rosso del chimichurri al lampone ricorda un graffito, il gusto è dolce e avvolgente. Un piatto che non è una fusione ma una vera contaminazione, una sorta di fuoco d’artificio di sapori che esplodono al palato e che, pur mantenendo il loro colore, creano uno spettacolo unico. Ad accompagnare abbiamo stavolta un vino rosso: Pinotage Kanonkop, un vino autoctono sudafricano pluri premiato a livello internazionale. E’ un vino leggermente affumicato che definirei “da meditazione”: corposo e caldo, se fosse un capo di abbigliamento sarebbe il tubino nero che indossi quando hai ricevuto un invito ad una cena di gala. 


Lo so che anche tu stavi aspettando il dolce. Su un piatto che è una delizia solo a guardarsi arriva un nido di pasta kataifi con crema diplomatica alla fava tonka e salsa guava. Il sapore di fritto della pasta kataifi è quello delle domeniche in casa, leggero e croccante ma addolcito dalla crema corposa e non dolcissima. La salsa guava arriva al palato con i suoi tempi, con una consistenza piacevole, vellutata e perfetta per chiudere il menù. Da bere qui abbiamo un Recioto di soave classico DOCG 2017 Rocca Sveva, prodotto con uve raccolte a mano e lasciate appassire almeno tre mesi per esaltare al meglio il profumo di frutta esotica e miele. 

Lo so che sei già convinto ma ti dico anche che dal 15 aprile sono ripartiti gli aperitivi, così, se ti andasse di andare a curiosare prima di fermarti a cena… ci vediamo lì! 

Boho Padova Ristorante
Indirizzo: Vicolo Pontecorvo, 1 - Padova
Telefono: 3459291193


Foto del locale di BoHo Padova

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scritto da:

Elisa Bologna

Da piccola dicevo di voler diventare giornalista, così tutti avrebbero dovuto ascoltarmi. Crescendo, mi sono resa conto che l’amore per la buona tavola e per il vino avrebbe avuto la meglio su tutto: per 2Night scrivo per bisogno e mangio per passione.

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