​Sucabaruca: tutto fatto in casa, con amore, e l'originalità delle proposte

Pubblicato il 12 ottobre 2022

​Sucabaruca: tutto fatto in casa, con amore, e l'originalità delle proposte

Quando penso a Sucabaruca mi vengono subito in mente il bellissimo giardino estivo e l'accoglienza che lo staff riserva ai propri clienti.

La prima volta che sono stata in questo ristorante è stata una sera d'estate, ci ho festeggiato un compleanno e siamo stati davvero bene. Questa volta sono capitata in una sera d'autunno e le temperature non ci hanno permesso di sfruttare il giardino. Siamo saliti quindi al piano superiore, suddiviso in diverse piccole stanze.


Ci è stato offerto subito un assaggio di Franciacorta Satèn, morbido e setoso, che abbiamo accompagnato con i loro crostini fatti in casa con curcuma e semi e aromatizzati con paprika dolce. Piacevoli distrazioni per passare il tempo prima dell'arrivo dei piatti.


Anche il pane è fatto in casa e ci è arrivato morbido e caldo in tavola.

Il menù prevede piatti sia di carne sia di pesce con qualche scelta vegetariana. Questi ultimi sono pochi ma la cucina è pronta, previa richiesta anticipata, ad andare incontro alle richieste dei clienti vegetariani e vegani. Noi abbiamo scelto piatti di pesce.


Poco dopo aver scelto i piatti, è arrivato l'entrée: crema di carciofi, crostino di pane aromatizzato e sbrise. La crema era delicata e vellutata e la sbrisa croccante e saporita, mi è piaciuto molto. Era tiepido e l'abbiamo gustato con un cucchiaio.


Come antipasti abbiamo scelto un piatto chiamato Il Mojito e un altro chiamato Cuori di Capasanta. Il Mojito è un piatto con gamberoni su un letto di pomodoro, menta, rum, lime e olio, li ho trovati gustosissimi e freschi. Ovviamente non si sente la parte alcolica del rum ma la freschezza della menta ricorda il mojito. È il pomodoro che lo rende "meno mojito", ma ci sta perfettamente con il resto del piatto, perché non risulta acido ma dolce. I gamberoni morbidissimi.


I Cuori di Capasanta, invece, sono capesante leggermente scottate e quindi molto morbide, adagiate su una crema di piselli, sopra speck croccante e foglie di mirto. Ci sono state servite su un piatto tondo di vetro, molto scenografico. La crema è delicata, dà al piatto un po' di dolcezza che contrasta con la sapidità e la croccantezza dello speck.

Finiti gli antipasti è finito anche il nostro Franciacorta, così abbiamo chiesto due calici de Il canto delle fate, un bianco fermo della cantina Filò delle Vigne, dei nostri Colli Euganei, presente nella carta dei vini. Conosco la cantina ma non avevo mai assaggiato questo vino; mi è piaciuto molto, è morbido e ha un buon bouquet.

Come primo piatto non siamo riuscite a scegliere. Tra il risotto Sucabaruca, quindi a fantasia dello chef, i tagliolini tonno e lime o i tagliolini all'aragosta e uova di lompo, i bigoli alle vongole veraci o i bigoli cacio, pepe e gamberoni, avremmo scelto davvero qualunque piatto, così abbiamo deciso di far scegliere allo staff con quale piatto deliziarci. A sorpresa, quindi, ci è arrivato un piatto scelto da loro: i bigoli cacio, pepe e gamberoni, che definirei unico nel suo genere.


Non c'è da aspettarsi la solita cacio e pepe con scampi crudi ma vuole essere una proposta più originale e si capisce già dal colore. A prima vista infatti non sembra una cacio e pepe perché la bisque del gambero rende il piatto di colore aranciato. Copre anche il sapore del cacio ma l'insieme risulta cremosissimo e davvero gustoso. I bigoli, preparati in casa Sucabaruca come il resto della pasta, trattengono benissimo il sugo ed erano cotti perfettamente. Sono certa che avrei apprezzato anche il resto delle proposte tra i primi piatti ma sono contenta di aver assaggiato questa cacio e pepe originale, mi è piaciuta moltissimo.


Tra i secondi ci sono un paio di piatti di carne e il resto è a base di pesce. Ero molto curiosa di assaggiare il carpaccio di seppia cotta a bassa temperatura. Servita su una crema di cannellini, cetrioli a piccoli cubetti, crema di peperoni e una spolverata di nero di seppia, nel piatto ci sono anche delle piccole meringhe. Strano, vero? Sì, ma azzeccatissimo. La cottura a bassa temperatura per molte ore rende la consistenza della seppia simile a quella di una seppia cruda ed è quindi molto particolare al palato. La crema di cannellini e la crema di peperoni si completano a vicenda, mentre le meringhette danno un twist inaspettato. Dolcino, leggermente croccante ma anche spumoso come sanno essere le meringhe.


Abbiamo assaggiato anche un altro secondo piatto, molto diverso dal precedente: merluzzo con patata al lime, estratto di sedano e polvere di curry. Al tavolo viene servito il piatto con il merluzzo sopra alla patata al lime, con sopra la polvere di curry, e l'estratto di sedano viene versato subito dopo. È consigliato mangiare con un cucchiaio, per assaporare i sapori nel loro insieme, ed effettivamente è un consiglio azzeccato. L'estratto di sedano copre parte del merluzzo e della patata, donandogli un sapore più intenso ma non invasivo come spesso risulta il sedano. Nemmeno la polvere di curry invade i sapori, anzi dona più che altro un po' di croccantezza.


Soddisfatte della nostra cena, abbiamo chiesto quali dolci fossero disponibili giusto per capire se ce ne fosse qualcuno di interessante. Anche in questa occasione, Sucabaruca ha dimostrato di riuscire a catturare l'attenzione del cliente: i dolci, tutti preparati in casa, sono interessanti e originali, a partire dal bauletto al pistacchio e dal semifreddo all'amaretto con assaggio di Disaronno. Quando però le mie orecchie hanno sentito la parola "mascarpone" non ci ho capito più nulla, quindi ho ordinato la coppa mascarpone servita con biscotti Lotus alla cannella. Ho azzeccato anche questa scelta: ero piuttosto sazia ma il mascarpone è molto delicato, leggero e spumoso, ed è riuscito a non appesantirmi.

Osteria Sucabaruca
Indirizzo: Via Palestro, 29 - Padova
Telefono: 0498721636

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scritto da:

Samantha Capuzzo

Sono Samantha, meglio conosciuta come Sam di Magna Padova. Mi dicono da sempre che non faccio altro che pensare al cibo, così ho deciso che pensare al cibo sarebbe diventato il mio lavoro.

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