C'era una volta Roma. Ecco le vere trattorie storiche della Capitale

Pubblicato il 26 novembre 2018

C'era una volta Roma. Ecco le vere trattorie storiche della Capitale

Roma e la cucina tipica romana sono legate a stretto giro così come capita per ogni città e regione italiana. O forse di più. Sì perché il romano ama la sua cucina tradizionale, la ama tanto da onorarla spesso preparando in casa manicaretti che vanno dalla carbonara alla cacio e pepe, passando per l’abbacchio alla scottadito e finendo in un fumante piatto di polpette al sugo. La ama tanto da cercarla spesso anche fuori casa, quando magari la domenica porta la famiglia a pranzo fuori. Non è raro trovare tavolate di amici che si interrogano sui metodi di preparazione e gli ingredienti usati per le ricette più gettonate e guai a dire che mettete la cipolla nell’amatriciana o la panna nella carbonara, men che meno che usate la pancetta per fare la gricia! A Roma le trattorie tipiche non si contano e comunque i richiami alla nostra tradizione culinaria sono presenti in molti dei ristoranti della capitale. Tra le trattorie, alcune godono però del privilegio di essere “storiche”, di avere una tradizione di decenni alle spalle che gli vale la fiducia del cliente, la fama tra i turisti e tra chi vuole mangiare romano, facendolo bene. Oggi ti parlo di alcune di queste.

Tradizione e Rivisitazione

Era il 1960 quando Sergio aprì la Bottega Trattoria De Santis a due passi dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Oggi sono i nipoti di Sergio – Federico e Davide - e loro cugino Stefano a gestirla con un discreto successo. Quando si entra non pare di stare nella solita trattoria tipica romana. L’ambiente è raffinato e l’atmosfera sui generis, ma la romanità la si ritrova tutta nel piatto. Se ci vai a mangiare ti do un suggerimento che val bene una cena: la loro carbonara, prodotta con ingredienti di primissima qualità, si distingue e vi spingerà a ritornare! Ad onor del vero ci tengo a precisare che la cucina non sforna solo ricette tipiche romane (un esempio è la loro rivisitazione della caponata siciliana, amatissima dai clienti). Ovviamente il menù non ha solo piatti di terra ma anche di mare (assolutamente da provare le loro alici fritte, croccanti e sfiziose, una tira l’altra). Tra i dolci, fossi in voi proverei il tris di tiramisù (al caffè, alle visciole e al limoncello), poi non dirmi che non ti avevo avvertito…

Un “monumento” della cucina romana

Era il 1961 quando Armando Gargioli apriva, proprio dietro al Pantheon, il ristorante che porta ancora oggi il suo nome: Armando al Pantheon. La fama di questo locale è più che meritata e i riconoscimenti continuano ad arrivare (e ne è un chiaro segnale il fatto che siano presenti, per il terzo anno consecutivo, anche sulla guida Ristoranti d’Italia 2019 del Gambero Rosso con la votazione massima: i tre gamberi). Oggi con il figlio di Armando, lo chef Claudio Gargioli delizia i clienti avventori passando, con i suoi manicaretti, dalla tradizione romana alle delizie rivisitate (come i bocconcini di vitella ai sentori di sottobosco con tartufo mirtilli e lamponi). A seconda del giorno della settimana puoi trovare la lasagna (il Sabato) il Baccalà (il venerdì) ma attenzione a non decidere di mangiare da Armando la Domenica perché lo troverete chiuso!

Romanità a Trastevere

Spesso mi viene chiesto cosa mangiare e dove mangiare quando ci si reca in zone altamente turistiche della mia città, una fra tutte: Trastevere. Beh, è proprio qui che è stata aperta nel 1968 dal Sig. Bruno, La Tavernaccia, un ristorante in cui andare sul sicuro, che propone ai suoi clienti delle chicche che meritano di essere citate. Oltre a una selezione di formaggi tipici laziali, troviamo prosciutto di montagna tagliato a mano accompagnato dalla focaccia cotta nel forno a legna, da mangiare in alternativa al pane. Sì perché la Tavernaccia non offre solo cucina espressa ma anche pizza romana. Nel forno poi, vengono cotti anche l’abbacchio con le patate e il loro rinomato maialino (servito sempre con le patate). Da leccarsi i baffi.

Un nome un indirizzo

Ed ecco un secondo nome di tutto rispetto in fatto di ristorazione romana in quel di Trastevere: lo dice il nome stesso, al 29 di Via Dei Vascellari trovate la trattoria Da Enzo, eletta Migliore Trattoria di Roma 2019 dalla guida I Cento. Qui il menù è essenziale, pochi piatti per ogni portata che vanno a stuzzicare le voglie di cucina romanesca dei clienti. Una nota meritano i prodotti utilizzati in cucina, tutti di altissima qualità (il parmigiano è Reggiano di Vacche Rosse, 36 mesi di stagionatura, le uova sono biologiche della rinomata azienda agricola San Bartolomeo, il pepe nero di Sarawak). Gricia, coda alla vaccinara e una conclusione in bellezza con mousse al mascarpone con fragoline di bosco, giusto per suggerirvi un menu. Che dite, accettate il consiglio?

