CALL INTERVIEW OFFSIDE PUB

Pubblicato il 2 luglio 2025

C’è chi apre un locale per moda e chi invece lo fa per passione. Maurizio, con il suo Offside Pub, rientra decisamente nella seconda categoria. In un angolo di Milano che sa essere frenetica ma anche intima, ha creato un luogo dove lo sport incontra la birra, e la socialità diventa esperienza. Non un locale patinato, ma uno spazio autentico, pensato per chi cerca qualità, calore e una buona partita da vivere insieme. Abbiamo fatto due chiacchiere con Mao per farci raccontare com’è nato tutto, cosa succede dietro le quinte e quali progetti ha in serbo per il futuro. 

 Partiamo dalle origini. Com’è nato il concept di Offside Pub e che tipo di spazio volevate creare a Milano? 

Volevamo creare un vero pub. Non un locale fighetto o modaiolo, ma un posto autentico dove potersi rilassare, incontrare persone, anche da soli. In Italia siamo molto conviviali, quindi l’idea è unire il calore della socialità italiana con il concetto britannico di pub, dove ti presenti da solo e trovi una comunità. 

 

 Lo sport è centrale nell’identità del locale. Che ruolo ha per voi? 

Fondamentale. Credo che lo sport, se vissuto con spirito sano, sia uno straordinario aggregatore sociale. Qui entrano tifosi di tutte le squadre e convivono pacificamente. Proprio durante l’ultima giornata di campionato abbiamo trasmesso contemporaneamente Juve, Milan e Inter: tutti contenti. 

 

Come gestite la varietà di eventi sportivi in contemporanea? 

Abbiamo 11 schermi, due anche in vetrina. Questo ci permette di trasmettere partite diverse allo stesso tempo. Chi viene per la partita, trova un posto dove vederla bene. Anche quando è pieno, nessuno resta in piedi accalcato — da dopo il Covid, abbiamo deciso di evitare il sovraffollamento. 

 

 Quindi lavorate solo su prenotazione per gli eventi? 

Sì. Quando c’è una partita importante, mettiamo la transenna all’ingresso e chi ha prenotato entra e ha il suo tavolo, cerchiamo di garantire spazio e comodità. 

 
Oltre allo sport, cosa attrae i clienti da Offside? 

 L’atmosfera, la qualità del cibo e delle birre, la cortesia. Abbiamo tanti clienti abituali, anche al di fuori degli eventi. Chi viene una volta torna perché qui si sta bene.  
 
Avete una combo cibo-birra che va per la maggiore? 

Più che combo fissa, la birra chiara è la regina. Nel 2023 il 43% delle birre vendute erano chiare. Le più gettonate? La Hop is back, una lager italiana, la Schmuker Pils, una Pils tedesca, e poi Heineken. L’italiano medio vuole la birra chiara. È come un porto sicuro: vai in India, Brasile o Nuova Zelanda, chiedi una chiara e sai più o meno cosa aspettarti. Le rosse e le scure sono più complesse, possono essere dolci, amare, fruttate... ma la chiara è comfort.

 

Ma come nasce la passione per questo mondo? Come ti ci sei avvicinato? 

Diciamo che mi sono appassionato in primo luogo alla birra intorno ai 14-15 anni. Avevo le prime paghette, andavo nei pub e provavo birre diverse. Poi ho unito questa passione con quella per lo sport e con un percorso professionale nel giornalismo sportivo. 

 
Hai un background nel giornalismo sportivo? 


Sì, all’università lavoravo per un’agenzia stampa. Ci occupavamo di sport minori e collaboravamo con giornali locali per le cronache. Era un lavoro di raccolta dati, interviste, pezzi. Ho fatto questo per quasi quattro anni. Dopo la laurea in Scienze del Turismo ho aperto il mio primo locale con alcuni soci nel 2007. Aveva un concept simile, calcistico\sportivo. Poi ho deciso di aprire l’Offside da solo, con grande soddisfazione della squadra di lavoro che si è creata. Sono ormai 12 anni. 

 

 

Durante l’anno seguite anche eventi sportivi pomeridiani come Formula 1 o MotoGP? 

Certo. Siamo aperti dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 2 di notte. Il sabato e la domenica apriamo a mezzogiorno, proprio per coprire gli eventi sportivi del weekend. Alla fine dello scorso mese, ad esempio, abbiamo trasmesso Bundesliga, calcio olandese e portoghese. C’è sempre qualcosa da vedere. 

 

Quindi vi rivolgete anche molto al pubblico straniero? 

Assolutamente sì. Milano è piena di stranieri, e non solo turisti. La città è diventata una sorta di Disney World globale: noi siamo quelli che ci lavorano, ma non possono permettersi il biglietto. Una tristezza, sì, ma anche una grande opportunità. L’Italia resta il paese più bello del mondo — il problema, semmai, è che è pieno di italiani! (ride) 

 

E Milano nello specifico? 

Da Expo in poi è cambiata tantissimo. È cresciuto il turismo, soprattutto quello sportivo. Milan e Inter portano gente da tutta Europa. Venire a San Siro è un evento. Ogni weekend ho clienti stranieri che mi scrivono per vedere la loro partita e chiedono: “Ci fai vedere anche la Bundesliga, o la Premier?”. E noi cerchiamo sempre di accontentarli. 

 

Hai idee per il prossimo futuro? 

Sì, stiamo lavorando a un nuovo pub, spero di aprirlo entro fine anno. Non avrà lo stesso nome per evitare confusione, ma sarà chiaro che fa parte della stessa famiglia. Il concept sarà sempre quello: sport, birra, atmosfera da vero pub. 

 

Per concludere, quali sono secondo te le sfide più grandi e le opportunità per chi decide oggi di lavorare nel mondo dei pub sportivi in Italia? 
 
Le sfide sono tante, soprattutto perché il mercato è cambiato molto. Oggi devi saper offrire un’esperienza che vada oltre la semplice birra e partita in tv, devi creare un ambiente accogliente, far sentire la gente a casa, e soprattutto saper gestire un team motivato. Poi c’è la sfida dei costi, delle normative, della concorrenza, e anche della crisi economica che non aiuta. Ma le opportunità ci sono eccome, soprattutto per chi riesce a innovare e a intercettare le nuove generazioni, che cercano qualità, attenzione al dettaglio e un’offerta variegata. Il turismo sportivo, ad esempio, è un settore in crescita, specie nelle grandi città come Milano. Chi riesce a capire queste dinamiche e a lavorare con passione ha buone possibilità di successo. Insomma, non è un lavoro facile, ma è un mondo pieno di energie e soddisfazioni se sai come muoverti. 
 
Offside Pub non è solo un locale, è una filosofia diventata ormai un punto fermo nella mappa dei pub sportivi milanesi.  Se è vero che ogni birra ha un suo racconto, qui ogni cliente ha il suo posto in tribuna. 

 

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