I 10 cibi da strada per sentirsi davvero romani

Pubblicato il 29 settembre 2021

I 10 cibi da strada per sentirsi davvero romani

La tradizione popolare sostiene che nessuno può dirsi veramente romano se non ha calpestato almeno una volta nella vita i tre gradini di Regina Coeli, il carcere che si affaccia sul lungotevere. La verità è che la cittadinanza nella capitale bisognava sudarsela già ai tempi di Giulio Cesare, ma sfumate le glorie imperiali oggi anche l’integrazione è più semplice. Per esempio, ci si confonde facilmente tra i ‘cives’ dimostrando di conoscere il ‘panem’ del ‘populus’, che la barbarica contaminazione dei secoli successivi trasforma in ‘street food’. Questi 10 sono tradizionali e bisogna saperli mangiare camminando e anche sciorinare a menadito, come le tabelline.

Pizza & mortazza


Ma quanto è buona la pizza bianca del fornaio, quella appena appena alta che si può farcire, asciutta sotto e bella unta sopra, con i granelli di sale grosso? E quanto la mortadella “tagliata fina fina” come raccomandava Funari la completa e la esalta? Beh, se non avete mai assaggiato quella fatta apposta di Elettroforno Frontoni avete perso qualcosa: va in cottura con uno strato di sesamo che avvolge con il suo profumo tostato, e la rende ancora più croccante sotto i denti. Commovente. 
Elettroforno Frontoni, Via Ostiense 387, Roma. Tel. 0645619534

Diamoci un taglio


Se Napoli detta legge sulla pizza al piatto, Roma è la regina della pizza al taglio. Non ce n’è per nessuno, croccante, asciutta, ben condita, non è una focaccia, non è una piadina, è unica e va mangiata rigorosamente qui. Quella più premiata è di Gabriele Bonci, che del suo Pizzarium ha fatto un vero tempio dell’arte su teglia. Innovativa, con topping creativi e gourmet, o super classica in versione margherita, comunque si sceglie ci si azzecca. 
Pizzarium,via Della Meloria, 43 Roma. Tel. 0639745416 

Il gioco delle coppiette


Tipiche di Roma e dei Castelli, le strisce di carne essiccata e condita erano il trucco degli osti per far bere di più gli avventori. Salate e piccanti, originariamente erano fatte di carne di asino e cavallo, che venivano macellati quando diventavano troppo vecchi per lavorare. Oggi stanno tornando di moda, e a ragione: sono gustose, magre, sfiziose, e comode da mangiare anche camminando. Sono per lo più di suino, esistono in versioni più o meno piccanti. Buonissime quelle di Focacci, a via della Croce.
Salumeria Focacci, via della Croce 49. Roma. Tel. 066791228

Non chiamatelo panino


Ogni località d’Italia ha i suoi pani tipici. A Roma c’è la ciriola. E’ un pane che ha la forma del chicco di grano, la crosta croccante ma non troppo, mollicosa ma non troppo, insomma, l’ideale per ospitare ripieni ricchi e succulenti (il populus sapeva mangiare), che ammorbidivano e inzuppavano il tutto. Sempre più difficile da trovare nei normali panifici, Dar Ciriola al contrario svetta su un mare di scialbe rosette, con i sughi morbidi e saporiti della cucina romanesca, dal picchiapo alla pajata, dalle polpette di lesso alla porchetta di Ariccia. E tanti tanti altri.
Dar Ciriola, via Pausania 2a. Roma. Tel. 0621702636

Il triangolo della felicità


Non è esattamente storico, ma ha bruciato tutte le tappe diventando uno dei must have per il mangiatore seriale di strada. Parliamo naturalmente del Trapizzino, creazione del maestro pizzaiolo Stefano Callegari, una tasca di pizza - però a doppia cottura per mantenere la croccantezza anche all’interno-, viene riempita di ogni ben di Dio. Basta guardare mentre gli addetti affondano i mestoli nelle pentole con i sughi che sobbollono e borbottano per iniziare a salivare. Oggi Roma il mondo lo conquista così, lo prende per la gola.
Trapizzino. Piazza Trilussa 46, Roma. Tel. 065817312