Chicche e romanità

Aperto nei primi anni ’50 a Monteverde da Anna e Vittorio come Trattoria della Palma è con l’arrivo del figlio Cesare alla conduzione della Trattoria che il nome diventa l’odierno Cesare al Casaletto. Tra gli antipasti si dice un gran bene delle polpette di bollito, ma pare che il must siano le crocchette di melanzane, poi i primi, dove vanno forte gli gnocchetti fritti serviti con salsa cacio e pepe, una chicca di Cesare. Tra i dessert, consigliati il millefoglie con crema pasticcera e i Cesarotti, un mix di assaggi dei dolci proposti.

Cucina romana nel cuore di Testaccio

Nel rione di Testaccio troviamo la Trattoria di Felice a Testaccio, che fa cucina romana dal 1936. L’ambiente è allegro e caotico, i camerieri corrono a destra e a manca dietro alle richieste dei clienti, con in mano piatti fumanti. Il menù, romano dalla testa ai piedi, ruota a secondo del giorno della settimana. Top i tonnarelli cacio e pepe, piatto per cui il locale è famoso in tutta Roma. Assolutamente da provare anche la carbonara e – tra i secondi – le polpette al sugo e l’abbacchio al forno. Tra i dolci, un bicchiere di tiramisù con la deroga di un biscotto di frolla al posto del classico savoiardo è un azzardo ben riuscito.

Mangiare sull’Isola Tiberina

Sul ponte che collega Lungotevere all’Isola Tiberina trovate la storica Trattoria Sora Lella. Aperta nel 1959 dall’altrettanto famosa sorella di Aldo Fabrizio, la trattoria conserva delle ricette di famiglia tramandate da decenni come le polpettine di nonna Lella, un vero must: polpette di vitella impastate con buccia di limone, noce moscata, prezzemolo e cotte in un sughetto di pomodoro e origano ma consigliati anche la coda alla vaccinara, l’ossobuco e la parmigiana di melanzane. La scelta del menù è ampia ma se vuoi puoi spaziare tra i vari menù degustazione: tipico romano, di pesce e ce n’è pure uno che accontenta i vegetariani. In carta anche piatti per celiaci e da non perdere il gelato artigianale del Mastro Gelatiere Renato Trabalza.

Cucina romana all’Aventino

E’ il 1967 quando Gioacchino Salvi apre la Taverna Cestia in zona Piramide. Tre sono le generazioni che si sono alternate alla conduzione della Taverna e oggi spetta a Valerio, nipote di Gioacchino, portar alto il nome di questa trattoria. Uno dei must è l’amatriciana insieme al pollo alla cacciatora ma – anche grazie al forno a legna – non mancano pizze e carni cotte al forno. In menu tanto pesce come il baccalà (tipico della cucina romana) e in cucina arrivi praticamente quotidiani che ne assicurano la freschezza. Tipicità romana anche nell’utilizzo del quinto quarto, con pajata, animelle coi carciofi e trippa al sugo, giusto per far dei nomi. Un consiglio? Date sempre un’occhiata alla lavagna dove campeggiano i piatti del giorno.

Romanità in tavola per tutti

Anche i celiaci, grazie a un menu creato apposta per loro, possono godere appieno delle ricette storiche romane da Evangelista, ristorante oggi, trattoria per nascita, in pieno centro storico, su Lungotevere. Prima è stato il turno di nonno Evangelista, oggi sono sua nipote Giulia e mamma Adele a viziare i romani con piatti pieni di tradizione eseguiti come si faceva un tempo. Non potete andare da Evangelista senza provare il famigerato carciofo al mattone croccante e leggero, unico nel suo genere. La provenienza amatriciana della famiglia fa sì che – in questo elegante locale romano – le ricette del posto siano curate in modo speciale (non perdetevi l’amatriciana!) Per i dolci il merito va tutto a Giulia che firma ogni dessert in quanto specializzata in alta pasticceria (si vocifera che la Pastasfoglia con Zabaione e cioccolato fuso sia a dir poco fenomenale).

Assaggi e creatività

E’ stata ricavata in un antico convento del XVII° secolo la nuova sede dell’Hostaria Isidoro che delizia i romani dal lontano 1951 con i suoi piatti che spaziano dal creativo al tradizionale. In cucina Luca sforna ricette da leccarsi i baffi: Risotto con rapa rossa, caprino e barba di finocchio, guancia di vitello cotta a basse temperature ma anche pici all’amatriciana, mezze maniche alla carbonara, o abbacchio alla scottadito con salsa al vino rosso e mirtilli, l’imbarazzo è solo nella scelta. Consigliatissimi i famosi Assaggini di Isidoro, una degustazione di primi piatti scelti dallo chef e legati alla stagionalità dove – se si è minimo in due persone - si posso ordinare da 2 a 10 assaggini. Provateli!



Foto di copertina: dalla pagina facebook di Felice a Testaccio.

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scritto da:

Naima Tomaselli

Giornalista, laureata in comunicazione, fotografo, cucino, parlo di food e non solo, recensisco ristoranti, libri ed eventi su siti del settore. Chiacchiero, polemizzo e faccio la morale ma scrivo anche ricette sul mio blog “Cucino da Vicino”. Nel resto del tempo: vivo.

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