Abbiamo incontrato Serghei Hachi: anima del Cantinon e interprete di Venezia a tavola

Pubblicato il 4 ottobre 2023

Abbiamo incontrato Serghei Hachi: anima del Cantinon e interprete di Venezia a tavola

È solo da una manciata di anni, da appena prima dell’inizio della pandemia che oggi sembra un lontano ricordo, che l’Osteria al Cantinon arricchisce l’offerta gastronomica veneziana. Un ristorante che nel corso del tempo raccoglie sempre più consensi e che non si stufa di ampliare i propri orizzonti. E qual è il segreto? La perseveranza, ma anche l’amore per il proprio lavoro e in ogni dettaglio. Ce ne parla Serghei, lo chef che assieme alla moglie Lucia ha dato vita a questo piccolo angolo di paradiso veneziano. E anche la calma serena che trasmette a ogni parola sembra incastrarsi perfettamente con ogni aspetto della sua osteria.

Ciao Serghei, ormai siete aperti da qualche anno. Che cosa è cambiato in questi anni, come ti poni nei confronti del tuo locale?

Quello che è cambiato, se si può dire, è la continuità. È una conferma di tutto il buon lavoro che abbiamo fatto in questi anni. C’è sempre più fiducia attorno a noi, con ospiti che prenotano anche un anno prima di venire a cena, magari per un evento importante come un anniversario o un compleanno.

Chi sono gli ospiti che scelgono di venire a trovarvi al Cantinon?

Abbiamo sia veneziani che gente che viene da fuori. Per quanto riguarda i turisti, direi che non sono molto quelli da mordi e fuggi di cui oggi si parla tanto, ma quelli che vengono qui di solito sono a Venezia per una vacanza culturale. Con tutti loro stiamo crescendo anche noi, garantendo un’esperienza di ospitalità sempre migliore, che ci porta anche a coltivare veri e propri rapporti di amicizia con i nostri clienti. Sempre più spesso riceviamo mail di ringraziamento da chi è venuto. Mi ricordo anche di una volta in cui sono arrivati degli ospiti da Torino che erano stati consigliati da degli amici irlandesi. Sono belle soddisfazioni.

C’è qualche traguardo che avete raggiunto di cui sei particolarmente soddisfatto?

Un piccolo bel traguardo è stato riuscire a chiudere due giorni a settimana. Così i ritmi di lavori sono un po’ più tranquilli, il riposo è importante, sia per i ragazzi che lavorano con noi che per me e Lucia; abbiamo un po’ di tempo in più da passare con i nostri figli. Poi in realtà parte di questo tempo libero in più è comunque destinato all’organizzazione del lavoro. Vogliamo che la qualità sia sempre altissima, sia per menù che per ospitalità, e per questo serve anche molto lavoro “dietro le quinte”.

C’è qualcosa in particolare che avete implementato?

Sicuramente abbiamo impiegato più risorse nella comunicazione, sia nei social che con sponsorizzazioni varie. Abbiamo realizzato qualche gadget come le shopper, ma soprattutto abbiamo veramente commercializzato i nostri grissini fatti in casa, le Bricole (dalle tipiche “bricole” veneziane, dei tronchi d’albero legati insieme che servono a indicare le vie nautiche, ndr), che tra l’altro stiamo imballando proprio in questo momento. Si possono acquistare direttamente qui al Cantinon, ma l’idea è anche di organizzare un piccolo shop online. Poi comunque li serviamo come contorno a ogni pasto, assieme al pane.

In passato avevi anche lavorato in ambito editoriale, con delle pubblicazioni culinarie. Stai seguendo qualche altro progetto oggi?

Sì, sempre insieme ad altri chef stiamo preparando un libro di cucina dedicato ai bambini, che a volte hanno gusti un po’ più “difficili”. Insomma, è un libro che vuole far sì che i più piccoli non mangino solo pasta con il pomodoro! Ho sempre avuto una certa attenzione per i bambini: sono il nostro futuro, e dobbiamo fare il possibile per garantirgli una buona crescita.

Osteria al Cantinon
Sottoportego Delle Colonete, 2152 - Cannaregio, Venezia
0415243801

  • GLI ADDETTI AI LAVORI
  • TRATTORIA

scritto da:

Damiano Fantuz

Amo la musica alternativa e trovo che negli anni Ottanta tutto fosse più bello. E amo Venezia e le sue osterie. Forse quello che mi piacerebbe di più sarebbe frequentare quelle stesse osterie, ma negli anni Ottanta

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