Abbiamo provato un posto a Cittadella perfetto per le tue cene romantiche, e i crudi sono da urlo!

Pubblicato il 27 febbraio 2024

Abbiamo provato un posto a Cittadella perfetto per le tue cene romantiche, e i crudi sono da urlo!

No, non è per niente semplice fare breccia nel mio cuore. Che tu sia un uomo o un nuovo locale è veramente difficile che tu riesca a conquistarmi al primo sguardo. Chi mi conosce in fondo lo sa già: bisogna avere qualcosa di davvero particolare per stupirmi e per farmi sentire a mio agio fin dal primo momento. 

Ma per quanto possa essere difficile, per fortuna ogni tanto qualcuno riesce a superare la mia (finta) diffidenza e arrivare proprio lì dove nessun altro magari era riuscito ad arrivare. Ecco, se stai cercando il locale in cui sentirti perfettamente a casa, che sia per una cena in solitaria o per una romantica fuga di coppia, I Bei a Cittadella è esattamente il posto che fa per te.


Qui la padrona di casa è giovanissima e grintosa: si tratta di Elena Caccaro che si è lanciata in questo progetto ambizioso perché è appassionata da sempre di ristorazione: appena 26 anni ma già ristoratrice da due ed è una gran fortuna per noi, oserei dire, perché possiamo goderci una cucina raffinatissima e un locale in cui ogni singolo dettaglio è stato scelto con il buon gusto che solo una vera appassionata del proprio lavoro può avere.


È proprio Elena a raccontarmi che, prima del suo arrivo, questo spazio era una cantina, poi diventato un ristorante con una cucina casereccia (con tanto di polenta e baccalà!) e che soltanto negli ultimi anni la cucina è stata svecchiata, proprio grazie all'arrivo di Elena e del suo meraviglioso staff. All'interno della sala di I Bei il cellulare non prende e, vi prego, se non avete emergenze, non usate il wifi: I Bei è una enoteca e l'ambiente così rilassato, con le sue luci soffuse, ti invoglia a prendere per mano Il tuo partner, se sei in coppia, o a chiacchierare amabilmente con i tuoi vicini di tavolo.


Sai cosa mi piace davvero, ma davvero tanto quando mi trovo in un ristorante così? Il fatto che ci sia qualcuno pronto a rispondere a tutte le mie domande. Insieme ad Elena, a raccontarmi i piatti che verranno serviti è Simone, colui a cui spetta l'arduo compito di fare da tramite tra la cucina e le idee della stessa Elena. Già da questa premessa, quello che percepisco è che il menù di I Bei è in realtà un racconto corale, fatto dall'esperienza dello chef, certo, ma anche dal costante confronto tra la sala, la titolare e l'ispirazione del momento.


Ecco, ti parlavo proprio adesso delle cose che mi piacciono tanto e tra queste c'è la sapienza di chi si ostina a preparare ancora il pane fatto in casa con la ricetta di una volta. Ecco perché, quando arriva il cestino con i grissini, il pane e i cracker al pomodoro non posso fare a meno di emozionarmi. No, non sto scherzando, mi emoziono davvero perché credo che nel semplice gesto di intingere il pane con l'olio ci siano anni di tradizione e di ricchezza che troppo spesso ci dimentichiamo. Parto con l'assaggio del cracker che è ruvido al tatto, corposo e poroso, ma ha questo retrogusto di pomodoro che ti ricorda la merenda di quando eri bambino ma con un sapore casereccio, ricco.

Quello che però mi conquista davvero è il pane, forse perché è come immagino il mio uomo ideale: croccante e deciso fuori ma soffice dentro. Sarà che l'olio è come lo vorrei: delicato ma che si lascia ricordare. Siamo solo all'inizio, ma non c'è una cosa che non mi piaccia. Il grissino all'olio ti fa esclamare “Oh mamma mia, ne vorrei ancora!” mentre la focaccia alla canapa, con il sale grosso che stempera il sapore leggermente amaro è soffice come una nuvola.


Ho capito che Elena vuole proprio sorprenderci e ci riesce già a partire dall'antipasto. Abbiamo infatti un sashimi all'italiana composto con crudo di mare a seconda della stagionalità e del pescato del giorno. Il piatto è consigliato per due persone e, credimi, è veramente abbondante. Abbiamo qui il lampuga, scampi e gamberi di Mazara, un'ostrica e, per non farci mancare proprio nulla, tutto viene spolverato con una essenza di pepe nero. Il gambero profuma di mare e ha una polpa delicatissima, che ti si scioglie in bocca, mentre lo scampo è pura poesia. Non serve il limone, perché tutto è delicato e freschissimo. Il livello è alto anche nelle altre materie prime che compongono questo piatto.


Il salmone, ad esempio, è stato sfilettato ma non affumicato proprio per mantenere intatta la bontà della materia prima. Il piatto è un tripudio di bellezza, con i suoi colori accesi e la frutta sapientemente utilizzata come decorazione. Il dripping è stato fatto con una alga e ti ricorda il percorso che ha fatto quel pescato prima di arrivare a te. Eccellente la cappasanta, delicatissima, ma a dare la svolta a questo piatto sono i mirtilli che, con il loro retrogusto leggermente amaro, smorzano il sapore del pesce. Il taglio merita una menzione d'onore perché si vede che il pesce è stato sfilettato con cura, a mano, onorando al meglio quella tradizione che fa da punto di unione tra l'Oriente e l'Occidente, tra la preparazione tipica del Giappone e il rispetto per la materia prima che contraddistingue il Sud Italia (Non te lo dico a caso, chef Nicola è originario del Sud, proprio come me).


