Il ristorantino di pesce alle porte di Treviso: cucina leggera, uso ridotto di grassi e filosofia no-waste

Pubblicato il 7 luglio 2025

Il ristorantino di pesce alle porte di Treviso: cucina leggera, uso ridotto di grassi e filosofia no-waste

A tavola, come nella vita, ho da sempre le idee chiare: annoiarsi mai! E da Condividere Osteria ho trovato una cucina che non stanca, anzi, ti sorprende con abbinamenti spaziali e inaspettati. Il ristorantino di pesce che guarda sulla Noalese, a pochi passi dal centro di Zero Branco, ha messo alla prova tutti i miei sensi che, alla fine della cena, erano concordi su una cosa, qui ci dobbiamo tornare per forza. Ti racconto la degustazione di 8 portate scelte per me da Rocco Tosatto, chef e titolare di Condividere Osteria.

L’accoglienza


La location è sobria, le tinte sono tenui, la mise en place minimale. Ma non posso fare a meno di notare i vasetti a centro tavola, con le rose fresche, i sottoposate e i piatti, che scopro essere opera di una ceramista della zona e del famoso laboratorio Moras di Porcia. Nonostante l’aspetto semplice, che ricorda lo stile di un moderno bistrot, nulla è lasciato al caso. Mi siedo al tavolo con vista sulla scaffalatura di bottiglie, etichette rigorosamente naturali, e inizio la mia esperienza sorseggiando un ottimo Franciacorta di una piccola azienda.

Prima portata: l’entrèe


Il piatto è una tavolozza di colori. C’è la carota in agrodolce, arancione, con gelèe alla liquirizia; poi la tartelletta di farro con crema di basilico e finocchio, verde, che quasi si scioglie in bocca. Infine, un cucchiaino di baccalà mantecato, bianco, ruvido al palato e morbido nel gusto, che sa di mare. Il vino ha esaltato i sapori degli assaggi, sprigionandone il retrogusto più nascosto. Mi viene servito anche il pane, ancora caldo, preparato con farina integrale e semi, e i grissini con buccia di limone e formaggio Comté fatti in casa, croccanti e dal sentore agrumato.

Seconda portata: l’antipasto di crudo


Ammetto che non sono una grande amante del pesce crudo, ma non potevo certo rifiutare la proposta di Rocco di servirmi una ricciola di ben 9 chili pescata in laguna: tre fettine di carpaccio accompagnate da salsa ponzu e un gelato di prugnole selvatiche dal gusto acerbo. Il pesce è un burro, ti porta al mare, ma senza spingere troppo sull’acceleratore… Buona anche solo con un filo di olio, ma giustamente arricchita dal bilanciamento ben riuscito tra la salsa ponzu, più salata, e il gelato. È un piatto così fresco e leggero che un boccone tira l’altro.

Terza portata: l’antipasto affumicato


Il leggero profumo di affumicato che sento provenire dal piatto ancora prima di vederlo mi ha già conquistata. Come terza portata mi vengono serviti i gamberoni di Sicilia scottati e serviti con le taccole su spuma di bergamotto e salsa di miso. I crostacei sono stati appena scottati - tanto che dentro sono ancora morbidi . sul barbecue che lavora con il legno di cocco, capace di conferire alla materia prima un’affumicatura più delicata che non altera il gusto. La crema di miso è stata realizzata con il pane che andava vecchio, nel rispetto della filosofia del no-waste. Se la spuma, leggermente asprigna, bilancia il gusto affumicato, la salsa equilibra l’aspro. La chicca? La foglia decorativa di nasturzio, del giardino di Rocco.

Quarta portata: l’antipasto vegetariano


Hai presente la caprese? Qui la ricetta è stata riletta per trasformare un piatto semplice in una raffinata proposta che mantiene vivo il legame con le materie prime locali. Il piatto è composto da pomodoro Nasone di Cavallino alla brace, spuma di bufala, noci di Macadamia tostate e polvere di olive disidratate. In più, diverse varietà di erbe, la limoncina, l’acetosella, la salvia ananas e la menta africana. È servito ancora caldo, tant’è che mi sono dovuta sbrigare a fare le foto, prima che la spuma si sciogliesse. Il pomodoro, appoggiato sull’olio verde preparato con le foglie di fico, è molto dolce e, insieme al basilico, mi fa sentire a casa. Si tratta di un piatto della terra e della tradizione italiana, rivisitato nell’aspetto e anche negli ingredienti.

Con tutto questo cibo, mi stavo quasi scordando di bere. Ma rimedio subito, lasciandomi guidare nella scelta di un bianco, il Soave della cantina Zambon, che produce vini nati da uva di suolo vulcanico e che, quindi, sono più sapidi, tendenti all’acidulo e con sentori minerali.

Quinta portata: la pasta fatta in casa


Si entra nel vivo, anche se ormai le mie papille gustative sono in uno stadio di estasi costante. Da amante dei carboidrati e del verde, mi si illuminano gli occhi quando mi vengono servite le tagliatelle alle foglie di fico con ragout di tracina, gallinella di mare e scorfano e bottarga d’uovo. La pasta fatta in casa è testimonianza lampante della filosofia no-waste del ristorante.