Sua maestà il baccalà


Vero che fritta è buona pure una ciabatta (detto popolare), ma se proprio si ha voglia di qualcosa di sfizioso tanto vale fare una passeggiata in centro, lungo via dei Giubbonari e fare una sosta gustosa dal ‘filettaro’ per antonomasia, che resiste da tempo immemore all’angolo interno della bella piazzetta dei Librari. I pochi tavolini sulla zona pedonale antistante non tradiscono la mission del luogo, che è il baccalà fritto in pastella, da mangiare assolutamente con le mani. CI si scottano le dita perché escono bollenti in continuazione dalla cucina, e ci si unge perché la goduria è ‘maxima’, ma uno tira l’altro fino a scoppiare.
Filetti di Baccalà. Largo dei librari 88. Roma. Tel. 066864018

Croccano e filano


Tranquilli non ce ne siamo dimenticati. E come non inserire nell’elenco del cibus romanus per eccellenza il supplì, la crocchetta di riso impanata e fritta? Eppure il supplì non è nato a Roma, ma a Napoli, in periodo di dominazione angioina. Il nome infatti viene dal gallico ‘surprise’, e la sorpresa altro non era che quel tenero e caldo cuore di formaggio filante che ne ha decretato il trionfo. Roma poi, che da sempre fa proprie tradizioni esistenti e le migliora (diciamolo pure), ha arricchito e inserito il supplì nella sua tradizione gastronomica portandolo a quel piccolo capolavoro che è oggi. C’è in tutte le versioni possibili da Supplizio.
Supplizio. Via dei Banchi Vecchi 143, Roma. Tel. 0689871920

Cuore di panna


Qui invece la paternitas la reclamiamo tutta: il maritozzo è nato a Roma, nell’antichità, ed era un dolce funzionale. Quella forma tondeggiante e soffice soffice era perfetta per nascondere piccoli doni dei fidanzati per le loro future spose. Rispetto alla ricetta originale, che prevedeva nell’impasto alle uova, burro e miele anche pinoli e uvetta oggi è diffusa una versione più semplice, di solo impasto lievitato e ricoperto di una leggerissima glassa di zucchero. Salvo poi tagliarlo per il lungo, e riempirlo con una generosissima palettata di panna montata, preferibilmente non zuccherata, ma non stiamo a guardare troppo per il sottile.
Pasticceria Regoli dal 1916. Via dello Statuto 60, Roma. Tel. 064872812

Il mio forno è leggenda


Nel cuore dell’antico ghetto ebraico di Roma se vedete una fila, non esitate e guadagnate un posto. Siete probabilmente davanti allo storico forno Boccione, che da generazioni produce dolci e dolcetti tipici della tradizione giudaico-romana. E’ diventato (giustamente) famoso per la crostata ricotta e visciole, ma chi si è lasciato incuriosire dalle tante altre cose sui banconi di marmo potrebbe aver incontrato la Pizza di Beridde, o pizza ebraica. Si tratta di un biscotto morbido a base frutta secca, frutta a guscio e canditi, senza latte né uova, cotto in forno, che per tradizione veniva preparato per la cerimonia di circoncisione dei bimbi ebrei (Brit Milà). E’ un trionfo di sapori, consistenze, non troppo dolce ma ricchissimo e molto, molto sostanzioso.
Boccione l’antico forno. Via del Portico d’Ottavia, 1. Roma. Tel. 066878637

Gratta gratta


Primato romano anche per la grattachecca che guai a chiamarla granita! ‘Checca’ era il nome dialettale dei blocchi di ghiaccio che si usavano per abbassare le temperature nelle madie in cui si teneva il cibo deperibile quando i frigoriferi non c’erano. La grattachecca è proprio ghiaccio tritato a neve sul momento, davanti al cliente, con una speciale lama. Basta aggiungere sciroppi e pezzettoni di frutta fresca, e il dessert più romano e dissetante che esista è pronto. Si trova solo in alcuni chioschetti specializzati, che la fanno da tempo immemore secondo tradizione. Diffidare delle imitazioni.
Sora Mirella. Lungotevere degli Anguillara (davanti all’Isola Tiberina), Roma. Tel. 3887356169

  • MANGIARE CON LE MANI

scritto da:

Anna Tortora

Sono giornalista perché mi piacciono le persone e amo ascoltare quello che hanno da dire. Scrivo di molti argomenti, ma il cibo e il vino sono collegati alle emozioni, e dietro a un nuovo locale c’è sempre una bella storia e un’idea da condividere.

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