Il continuo "stop & go" per i ristoranti fa più male che bene

Pubblicato il 1 febbraio 2021 alle 15:14

Il continuo "stop & go" per i ristoranti fa più male che bene

Decisioni prese all'ultimo e, a volte, ritrattate. I ristoratori faticano e denunciano una situazione di incertezza totale. L'analisi di Coldiretti

Nel tardo pomeriggio di venerdì 29 gennaio è arrivata la tanto attesa notizia che ha portato in zona gialla quasi tutta l'Italia ad esclusione di Sicilia, Provincia autonoma di Bolzano, Puglia, Sardegna e Umbria. Cosa cambia? Con la zona gialla oltre a trovare i negozi aperti (ma già lo erano) riaprono musei in settimana, mercati, centri estetici e ristoranti (che chiudono alle 18.00).  Le chiusure rimangono confermate per: cinema, palestre, piscine, teatri, e centri commerciali al weekend. Si protrae, inoltre, il coprifuoco alle 22.00. 

Il caos delle nuove assegnazioni

I titolari dei locali hanno quindi potuto tirare un respiro di sollievo. Tuttavia in tutta Italia si lamenta una incertezza continua e i titolari hanno già espresso una profonda preoccupazione per questi continui "stop&go" che fanno più male che bene.

Inoltre, in molte regioni, così come la Lombardia già al centro delle polemiche per l'erronea comunicazione dei dati dei contagiati, fino all'ultimo non si sapeva se si sarebbe passati da arancioni a gialli. Le indiscrezioni fino a venerdì sembravano confermare la colorazione arancione per la regione lombarda che, a sorpresa è diventata gialla.

Inoltre, una volta appreso, si è scoperto solo due ore dopo che il passaggio non sarebbe avvenuto come tutte le altre volte a partire dalla domenica ma a partire da lunedì 1 febbraio. 
Questo ha comportato per molti l'avvio della riapertura, con relative richieste di approvvigionamenti e l'accoglimento di prenotazioni per domenica 31 gennaio, poi annullate. 

La rabbia dei ristoratori

La zona gialla comunque ha permesso di aprire in quasi tutta Italia a pranzo con servizio al tavolo.  Rimane inviariato l'obbligo di chiusura al pubblico dalle 18.00 in poi che va a penalizzare tutto il comparto dei locali serali e notturni. Si concede l'asporto e il delivery a pranzo e a cena. I tavoli devono essere comunque distanziati e non potranno essere sedute più di quattro persone. 

Il problema sono quindi le continue incertezze, le comunicazioni date all'ultimo che non permettono in alcun modo ai gestori di prepararsi al meglio che lamentano una totale mancanza di progettualità. 

Coldiretti: riaprono 293mila bar e ristoranti nelle zone gialle

La grave situazione viene sottolineata anche in un comunicato diffuso oggi, lunedì 1 febbraio, da Coldiretti che fa una stima dei locali riaperti a pranzo con servizio al tavolo o al bancone:  ben 293mila fra bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi comunque sopravvissuti alle chiusure nelle regioni ora classificate in zona gialla. Secondo una stima Coldiretti a riaprire a pranzo sarà l'80% dei locali d'Italia. 

Sottolinea la Coldiretti nel comunicato: "possono restare aperti più di otto locali della ristorazione su dieci presenti nell’intera Penisola (81%) ma tra le regioni che possono beneficiare maggiormente della nuova fase c’è sicuramente la Lombardia che si classifica come la regione con maggior numero di attività presenti con circa 51mila locali, seguita dal Lazio con quasi 39mila e dalla Campania con oltre 33mila." che continua: "Le riaperture di rappresentano una opportunità per il ritorno alla normalità di 47,8 milioni di italiani residenti nelle regioni gialle che sono stati costretti a rinunciare al pranzo fuori casa per svago o per lavoro ma è anche una importante boccata di ossigeno per le attività di ristorazione che si classificano tra quelle più duramente colpite dalle misure restrittive che hanno provocato un crack senza precedenti per la ristorazione nazionale che dimezza nel 2020 il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti su dati Ismea."

Sulla chiusura alle 18.00 ricorda nel comunicato: "Le limitazioni fino alle 18.00 per i bar riducono ulteriormente la sostenibilità economica per giustificare le aperture tanto che in molti preferiscono mantenere le serrande abbassate. Lo stop and go delle ordinanze per le aperture e le limitazioni presenti creano infatti ostacoli alla programmazione delle attività che si fondano su acquisto e vendita di prodotti deperibili. Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione ma serve anche una riflessione sulla possibilità di apertura serale dei ristoranti anche alla luce delle importanti misure di sicurezza adottata, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso."

Photo Credits: Photo by Dan Gold on Unsplash

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scritto da:

Irene De Luca

Agenda, taccuino, registratore e macchina fotografica. Attenta alle nuove tendenze ma pur sempre “old school inside", vago alla ricerca di ispirazioni, di colori, di profumi nuovi per raccontare una Milano che poi tanto grigia non è.

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