Il ragout di mare è preparato con i pesci piccoli di laguna, cotti in forno lentamente, spinati e spolpati. Il profumo che viene dal piatto è fresco e intenso allo stesso tempo, il gusto, invece, delicato. La bottarga d’ovo, che non è altro che l’uovo essiccato sotto sale e poi grattugiato come si fa con il Parmigiano, dà colore al piatto ed è il dettaglio che sa fare la differenza.

Sesta portata: il secondo ai ferri


Less is more. Me lo ha insegnato questo piatto. Calamari ai ferri e zucchine marinate su salsa al nero di seppia e olio di fico. I calamaretti cotti al vapore a bassa temperatura e poi finiti alla brace sono morbidi e saporiti e contraddistinti da quell’irresistibile sentore di affumicato dato dal legno di legno utilizzato per il barbecue. L’olio di fico, ancora una volta, dona al pesce un sapore unico; il nero di seppia, denso e leggermente salato, regala ai calamari la giusta sapidità. Il piatto, di per sé semplice, è stato valorizzato attraverso un’attenzione particolare alla preparazione e al giusto abbinamento degli ingredienti.

Settima portata: il secondo fusion


Per l’ultimo piatto salato, sono salita in barca e ho raggiunto il Giappone. Ad attendermi, il transetto di ricciola giapponese servito con bieta saltata, cremoso di piselli e salsa tosatsu, rivisitata all’italiana. La preparazione, che nel Sol Levante si usa per accompagnare il maiale fritto, è stata preparata a partire da un’infusione di soia, olio extravergine di oliva, aceto di riso, succo di lime, rosmarino, aglio, cipollotto, miele e zenzero. Difficile distinguere tutti i gusti ma speciale vedere lo chef arrivare al tavolo con il pentolino e versare la salsa sopra la ricciola proprio davanti ai miei occhi di nuovo affamati. La salsa è ricca di aromi, la ricciola, di un bel colore rosa, sa proprio di mare. La crema di piselli, più delicata, smorza il gusto sapido degli altri ingredienti. Un piatto dai sapori più decisi e spinti rispetto al precedente, che mi ha mostrato un’altra faccia della cucina di Condividere.

Ottava portata: il dessert multi-texture


Il dessert è anche il piatto preferito di Rocco. Non è stato complicato capire il perché. Si tratta di una panna cotta all’alloro con pepite di cioccolato bianco tostato in forno, rabarbaro confit, zuppetta di rabarbaro e sorbetto pere, cannella e mandarino asiatico, con l’aggiunta finale di un goccio di sambuca. All’aspetto, mi ricorda la primavera, vuoi per i fiorellini di campo, vuoi per i colori pastello, vuoi per la consistenza morbida che richiama un tappeto di erba soffice. Lo chef e autore del piatto mi consiglia di “scavare” fino in fondo, per assaggiare in un solo boccone tutte le consistenze del piatto, a cui corrispondono altrettanti sapori. Se all’aspetto mi aspettavo un gusto delicato, al palato è stata un’esplosione di sapori, una nuvola dolce che ha stuzzicato la mia fantasia.

A sorpresa… La nona portata


Proprio quando pensavo che la degustazione fosse terminata, mi coglie di sorpresa un ultimo piatto speciale, la Lemon Cake nella versione gourmet di Rocco. Alla base, un morbido di mandorle e agrumi, che ricorda un po’ la torta Camilla; poi, una ganache alla salvia, cremosa e del candido colore del burro, smorzata dal sapore fresco e quasi acidulo del sorbetto ai frutti gialli (ananas, mango e frutto della passione), ovviamente fatto in casa con la frutta fresca. Per finire, una cialda a forma di foglia alla noce moscata e un gel agli agrumi dal gusto intenso. Anche qui si sentono chiaramente tre consistenze, la base soffice, la crema densa e il sorbetto spumoso. Un dessert colorato alla vista e vivace al palato.

Ho adorato quando, insieme al caffè, mi sono stati portati tre biscottini di pasta frolla alle mandorle e con il caffè macinato. Sono stati la coccola finale di una cena che ho vissuto come un abbraccio caldo di colori, profumi e sapori. Una progressiva scoperta e la conferma tangibile della filosofia appassionata di Condividere Osteria.

Condividere Osteria
Via Noalese, 49/d - Zero Branco (Treviso)
Tel: 3289539694

  • RECENSIONE
  • RISTORANTE DI PESCE
  • DEGUSTAZIONE

scritto da:

Annalisa Toniolo

Abitudinaria e noiosa, a tratti eccentrica e briosa: bipolare, forse. Quella dell’aperitivo delle 18.30 spaccate nel solito posto, ma anche quella che, nel cenare due volte nello stesso locale, ci vede un’occasione sprecata. A dieta, sempre, ma solo dal lunedì al venerdì.

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