Continuiamo ad assaggiare. Il tonno rosso con le pere, è curioso, strano, insolito, perché da una parte hai la delicatezza del tonno tagliato sottile ma che mantiene la sua consistenza corposa, mentre solo successivamente arriva il retrogusto della pera, dolciastra ma talmente sottile da rimanere nello sfondo, senza quindi rubare la scena ad un pesce così pregiato. La lampuga è delicata, ma ha una sua struttura che ti ricorda un po’ quel vino che hai sempre avuto paura di assaggiare, ma che finalmente hai il coraggio di provare. Ho lasciato per ultima, per ovvie motivazioni, l'ostrica. Ora, per quanto riguarda questo pregiatissimo dono del mare, abbiamo due scuole di pensiero: assaggiare con o senza l'acqua di mare. Io sono una purista e quindi preferisco assaggiarla senza l'acqua di mare.

Piccola e perfetta, l'ostrica rivela il suo meglio con la sua carnosità. Il sapore di mare, di estate, di cose belle arriva a tinte decise, come la tavolozza di quel pittore che ti ritrae durante le vacanze al mare, prima con una pennellata delicata e poi sempre più ferma. È esattamente quella ostrica che mi fa capire per quale motivo si dice che questo sapore sia effettivamente afrodisiaco.


Credevo davvero che la cucina di Elena non potesse stupirmi più di così, e invece ci riesce con la sua Beeffumè.


Si tratta, in questo caso, di una tartare di manzo affumicata a freddo con cipolla di Tropea e tuorlo fritto. Te lo confesso, in questo caso sono stata davvero egoista e mi è stato molto difficile condividere una preparazione così golosa e così perfetta. La tartare viene servita con un uovo in doppia cottura e la cipolla in agrodolce (la senti subito) è stata fatta in casa ma è perfettamente bilanciata, a tal punto da non risultare aggressiva. A fare la differenza qui è l'affumicatura, che spinge la carne e la rende accattivante boccone dopo boccone. Ti parlavo dell'uovo, che risulta cremosissimo, delizioso e accompagna l'assaggio ma senza essere mai di troppo.


Eravamo però soltanto agli antipasti, uno di carne e uno di pesce. Elena mi propone tra i suoi primi piatti uno che riprende la tradizione ma sapientemente rielaborata allo stile de I Bei. Ti lascio con un attimo di suspance perché, tra una portata e l'altra, Elena mi parla di Irene, braccio destro di chef Nicola che, dopo aver iniziato a collaborare con Elena solo durante i fine settimana, adesso fa parte dello staff da ben due anni.


Riprendiamo da dove avevamo lasciato. Abbiamo una pasta e fasioi che consiste in un cappelletto ripieno di mozzarella di bufala campana e il rosmarino servito con crema tiepida di borlotti, fondo Bruno e melassa di Tropea. La pasta, ovviamente è stata preparata in casa e ti dirò che, oltre ad essere la rivisitazione della pasta e fasioi dei Bei, incontra perfettamente la mia idea di pasta e fagioli. La crema di cannellini è resa fresca dal rosmarino, ma rimane bella ruvida: è stata passata a mano e da qui capisco la dedizione dello chef per la sua cucina. L'impasto del cappellaccio è anche questo corposo, si sente bene la chiusura così spessa. Non lasciarti intimorire dalla porzione, perché sono cinque cappellacci ma ti soddisfano appieno.


Con il secondo torniamo alle preparazioni di pesce. Qui abbiamo un piatto che sembra essere stato pensato apposta per me perché si chiama “Ogni riccio un capriccio”. Si tratta di un filetto di ricciola con crema di cipolla affumicata, caviale al Campari e scorza nera.

E' la scorza nera ad aver dato il nome al piatto perché è stata tagliata proprio in riccioli. La radice è di per sé leggermente salata, mentre il caviale di Campari è amaro e contrasta bene con la dolcezza del pesce, che è delicato e mai banale, pur rimanendo estremamente semplice. Il taglio del pesce è talmente perfetto che ha permesso una cottura uniforme, tanto precisa che la pelle si toglie praticamente da sola.


Potevamo finire senza il dolce? Ma ovviamente no! Abbiamo un tiramisù con mono savoiardo e caffè con amaretto di Saronno. La cosa che mi fa pensare è che voglio annegarci dentro e riemergere solo quando sarò sazia. Il savoiardo infatti, assorbe il caffè ed è tanto poroso da inzupparsi, senza però spezzarsi.


I Bei è quel posto in cui vorrei portarti per far colpo su di te perché l'eleganza, la precisione nel servizio e la bellezza di un posto che ti accoglie e ti fa sentire coccolato con la sua raffinatezza, sia per un veloce aperitivo o per una cena, merita di essere condivisa.

Ristorante Enoteca I Bei
Piazza Gino Scalco, 10 - Cittadella (PD)
Telefono: 0499403500

  • CENA BLOGGER
  • RECENSIONE

scritto da:

Elisa Bologna

Da piccola dicevo di voler diventare giornalista, così tutti avrebbero dovuto ascoltarmi. Crescendo, mi sono resa conto che l’amore per la buona tavola e per il vino avrebbe avuto la meglio su tutto: per 2Night scrivo per bisogno e mangio per passione.

IN QUESTO ARTICOLO
POTREBBE INTERESSARTI:

​Esageriamo, ecco i 20 viaggi da fare almeno una volta nella vita

Dormire sulla Grande Muraglia Cinese, fare trekking in Islanda, perdersi nei Paesi Baschi, ammirare l’aurora boreale.

LEGGI.
×