FIPE chiede lo stato di emergenza per la ristorazione collettiva

Pubblicato il 23 novembre 2020

FIPE chiede lo stato di emergenza per la ristorazione collettiva

Fipe: "Sono a rischio 60mila posti di lavoro. Per questo chiediamo al Governo di dichiarare lo stato di crisi del settore”

Dall'inizio della seconda chiusura dovuta all'inasprirsi della pandemia da Covid.19 Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha già espresso il suo parere in merito al Decreto Ristori e ha posto l'attenzione sulla crisi che sta attraversando il settore dei caffè storici oltre ad altri  strategici per l'economia del Paese. In una comunicazione di questi giorni rende anche note le difficoltà del settore della ristorazione collettiva. Per questo chiede al Governo di dichiararne lo stato di crisi. 

La difficoltà della ristorazione collettiva

Fipe lancia, così un nuovo allarme: “La ristorazione collettiva, pur essendo tra i settori autorizzati ad operare, è in ginocchio per effetto della pandemia. La chiusura di buona parte delle scuole e l’utilizzo massiccio dello smart working nella pubblica amministrazione e nelle imprese private stanno provocando un dimezzamento dei fatturati delle aziende, con il risultato di mettere a rischio 60mila posti di lavoro".

Secondo le stime Fipe, i fatturati delle società che gestiscono le mense aziendali sono crollati del 40%, mentre quelle di chi svolge il servizio di distribuzione e sporzionamento dei pasti nelle scuole hanno perso oltre il 50% dei loro volumi d’affari. Tutto questo si traduce in 60mila posti di lavoro a rischio, in particolare occupazione femminile.

Un settore dimenticato 

Oltre a lanciare l'allarme FIPE invoca direttamente l'esecutivo affinchè prenda provvedimenti. A detta della Federazione, infatti, il Governo sembra essersi dimenticato di un settore tanto importante: "Nessuna misura di sostegno è stata infatti destinata a mense scolastiche e aziendali, nonostante i provvedimenti restrittivi adottati per contenere la diffusione del Covid abbiano costretto le imprese a rivedere i loro modelli di servizio, con ulteriore aggravio di costi."

“Di fronte a queste cifre – prosegue Fipe – abbiamo avanzato delle proposte al Governo in incontri con i sottosegretari al Mise e al Lavoro, Morani e Di Piazza, sia in audizioni parlamentari sul decreto Ristori, perché anche queste imprese siano inserite tra i fruitori dei contributi a fondo perduto, vengano inoltre sospesi o ricontrattati i canoni concessori in essere ed infine previste ulteriori misure per il fondo di solidarietà e la cassa integrazione senza restrizioni”. E conclude: “Solo in questo modo sarà possibile evitare la morte di gran parte delle aziende del settore con le ripercussioni sulla tenuta dei livelli occupazionali e con le immaginabili conseguenze in termini di costo sociale e di perdita delle professionalità faticosamente costruite”.

Photo Credits: Foto di Hans Braxmeier da Pixabay 

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scritto da:

Irene De Luca

Agenda, taccuino, registratore e macchina fotografica. Attenta alle nuove tendenze ma pur sempre “old school inside", vago alla ricerca di ispirazioni, di colori, di profumi nuovi per raccontare una Milano che poi tanto grigia non è.

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