A Treviso c'è un bistrot che ti fa sentire a casa tra grandi classici e abbinamenti di cucine straniere

Pubblicato il 8 aprile 2022

A Treviso c'è un bistrot che ti fa sentire a casa tra grandi classici e abbinamenti di cucine straniere

Un concept di locale che esaudisce i sogni di una vita. Una cucina esploratrice di sentieri vecchi e nuovi, per valorizzare le eccellenze scovate a diverse latitudini. Una cantina pregna d'amore e passione verso il mondo, anzi l’universo del vino. Un ambiente disegnato con stile, virtù e conoscenza… Di ciò che piace – davvero - alle persone.

Caffè in Cucina, a due passi dall’Ippodromo di Sant’Artemio e da Villa Margherita, racconta la storia di Michele Mion e sua moglie Giorgia. Ma, soprattutto, declama un presente roseo e un futuro luminoso: quelli di un locale divenuto rapidamente un cult, e destinato a sedurre sempre più avventori provvisti di naso e fortuna per capitare qui dentro. Personalmente, da Caffè in Cucina mi sono regalato aperitivi rinforzati e deliziose cenette, i momenti della giornata in cui il bistrot dà il meglio di sé: ma mi è bastato un solo pranzo per restarne conquistato.


Non solo ogni cena, ma pure ciascun pranzo che si rispetti comincia con un aperitivo di gran classe. Nel mio caso, una bolla che anticipa il sapore frizzante del pasto che mi verrà servito: il “Valentino Brut Elena”, metodo classico di Rocche dei Manzoni, nato nel 1978 come primo spumante delle Langhe, quando non esistevano quasi vini bianchi e lo spumante era un target molto elevato.

L’antipasto che presto arriva ad affiancare questa sontuosa bollicina è poi un inno al sapore mediterraneo: sarde ripiene panate con salsa tzatziki. Considerato il mio amore per il pesce azzurro e quello per la mitica (anzi, mitologica) salsa greca, la chef di Caffè in Cucina riesce a ipnotizzarmi subito il palato, in un tripudio di consistenze, aromi e croccantezze.

“Massimo rispetto per la tradizione, ma la nostra cuoca non a caso vanta grande esperienza all’estero, e ha portato conoscenze ed abbinamenti tipici di cucine straniere in quella che è la nostra proposta food”: con queste parole, infatti, Michele Mion mi spiega questo delizioso e generoso antipasto, che impreziosisce una specialità tipica del nostro mare usando un ingrediente straniero, all’insegna di un abbinamento studiato bene e azzeccato meglio.


Poco dopo, però, tocca a qualcosa di più veracemente italico, un grande classico della nostra cucina di pesce: gli spaghetti alle vongole. Ora, cos’avrà di tanto speciale, direte voi, un comunissimo spaghetto alle vongole? Beh, cominciamo col ribadire che più un piatto è (apparentemente) semplice e diffuso, e più diventa facile sbagliarlo: hai infatti meno margine di errore, e più difficoltà a stupire il cliente!

Eppure, questo piccolo ma amatissimo bistrot a cavallo tra Treviso e Villorba riesce a sorprendermi pure qui: e lo fa anzitutto grazie alla tracotante abbondanza di molluschi che parrebbe quasi voler trasbordare dalla sua sede nel piatto. E’ infatti “impresa” piuttosto agevole (e abusata) presentare il piatto di mare più amato della cucina campana riempiendolo di carboidrati e magari abbondando con l’olietto (chi non si è mai mangiato, in qualche ristorantaccio turistico, i canonici “spaghetti alle vongole” strapieni di pasta che naviga nell’unto fra quattro vongolettine surgelate?); ben altro paio di maniche è prepararlo come da Caffè in Cucina, con vongole fresche e buonissime a dominare la scena.

Ciliegina sulla torta il vino che ci accoppio: il “Delyus” di Marta Valpiani, fiore all’occhiello di una piccola azienda vitivinicola di Castrocaro Terme. Un bianco luminoso, leggero e salato, adatto tanto a questo primo, quanto poi al secondo piatto di mare con cui vado a chiudere in bellezza il mio pranzo.


...I calamari scottati. Più che una ricetta, un’opera d’arte. Qui la chef di Caffè in Cucina dà veramente il meglio di sé, presentandomi una golosità tanto bella da ammirare, con i suoi colori così femminili e primaverili, quanto gratificante da degustare. Un piatto che mangio lentamente, in slow motion, come accadeva nella vecchia pubblicità di una mozzarella. Perché sennò finisce subito.

E' finito. Eh va beh, tanto ci si torna presto. Magari assieme.
 

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scritto da:

Alvise Salice

Con lo pseudonimo di Kintor racconto da anni i miei intrattenimenti. Sport e hi-tech gli amori di gioventù; mentre oggi trovo che viaggiare alla ricerca di culture, gusti e sapori della terra sia la cosa più bella che c'è. O magari la seconda, via.

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