Mixology e solidarietà: al The Race Club Roma ogni drink è legato a un progetto benefico

Pubblicato il 25 ottobre 2022

Mixology e solidarietà: al The Race Club Roma ogni drink è legato a un progetto benefico

Una nuova mission per Diego e Dario Ferracani e per Fabio Montaruli soci dello storico speakeasy a via Labicana: una drink list basata su progetti di raccolta fondi di solidarietà per tanti enti del terzo settore, dalla tutela dell’ambiente al sociale. Il successo è stato subito enorme ed è arrivato anche un importantissimo riconoscimento: la selezione tra le migliori nuove rivelazioni d’Italia nei Bar Awards 2022.

Dalle difficoltà della pandemia c’è chi è uscito ancora più forte e più volenteroso di prima. E’ il caso del The Race Club, cocktail bar, speakeasy storico alle porte di Monti, che grazie ai soci Diego e Dario Ferracani e Fabio Montaruli si è reinventato un nuovo progetto di charity bar, unico in tutta Italia. Una drink list ricostruita con drink creati per scopi benefici di raccolta fondi per associazioni ed enti del terzo settore, dalla tutela dell’ambiente alla salvaguardia sociale. Business e solidarietà si uniscono e crescono insieme in un sistema vincente per tutti: per l’azienda, per le associazioni e, soprattutto, per la società. Non è un caso, quindi, che sia immediatamente arrivato un importante riconoscimento nel settore: la selezione tra i migliori bar nuova rivelazione nei Bar Awards 2022 di Bargiornale. Abbiamo fatto due chiacchiere con i ragazzi del Race che ci hanno spiegato come funziona e perché questo nuovo progetto è così vincente.


Molti locali, sembrerebbe paradossale, sono usciti rafforzati dalla pandemia seppure nelle mille difficoltà che ha comportato. E’ questo il caso del The Race Club?
Diego:“Sì, in effetti noi per fortuna ne siamo usciti bene. Non volevamo chiudere per sempre, anche e soprattutto per tutte le persone che hanno creduto in noi, in primis i nostri clienti, quando durante la pandemia avevamo lanciato la campagna aiuti su Go Found Me “Un drink oggi per salvarci domani” loro sono stati il nostro vero punto di forza perché volevano che continuassimo a restare aperti e abbiamo dato così tutti noi stessi per cercare di ripartire alla grande. Anzi, le cose adesso vanno addirittura meglio della situazione pre-pandemia…”

Dario: “La pandemia ha creato una situazione assurda dove tutti i locali sono stati costretti a chiudere e ad indebitarsi. Chi è riuscito nel breve periodo a sanare questo debito accumulato ha potuto continuare, altri – moltissimi – hanno dovuto chiudere la loro attività. Un secondo punto chiave che ha permesso a molti locali di sopravvivere dopo è stata sicuramente la fidelizzazione della clientela. Chi era riuscito nel tempo a costruirsi una clientela di base fissa ha potuto mantenerla anche dopo, una volta riaperto. Gli altri, al contrario, hanno dovuto sopportare un ulteriore sforzo economico in pubblicità per ripartire, cosa che ha portato loro moltissima difficoltà. Infine, l’altro punto di forza nella ripartenza è stato puntare nella qualità: con l’alta qualità dei prodotti serviti abbiamo potuto mantenere un nostro cliente tipo, di fascia alta, una clientela di nicchia, abituata alla qualità e a prezzi più elevati. Questo ci ha permesso di non abbassare i prezzi al momento della ripartenza, come invece molti altri sono stati costretti a fare.”

