Un sogno coltivato in un momento difficile, curato a distanza e trasformato in realtà. Un boutique restaurante che sembra un salone di casa, dove si possono degustare vini di tutto il mondo prima di ordinarli e dove si può cenare affidandosi totalmente alle mani dello chef.

Questo è La Chicca, nuovo ristorante in Sant'Ambrogio a Firenze, aperto e curato da Napolon "Napi" Osmenaj e Vittorio De Mena. Li abbiamo incontrati per farci raccontare come tutto ha avuto inizio e qual è la loro filosofia di accoglienza e ristorazione.

Napi, quando nasce La Chicca e perché si chiama così?

N: Durante il periodo della pandemia, quando non sempre si riusciva a lavorare e noi passavamo lunghe serate su un muricciolo vista Arno. Ci ripetevamo: "E se aprissimo un locale tutto nostro?". E continuavamo a dire: "Dovrà essere proprio una chicca". Poi è passato del tempo. Io fui multato perché mi trovarono fuori casa senza certificazione e all'istante feci un biglietto per Londra.

E Vittorio, intanto?

V: Io sono rimasto a Firenze, avendo famiglia. E per fortuna dopo un po' ho ricominciato a lavorare, in un ristorante dove ho passato vent'anni e dove ho visto arrivare, giovanissimo, Napi. Per questo non mi ha sorpreso che se ne sia andato a Londra, lui è fatto così, è alquanto impulsivo. Pensa che il primo giorno che l'ho conosciuto già se ne voleva andare, solo perché aveva fatto cadere una scaloppina dal piatto. Comunque, mentre era a Londra abbiamo continuato a sentirci e a progettare La Chicca.

E La Chicca deve qualcosa a Londra, giusto?

N: Assolutamente. Ho toccato con mano realtà che sono state d'ispirazione per la nostra creatura, a partire dall'idea che non dovesse essere solo un posto dove mangiare, ma dove trascorrere del tempo di qualità, fare una degustazione in cantina o una cena al buio. Alcuni dettagli e complimenti d'arredo e la playlist li ho "portati" con me da Londra.

Cosa ha detto Vittorio a Napi per farlo tornare?

V: Gli ho detto: "Vieni, torna". La Chicca era un chiodo fisso e una volta che il mondo è ripartito, dopo la pandemia, noi abbiamo accelerato le operazioni.

Qual è il vostro concetto di ospitalità?

N: Il nostro è un approccio fresco, come fresca è la cucina. Non imponiamo limiti di tempo agli ospiti, se uno rimane ha piacere a rimanere. E' come ospitare qualcuno a casa, se uno rimane tanto vuol dire che sta bene. 

Poi ci sono le degustazioni in cantina...

N: Ci piace molto anche l'idea di portare gli ospiti in cantina, far provare e raccontare lì i vini: un'esperienza alternativa alla semplice consultazione della wine list. Ci sono anche bottiglie firmate dagli ospiti che vengono qui. E per un po' di tempo la bottiglia rimane. Ci piace anche dare l'opportunità di proporre tutti i vini al bicchiere, grazie al sistema Coravin.

E in cucina?

V: Tutto è preparato nella nostra cucina: schiacciata, dolci, pasta, che siano gnocchi, tagliatelle, pappardelle. E l'ospite percepisce che dietro ogni proposta c'è studio, attenzione, lavoro. La stessa idea della cucina a vista crea connessioni con chi è seduto a tavola. Mi ha sempre incuriosito l'idea di sapere cosa dicono gli ospiti quando provano un piatto e da qui riesco un minimo a percepirlo dal linguaggio del corpo. Lo stesso servizio è easy, informale: io spesso esco dalla cucina, vado a tavola, saluto i clienti. Questo piace molto.

Il menu è sacro è intoccabile?

V: No, assolutamente. E' un boutique restaurant anche per questo. Se arrivi e mi dici: mi piace lo gnocco, il branzino e quest'altro ingrediente, si può fare un piatto su misura? Certo, provvediamo. La stessa cucina è accogliente: una cliente una volta è entrata a vedere come si sfilettava il pesce. Le persone vogliono essere coinvolte, anche nei ristoranti di alto livello.


La Chicca Boutique Restaurant
Via dei Macci, 79 r - Firenze
Telefono: 0550517094
 

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