​Asiago accende i Giardini di Natale nel cuore dell’altopiano

Pubblicato il 14 novembre 2025

​Asiago accende i Giardini di Natale nel cuore dell’altopiano

I Giardini di Natale sono arrivati ad Asiago e resteranno aperti fino al 6 gennaio. Il centro storico si è trasformato in un villaggio di casette di legno, luci e musiche che seguono il ritmo calmo dell’inverno. Per le prime settimane di novembre l’apertura resta confinata ai sabati e alle domeniche, dalle 10 alle 19. Dal 6 dicembre scatta l’orario quotidiano, con l’unica eccezione del giorno di Natale, quando le bancarelle si accendono solo nel pomeriggio.

La mappa si concentra attorno a Piazza Carli, Piazza Duomo e Piazza II Risorgimento. Lì si muove un pubblico in cerca di regali, o semplicemente di qualcosa da guardare mentre l’aria si raffredda. Le casette espongono addobbi in vetro, legno e ceramica, tessili, feltro, bigiotteria, cosmetici naturali, oggetti per la casa. Tra gli stand compaiono presepi, carillon, candele, lanterne, correnti artigianali che mescolano suggestioni celtiche, orientali e fantasy.

La linea gastronomica è esplicita: formaggi e salumi dell’Altopiano, confetture e conserve senza zuccheri aggiunti, panettoni, biscotti, crostate con marmellate biologiche. Ci sono polenta calda, funghi, taglieri di malga, pizzette. Per scaldare il giro: vin brulè, bombardino, tisane, cioccolata. I dolci tengono banco con frollini, strudel, crêpes. I bambini cavalcano una giostra e tengono d’occhio la comparsa di Babbo Natale, che si aggira tra le casette a caccia di letterine.

L’unicità dell’appuntamento sta nella stratificazione: artigiani locali, presidi gastronomici di montagna, un nucleo di realtà storiche e l’intrusione di stili provenienti da lontano. Quando arriva la neve, il quadro cambia tono e i Giardini sembrano una cartolina. E per molti basta quello: passeggiare, guardare e scaldarsi le mani su un bicchiere di vin brulé.

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scritto da:

Damiano Fantuz

Amo la musica alternativa e trovo che negli anni Ottanta tutto fosse più bello. E amo Venezia e le sue osterie. Forse quello che mi piacerebbe di più sarebbe frequentare quelle stesse osterie, ma negli anni Ottanta

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