Industria del Vino: i numeri della crisi nella Valpolicella Annual Conference

Pubblicato il 4 marzo 2021 alle 20:07

Industria del Vino: i numeri della crisi nella Valpolicella Annual Conference

Vino: la contrazione delle vendite per la chiusura sarà di 100 miliardi di dollari in 3 anni

Sono agghiaccianti le stime delle perdite subite dal mondo del vino a causa della chiusura di locali, ristoranti e di tutto il settore alberghiero e dell'ospitalià. Secondo l'Indagine Cons.Valpolicella.Nomisma il mercato enologico nel 2020 è stato altalenante e, nonostante l'export abbia tenuto, si stima una contrazione delle vendite di vino di 100 miliardi di dollari nel triennio 2020-2022. 

I dati sono stati esposti nel corso della Valpolicella annual conference, la 2 giorni digitale organizzata dal Consorzio tutela vini Valpolicella, a cui hanno partecipato gli esponenti di UIV, Unione Italiana Vini. Conferenza che si è chiusa il 27 febbraio con oltre 7800 partecipanti complessivi la tra giornalisti, produttori del territorio, esperti internazionali, winelover e operatori del settore, tutti connessi per seguire gli approfondimenti dedicati ai vini della denominazione.

​​Sotto la lente, virtual tasting, approfondimenti di mercato, talk istituzionali e tante tematiche di rilievo come il cambiamento climatico e il futuro del vino italiano. 26 paesi del mondo coinvolti e 1200 campioncini di vino spediti ad operatori e stampa.

Ecco il quadro di sintesi presentato dal responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini in occasione della Valpolicella annual conference. 

I dati della crisi del settore 

Nel corso dell'incontro, il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti ha annunciato: "Anche il commercio globale del vino uscirà dalla crisi non prima della fine del 2022. Le chiusure dell’Horeca nel mondo, secondo il nostro Osservatorio, comporteranno infatti una contrazione dei consumi di vino di oltre 100 miliardi di dollari nel triennio 2020-2022, un danno commerciale enorme per il nostro settore”. E continua: “Oltre alla richiesta di cancellare l’obbligo di chiusura anticipata delle enoteche disposto dal Dpcm, è urgente ristorare i fondi al settore attesi per lo scorso anno (circa 50 milioni di euro) e varare l’altrettanto attesa norma unica sulla sostenibilità”, ha concluso Castelletti.

Nelle vendite tiene l’Amarone, calano Valpolicella e Ripasso

Va meglio l’export rispetto al mercato interno, sorridono le grandi aziende ma non le piccole, con il prezzo medio che cala un po’ per tutti.

Durante la presentazione dell'indagine il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini ha esordito dicendo: “In generale considerata la congiuntura la performance è da considerare positiva per il nostro vino di punta, che chiude l’anno meglio rispetto al trend nazionale. Ma ciò che preoccupa sono le disparità all’interno del dato generale, con le piccole imprese di qualità che pagano pesantemente la chiusura dell’horeca, con perdite medie del 10% per l’export e del 28% sulla domanda interna. Dinamica questa che colpisce direttamente il dna del nostro tessuto produttivo e che si riflette anche nelle altre Doc osservate dall’indagine”.

La Valpolicella regge

La Valpolicella va in altalena sui mercati nell’anno del Covid e tutto sommato chiude l’anno tirando un sospiro di sollievo. La principale denominazione rossa del Veneto regge infatti l’urto dell’emergenza e chiude le vendite di vino a valore nel 2020 con un -3,3%, frutto di un risultato stabile dell’export (-0,1%) e di un calo sulla domanda italiana del -9,6%.

L'Amarone dal mercato double face

L’indagine, condotta su un campione di aziende che rappresenta circa la metà della capacità produttiva dell’area e una media pro-capite di 1,1 milioni di bottiglie vendute, segnala per l’Amarone un mercato double face, con una crescita importante (+7%) nel valore dell’export a fronte di una contrazione del 13% sulla piazza nazionale. Le destinazioni internazionali, che rimangono meta dei 2/3 delle vendite, accusano un calo nel prezzo del re della Valpolicella di circa il 5%.

Le vendite per canale in Italia 

Sul fronte delle vendite per canale in Italia è evidente come la presenza in Gdo (principale canale di sbocco con un’incidenza del 44% sul totale) delle piccole aziende sia limitata al 10% del totale del loro business, a fronte di una quota elevatissima (47%) di vendite effettuate attraverso la figura del grossista, in gran parte destinata alla ristorazione. In linea con la media nazionale, l’influenza delle vendite dirette (7%) e di quelle online (3%). Sul fronte export, gli Usa si confermano primo buyer per l’Amarone con una quota di mercato del 14%; a seguire Svizzera (12%), Regno Unito (11%), Canada e Germania (10%).
Bene il trend della piazza statunitense a valore (+9%), positive anche le performance nelle altre top 5 piazze, con incrementi dal 4% al 7%.

Ancora più alta (73%) la propensione all’export per il Ripasso, dove però si registra un calo del 5% a valore. In rosso anche le vendite in Italia che segnano un -6%. Cali pesanti, rispettivamente del 23% e del 25% per le piccole aziende. Il Canada (+1% le vendite nel 2020) si conferma di gran lunga prima destinazione per il Ripasso con il 23% degli acquisti totali, seguito da Svezia (quota all’11%) e a pari merito da Svizzera, Germania e Regno Unito (9%). In Italia la Gdo è nettamente il primo canale, con il 62% delle vendite a valore.

Vira in negativo anche il Valpolicella, che paga a valore un -3% all’estero (67% l’incidenza export) e un -8% sul mercato nazionale, dove la Gdo rappresenta quasi 2 bottiglie vendute su 3 ma che vale solo il 9% del fatturato delle piccole imprese, in evidente difficoltà sia sulle piazze interne (-21%) che negli scambi internazionali (-21%). Anche qui il Canada si conferma sbocco principale con oltre 1/3 delle vendite totali, seguita dagli Usa (19% la quota) e Norvegia (9%).

Per il responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini: “La pandemia ha generato uno scenario di mercato spaccato in due, dove la linea di demarcazione è data principalmente dalle dimensioni aziendali che a loro volta determinano il posizionamento dei propri vini nei diversi canali distributivi. Quello che è accaduto per la Valpolicella trova analogie in tutti i vini del Belpaese e sta portando i produttori a rivedere le proprie strategie commerciali in un’ottica di maggior diversificazione sia di mercato che di canale, come anche emerso dalla stessa indagine svolta nell’ambito dell’Osservatorio sui vini della Valpolicella”

Foto di copertina di Paul Arps "Masi winery in Sant Ambrogio di Valpolicella (Italy 2015)"  (CC BY 2.0)

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