Caviale e bollicine: una cena all'Aromi Restaurant dell'Hilton Molino Stucky di Venezia

Pubblicato il 1 dicembre 2021

Caviale e bollicine: una cena all'Aromi Restaurant dell'Hilton Molino Stucky di Venezia

Perché sono i dettagli a fare la qualità.

E’ questo il vecchio adagio che subito mi sovviene dopo aver varcato, per la prima volta, l’evocativa soglia dell’Aromi, il ristorante moderno dell’Hilton Molino Stucky alla Giudecca. Uno dei posti più esclusivi nella città più bella del mondo, mica pizza e fichi. Tra luci calde ad illuminare i modellini nautici appesi alla muratura faccia-vista, led azzurri ad incorniciare l’aggressiva bottigliera, ed un interior design che incrocia magistralmente storia, eleganza e contemporaneità, all'Aromi respiro subito un’atmosfera degna dei grandi ristoranti. Quelli che ti danno il benvenuto scoprendoti la bollicina che non conoscevi, come l’Armalike di Iura et Arma, delizioso metodo charmat di provenienza laziale.


D’altro canto, il curriculum vitae dell'Aromi, guidato dal rampante executive chef Luca Nania e dall'esperienza del restaurant manager Giovanni Burrafato, recita chiaro: Luxury Hotel Restaurant of the Year 2019, Italy ai World Luxury Restaurant Awards; Destination Restaurant of the Year 2018, Italy ai Luxury Travel Guide Food & Drink Awards; Fine Dining Experience of the Year 2018, Veneto ai Travel & Hospitality Awards. Repetita iuvant: mica pizza e fichi.


Ma veniamo al sale della mia serata… O meglio, al caviale. Sì, perché questa cena a tema è stata organizzata di concerto con Giaveri, rinomata maison trevigiana il cui “caviar” di gran pregio ha fatto da superstar nel menù dello scorso 5 novembre. Un crescendo afrodisiaco nel cuore dell’autunno, impreziosito da eccellenti materie prime, superbo manico in cucina, classe pura in sala e tanto sapiente food pairing, sulle tracce dell’umami.


Una volta scortato al mio tavolo, eccomi servito il benvenuto della casa: croste di pane con crema di caviale Osietra, il prodotto “d’attacco” della Giaveri. Un’amuse bouche semplice ed efficace, in grado dunque di lasciar pregustare, senza svelarlo subito, lo sfarzo culinario della serata.


Sfarzo che tuttavia sale in cattedra, e vorrei ben vedere, già con l’arrivo dell’entreé: il caviar Beluga, esclusivo ed invidiato, non lascia infatti più alcun dubbio sul pregiatissimo timbro gastronomico di una cena all’Aromi. Questo speciale caviale impreziosisce un antipasto a base di blinis, deliziose crespelle salate di origine russa (d’altronde, il Beluga è siberiano) con panna acida (mediatore di gusto sempre benvoluto fra le brigate gourmet), e soprattutto crumble di uovo bio essiccato, incrocio fra Marans e Araucana, prodotto sulle rive del Garda. Tanta roba, per dirla in gergo, signori miei.


Per il secondo entreé, l’Aromi mi fa un gradito regalo: una tartare, ossia la mia massima passione nel magico regno delle crudità di terra. Esaltata dal finissimo caviar Giaveri Chef Deluxe (non a caso, il preferito dai cuochi), la battuta di fassona piemontese risulta magra, tenera e succosa al palato, con il caviale che qui sale subito in cattedra, ma attenzione signori: non da solo. A comporre un trittico di raro pregio ecco anche assaggini di foie gras caramellato. Un antipasto non per tutti, certo: ma chi apprezza una cosa del genere, difficilmente poi torna indietro…


Secondo un adagio vecchio come il mondo, l’appetito vien mangiando: una tiritera spesso abusata in campi che nulla c’entrano con la buona tavola, ma in questo caso, al Molino Stucky, calza a pennello. Tant’è che dopo questo rigoglioso incipit, accolgo il prossimo piatto (il “primo”) con una gola infinita. Non posso dirla “secca”, poiché nel frattempo il tentacolare, impeccabile sommelier sta continuando a riempirmi il calice (tanto per cambiare, mi capita la disgrazia del bicchiere bucato) con un’altra bollicina di Iura Et Arma, il Metodo Classico “Armablanc”, da uve di pinot noir, chardonnay e pinot blanc.


Il first course altro non è che un risotto, ossia il simbolo settentrionale dell’eleganza fatta primo piatto. Ma che risotto, signori: un coloratissimo dipinto, con barbabietola, crema di bufala e caviale Siberian Classic, ovviamente di Giaveri. Cottura semplicemente perfetta, mantecatura al punto giusto (che lascia cioè il piacere dell’ultimo amalgama al cliente, dopo contemplazione e foto di rito al piatto), sapori che van di pari passo coi colori e i profumi. Pardòn, con gli aromi.


Dopo cotanto bendiddìo, è la volta di una pietanza capace di prendersi tutta la scena in un sol boccone: per creatività culinaria, bellezza e ricercatezza degli ingredienti, il main course tocca l’altissimo apice della serata. Chi è in mia compagnia lo assaggia prima di me, trasalendo visibilmente per il progressivo stupore al palato: del resto, storione aff­umicato con rafano abbrustolito, crema di aneto, sfere di mandorla ma soprattutto caviar Golden Starlet (una limited edition che personalmente non conoscevo), fa lo stesso identico effetto a gran parte dei commensali, a occhio e croce. Incoronando generosamente il filetto di storione, il caviale dorato risulta il sontuoso punto esclamativo di questa lussuosa e profonda verticale a tema.


Giunti a questo punto, belli, sognanti e soddisfatti, non resta che cambiar sapore in bocca con il dessert d’ordinanza. Dopo una cena di tale calibro, basterebbe pure uno sgroppino... Figuriamoci. Come ogni ristorante di livello naturalmente sa, all’Aromi il dolce viene pensato, realizzato e servito con rispetto sacrale: del resto, è su quest’ultimo capitolo di ogni cena che pesano onore ed onere dell’assaggio conclusivo, del ricordo in chiusura, del sipario e degli applausi.

Dal punto di vista della degustazione di caviale, il percorso si chiude com'era iniziato: col caviar Giaveri Osietra, che qui dimostra la sua grande versatilità abbinandosi a del gelato allo zabaione, a sua volta impiattato col consueto stile. Poi vabbeh, zabaione fa rima con storione, perciò il risultato potete immaginarlo già da voi.

  • CENA BLOGGER
  • RECENSIONE

scritto da:

Alvise Salice

Con lo pseudonimo di Kintor racconto da anni i miei intrattenimenti. Sport e hi-tech gli amori di gioventù; mentre oggi trovo che viaggiare alla ricerca di culture, gusti e sapori della terra sia la cosa più bella che c'è. O magari la seconda, via.

IN QUESTO ARTICOLO
POTREBBE INTERESSARTI:

​È ora di comprare l’olio! Ecco i migliori premiati dalla Guida agli Extravergini 2024 di Slow Food

Che il nostro olio fosse uno dei migliori al mondo, se non il migliore, è cosa nota.

LEGGI.
×