 
Avete lanciato adesso un progetto importante di solidarietà per molte associazioni e realtà del terzo settore. Come è nata l'idea e come sta andando?
Diego: “Avevamo da sempre avuto la voglia di lanciare un menu “charity drink” e questo ci è sembrato il momento migliore per farlo. Il nostro progetto si chiama “I have a drink: bere bene facendo del bene” e sta riscuotendo un enorme successo. Abbiamo fino ad oggi donato più di 10 mila euro di fondi raccolti a vari enti benefici. La cosa è partita con una tragedia, ossia la morte improvvisa del nostro bar tender Alessandro a soli 25 anni e da lì abbiamo deciso di fare qualcosa di concreto che aiutasse a ricordarlo. Nel nostro passato abbiamo sempre fatto, quando possibile, delle donazioni ad enti di solidarietà, ma stavolta abbiamo proprio voluto creare una drink list apposita, in modo da rendere consapevole anche il cliente dell’opera che stiamo compiendo. La cosa è molto bella e credo che nel nostro settore dovremmo essere i primi ad averla lanciata. Sarebbe bello che questo progetto di business for charity possa espandersi anche in altre realtà. Ad oggi in 4 mesi abbiamo raccolto più di 10 mila euro, contiamo in un anno di arrivare a 30 mila. Immagina centinaia di locali che fanno la stessa cosa: sarebbero milioni di euro che aiuterebbero il terzo settore italiano, fondamentale per la nostra società, a sopravvivere.”

Dario: “Abbiamo intanto deciso di rivolgerci a fornitori di prodotti biologici ed italiani, per limitare al più possibile costi, sprechi e consumi inutili. Poi abbiamo pensato all’ambiente: ad esempio, fondi per associazioni di ripiantumazione di alberi, bonifica di territori inquinati. Poi al mondo della sanità con sostegni ad associazioni di malati fisici e mentali. Abbiamo voluto proprio essere i primi a proporre un progetto di questo tipo, dove la solidarietà ed il business possono non solo convivere ma incrementarsi a vicenda. Siamo orgogliosi di questo e contiamo che molti altri seguiranno le nostre orme.”


Sappiamo che avete dovuto prendere tanto personale nuovo in un momento difficile, visto che mancano ormai proprio le risorse umane competenti per il settore. Ci volete raccontare quale è stata la maggiore difficoltà?
Diego: “In realtà noi sul personale tutta questa difficoltà non l’abbiamo avuta. Se tu dai al personale che cerchi l’idea di una mission concreta insieme alla parte economica, sono gli obiettivi e le ambizioni a fare la differenza e noi, quando abbiamo pubblicato gli annunci di ricerca del nuovo personale del Race, abbiamo puntato molto su questa cosa e devo dire che non abbiamo avuto difficoltà.”

Dario: “La pandemia ha portato molti bartender a cambiare drasticamente mestiere e vita. Erano cambiate le prospettive di vita, le abitudini. Avendo chiuso tutti i locali notturni per molto tempo si è adottato un nuovo stile di vita, nuove abitudini, nuovi orari e chi svolgeva questa professione principalmente notturna si è visto costretto in questi due anni a cambiare drasticamente e molti hanno proprio abbandonato. Ora nel momento della riapertura è stato difficile trovare perché c’era moltissima offerta e pochissima domanda, ma soprattutto c’era poca domanda da persone formate e specializzate. Ecco perché inserire l’obiettivo della mission, oltre ad una buonissima remunerazione economica, ci ha aiutato a trovare in questo momento di estrema difficoltà le persone giuste.”


L'inserimento tra i locali finalisti come migliore rivelazione nazionale per il Bargiornale è il simbolo del successo della vostra ripartenza.
Diego: “Molti potrebbero dire che è un punto di partenza, noi invece la viviamo come una conseguenza naturale al percorso che abbiamo imboccato. Le persone cominciano a capire quella che è la nostra vera realtà, di conseguenza il settore ha capito quelle che sono le nostre qualità e l’inserimento nei Bar Awards di Bargiornale del The Race Club come finalista nella categoria migliore rivelazione del 2022 è il frutto del lavoro seminato durante questi mesi difficili.”

