Tennent’s Grill a Lecce: diciotto anni di cuore, fuoco e futuro
Pubblicato il 24 ottobre 2025 alle 21:20
Certe sere si scrivono da sole, come un diario che profuma di birra fresca, di pane tostato, di sogni che non si spengono mai. È una di quelle sere calde di ottobre a Lecce, quando l’aria sa ancora d’estate e il Tennent’s Grill brilla come una fiamma viva all’ingresso della città.
Siamo io e Marika Favatano, sedute a chiacchierare tra un sorso e un sorriso, tra il tintinnio dei bicchieri e il profumo delle cucine che non dormono mai.
Diciotto anni di storia e di cuore dietro le spalle, ma davanti agli occhi ancora lo stesso entusiasmo di chi ha deciso di crederci fino in fondo.
Una soglia simbolica, quella in cui si diventa “grandi”, ma senza perdere la scintilla di chi sogna.
Il Tennent’s Grill di Lecce arriva a questo traguardo con la stessa energia visionaria con cui è nato: un luogo che non è solo un ristorante, ma un pezzo di storia viva della città barocca, un punto di riferimento per chi ama il gusto autentico, la convivialità sincera e la bellezza delle cose fatte con amore.
Era il 22 novembre di diciotto anni fa quando Marika e Ugo Favatano, Danilo Stendardo e Marco Goffredo decisero di scommettere tutto su un’idea: creare un posto dove il cibo fosse esperienza, dove la birra — la mitica Tennent’s — scorresse come filo rosso tra generazioni di amici, e dove ogni tavolaccio di legno custodisse storie, risate e incontri.
Da allora, il Tennent’s è cresciuto insieme a Lecce: ha visto cambiare i volti, i ritmi, i gusti, ma è rimasto fedele a se stesso — autentico, accogliente, rivoluzionario nella semplicità.
Oggi, mentre il locale si prepara a soffiare sulle sue 18 candeline, l’atmosfera è quella di una festa che sa di gratitudine e di rinascita.
Seduta con Marika a scorrere il nuovo menù, tra il profumo della brace e la spuma delle birre appena spillate, mi accorgo che il Tennent’s è ancora il luogo dove ogni dettaglio ha un’anima: l’odore del legno, il chiacchiericcio dei tavoli, il via vai dei ragazzi giovanissimi che entrano curiosi e sorridenti. È la celebrazione quotidiana della vita, un’epifania fatta di momenti piccoli che insieme costruiscono la grandezza.
Marika racconta la loro avventura: “Siamo partiti con un’idea semplice: offrire qualità, calore e sincerità. Abbiamo imparato, sbagliato, investito, ma soprattutto abbiamo ascoltato.”
Oggi, quella semplicità è diventata stile. Il Tennent’s è un microcosmo dove ogni elemento dialoga con l’altro: la cucina, la sala, la musica, il sorriso di chi serve una birra con la stessa cura con cui un artista firma un quadro.
Dalla carne alla brace alle cotture a bassa temperatura, dalle materie prime d’eccellenza alle sperimentazioni contemporanee, il locale ha saputo crescere senza mai perdere la propria identità. E ora che il nuovo menù debutta ufficialmente, lo presentano come un manifesto: tradizione e innovazione, gusto e leggerezza, radici e visione.
La serata comincia con la Pinsa Sherwood: base di mozzarella fior di latte, porcini, salsiccia, speck croccante e pomodoro semi secco.
Una goduria al limite della lussuria, eppure perfettamente bilanciata. Croccante e soffice, leggera ma decisa, una sintesi perfetta di sapore e tecnica.
“Abbiamo scelto prodotti di qualità — spiega Marika — perché la materia prima per noi è fondamentale. Poi abbiamo spinto sugli abbinamenti: lo speck dà forza, il pomodoro secco dolcezza e colore. È un equilibrio che racconta noi.”
La accompagniamo con una Paulaner Pils, fresca e beverina: il modo migliore per iniziare, con leggerezza e allegria.
Poi arriva il Big Burger Pulled Pork, un gigante buono che sazia l’anima prima ancora dello stomaco: 220 grammi di hamburger di manzo, più altri 200 di pulled pork sfilacciato a mano, con cipolla caramellata, cheddar, insalata, pomodoro e salsa barbecue.
Un morso e il mondo si ferma. È il panino della felicità, quello che libera endorfine e sorrisi.
In abbinamento, una Tennent’s Scotch da 9 gradi, schiuma compatta, corpo pieno, temperatura perfetta. Un classico che non tradisce mai.
Il finale è pura eleganza: tagliata di angus argentino con colata di formaggi e granella di pistacchio.
La carne è tenera, succosa, la colata di formaggi avvolge, il pistacchio regala croccantezza e un tocco di verde che sa di festa.
Nel calice, la novità del Tennent’s Grill: un Susumaniello realizzato a marchio del locale in collaborazione con le Cantine Apollonio.
Tredici gradi di corpo e carattere, un rosso che parla il linguaggio del Salento.
“Abbiamo deciso di proporre anche un Negramaro e un Rosato — racconta Marika — perché volevamo un vino che raccontasse il nostro territorio e accompagnasse il nostro menù con coerenza e identità.”
Nel frattempo Marco fa le sue incursioni tra i tavoli: un sorriso, un controllo, una battuta. Sullo sfondo, due donne straniere degustano con curiosità e gratitudine: non solo i piatti, ma anche quell’atmosfera familiare che fa parte del DNA del locale.
Intorno, i giovani e giovanissimi che entrano con passo veloce e smartphone alla mano: figli del presente, affamati di emozioni autentiche.
Marika li guarda con affetto: “Ci fanno sognare ad occhi aperti. In loro rivedo noi, all’inizio. La stessa voglia di esserci, di vivere tutto, senza paura.”
Il sottofondo musicale è perfetto: dai Tears for Fears ai REM, da Alanis Morissette ai Van Halen, fino a Neil Young e ai Red Hot Chili Peppers.
Una colonna sonora che racconta 18 anni di storia, di energia, di vita condivisa.
Il Tennent’s Grill è più di un locale: è una famiglia, una comunità, una fiamma che non si spegne.
Dalle cotture lente e precise alle pinse leggere, dai burger iconici alle birre e ai nuovi vini, ogni scelta è fatta con amore, con cura, con una dedizione che trasforma la ristorazione in arte.
E mentre la serata scivola verso la fine, tra i profumi che si confondono con le note di Snow, mi accorgo che in quel luogo c’è tutto: passato, presente e futuro.
Perché diciotto anni non sono solo un numero: sono la prova che quando cucini col cuore, il tempo non passa, si trasforma in storia.
Riccioli di caramelle che si trovavano davanti al Cimitero soltanto una volta l'anno
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