Sala e cucina: Binomio perfetto al ristorante Malipiero di Mestre
Pubblicato il 15 febbraio 2017
Seduta davanti al caminetto mi sente subito coccolata, anzi quasi quasi mi devo trattenere dalla tentazione di allungarmi sulla sedia, e appoggiarmi alla mensola del camino per godermi tutto il tepore. E' questa sensazione di benessere e di informalità al centro del servizio dell'Hotel Villa Barbarich e del Ristorante Malipiero. Lo capisco ancora meglio quando lo chef Riccardo Enzo e il maître Giancarlo Gardin, nonostante sia quasi ora di cena, si siedono amabilmente con me per conversare.
Quali sono state le tappe principali della vostra professione prima di arrivare qui?
Giancarlo: Ho frequentato la scuola alberghiera di Abano, poi sono stato direttore di villa Emo a Vedelago (TV). Poi sono stato molto a Roma, prima come direttore della Terrazza Caffarelli al Campidoglio (ho organizzato il ricevimento del matrimonio di Ramazzotti e del G8), e poi sono stato direttore della famosa Buvette alla camera. Sono tornato in Veneto per dirigere il ristorate Giovanni Rana a Verona prima di diventare il maître di Villa Barbarich.
Riccardo: Ho studiato alla scuola alberghiera di Jesolo, ma sapevo già il mestiere perché entrabi i mei zii erano ristoratori. La mia prima esperienza come executive chef è stata per L'Holiday Inn di Quarto d'Altino nel 2001. Ho lavorato in Francia all'istituto Vatel di Nîmes , e poi nei grandi ristoranti veneziani: da quello dell'Hotel Gritti, al ristorante Monaco, fino alla cucina dello storico Do Forni.
Con quali parole definireste il ristorante Malipiero?
Giancarlo: Qualità
Riccardo: Territorio e stagionalità
Molti ospiti del vostro ristorante sono stranieri, che differenza c'è tra loro e gli italiani nei confronti della cucina?
Giancarlo: Gli italiani ascoltano e si fanno consigliare i piatti e i vini con piacere, mentre gli stranieri, in genere, preferiscono optare per vini e per piatti che conoscono già o che hanno già sperimentato. Anche sulla scelta dei vini, ad esempio, trovo molto difficile proporre loro un produttore eccellente se non è tra quelli che importano all'estero.
[n.d.r., nel frattempo chef Riccardo annuisce]
Qual è la cosa di cui siete più fieri riguardo Villa Barbarich?
Riccardo: L'idea, nata dalla volontà della proprietà, di far sentire i clienti a proprio agio come se fossero a casa, a volte i pranzi durano anche fino alle sette di sera perché agli ospiti viene servito tutto con calma e nessuno sprepara la tavola prima che i commensali abbiano deciso di alzarsi.
Giancarlo: Il nostro personale di sala è molto affiatato, siamo riusciti a creare un gruppo coeso sugli stessi ideali, che mettono il cliente al centro e che fanno di tutto perché si rilassi e non si senta intimidito dalla bellezza e dal lusso che pure questa struttura offre.
Il tocco in più del vostro ristorante?
Riccardo: In cucina prepariamo piatti territoriali e stagionali, ma sono molto attento a far sì che i sapori risultino sempre decisi e gustosi. I nostri piatti hanno sempre una fisionomia ben precisa, e vedo che questa cosa viene apprezzata.
Giancarlo: La saletta privé per due persone, ogni sera quando qualcuno la prenota chiudiamo le porte e lasciamo ai nostri ospiti tutta la privacy che desiderano, per chiamarci possono usare un campanellino e noi restiamo a disposizione.
A guardare bene gli stucchi, gli affreschi, la cura nel tovagliato e nella preparazione della sala da pranzo mi rendo conto che è difficile scegliere un solo motivo per cui questo ristorante è da consigliare. Quando saluto Giancarlo e Riccardo per farli tornare alle loro rispettive mansioni sono felice: la mia città sta diventando un po' più bella grazie a loro.
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scritto da:
Filologa, ma sto tentando di smettere con una terapia d'urto a base di ristoranti. Per passione cucino, scrivo ricette, (in)seguo gli chef e cerco ristoranti capaci di tenere testa alla mia indole ipercritica da signorina Rottermeier.
Via Molino Ronchin 1, Venezia (VE)