Dario: “Assolutamente sì, perchè è una scelta va a premiare il nostro percorso. Noi abbiamo creato – de facto – un The Race Club 2.0, abbiamo rilanciato il nostro progetto dal punto di vista etico, biologico ed ecosostenibile, facendo tutte quelle azioni che permettono alla nostra società di migliorare il nostro ecosistema (Ndr: al The Race Club è completamente bandito l’utilizzo della plastica). Dietro c’è un lavoro immenso di programmazione e progettazione, nulla di improvvisato, ecco perché questo premio ci fa particolarmente piacere. Non vi nascondiamo che ci piacerebbe entrare in top 10, se non addirittura sul podio, perché crediamo che il nostro progetto sia qualcosa di veramente nuovo nel nostro settore."

 
Ci descrivete come avete ideato e voluto strutturare la nuova drink list del The Race?
Diego: “La nuova drink list io la definirei con una sola parola: unica. Noi l’abbiamo studiata nei minimi particolari: dai bicchieri, alle storie, ai gusti. Ma noi non vogliamo, anzi non crediamo che i nostri cocktail siano in assoluto i migliori d’Italia, abbiamo però voluto strutturare tutta la nostra offerta drink perché sia a tutti gli effetti unica. La nostra unicità è la base del nostro attuale grande successo, perché la gente vuole venire apposta per vedere ed assaporare i nostri drink, drink che possono solo trovare da noi.”

Dario: “La nostra nuova drink list non parte dal concetto che esistano drink migliori rispetto agli altri, ma esistono drink che possono portare uno scopo benefico per le persone. In Italia e nel mondo si tende a giudicare un locale rispetto agli altri: questo è più figo, questo fa i drink più buoni. Indubbiamente la qualità della materia prima dei nostri prodotti, anche di quelli fatti in casa, deve essere di eccellenza, è fondamentale che lo sia, soprattutto in un core business di nicchia come il nostro. La vera differenza che ci rende unici, però, è avere abbinato uno scopo solidale ad ogni drink. Questa è una cosa che non emerge mai negli altri locali ed invece fa tutta la differenza del mondo. Nel nostro caso riuscire a migliorare l’inquinamento globale è una nostra caratteristica fondamentale. A volte facciamo più attenzione ai fondi che riusciamo a raccogliere per le donazioni, rispetto agli incassi per l’azienda. I nostri nuovi drink sono completamente differenti dallo standard, ognuno di loro rappresenta un valore simbolico per uno scopo di solidarietà specifico. Ad esempio il Golden Blood è un twist del Bloody Mary presentato in una valigetta con delle sacche come quelle per la donazione del sangue e parte del suo ricavato va, infatti alla Croce Rossa. Il Baby Ron è servito in un vero e proprio biberon ed è stato studiato per le associazioni dei bimbi malati. La bar manager Laura Vanini in questo, devo dire, ci ha aiutato moltissimo e con lei tutto il nostro nuovo staff che ha capito appieno la nostra nuova mission.”


Ed infine il pensiero del nuovo socio, Fabio Montaruli: “Abbiamo passato tutti un periodo storico molto significante per la razza umana, e piano piano ne stiamo uscendo, a maggior ragione i risultati ottenuti fino ad ora, indicano una giusta via per un upgrade nel mondo del Beverage nazionale ed internazionale. È iniziata sicuramente una nuova era per questo Club, che si sta rivelando sempre di più un Must per i nostri associati. Concludo l’intervista nella speranza che passi e venga divulgato il nostro obbiettivo primario ad oggi, ossia educare ed insegnare la moderna società che anche divertendosi o colloquiare davanti un ottimo drink si riesce a compiere un gesto eclatante e significativo come quello della solidarietà.”

The Race Club Roma
Via Labicana, 52 - Roma
Tel: 0696044048


Foto gentilmente concesse dal The Race Club Roma

  • GLI ADDETTI AI LAVORI
  • COCKTAIL BAR

scritto da:

Lorenzo Coletta

Romano, giornalista, dopo una prima esperienza di giornalismo radiofonico con l'agenzia Econews, ha cominciato ad appassionarsi al grande mondo dell'enogastronomia. Ha contribuito nel 2014 alla redazione della Guida dei Ristoranti di Roma di Puntarella Rossa edita da Newton Compton.

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