Pausa pranzo al Bivio degli Artisti: ti racconto perché quell'ora mi ha cambiato la giornata
Pubblicato il 14 marzo 2018
Hai presente quando una ragazza mangia sola al ristorante e si sente tutti gli occhi puntati addosso? Io no, perché Al Bivio degli Artisti l'atmosfera è limpida, rilassata e garbata. Basta un'occhiata veloce al menù per capirne l'impronta stagionale e accorgersi che la cucina vegetariana e vegana sono parte integrante della filosofia del locale, assieme all'uso di ingredienti biodinamici. Mi piace? Moltissimo. Perché tutti gli ingranaggi sono talmente ben oliati che Al Bivio degli Artisti sembra funzionare senza sforzo, come fosse nato dalla costola di un ristorante perfetto.
Ma andiamo con ordine, perché i segni della dedizione, dello studio, del lavoro trasformato in maestria ci sono tutti e mi è bastata un'ora per coglierne tantissimi. Il mio pranzo al Bivio degli Artisti mi ha davvero cambiato la giornata, ecco perché.
Mentre sfoglio il mio menù, ricco di proposte stagionali e vegane, la sala, affacciata sulla bella veranda estiva, si riempie di ospiti. C'è la coppia di colleghi che intervalla il pranzo a fitte chiamate di lavoro , il trio di amici appena usciti dall'università in cerca di idee e chiacchiere leggere, la famiglia con bambini habitué del locale e un terzetto iper tatuato dall'aria eccentrica alla ricerca dei piatti del giorno. Che confusione, penserai. E invece, ancora una volta, Al Bivio degli Artisti smentisce i luoghi comuni. In sala tutto vive in armonia e le persone sembrano rilassate come i vicini di sauna finlandese nella spa del Sudtirolo.
Dal mio tavolo vedo tutta la sala, arredata secondo i dettami della bioedilizia con colori tenui e luminosi. Capisco subito che c'è un'idea dietro a tutto ciò che mi circonda e inizio ad osservarne i dettagli, perché sono una precisina con il naso a punta (ahimé, solo metaforicamente). La tavola è apparecchiata di tutto punto e anche se la sala è grande, nessun'area è lasciata al caso: no tavoli abbandonati o con accesso interdetto, no tovagliette di carta, sì grazioso cestino di pane e condimenti tutti per me, così non devo alzare il ditino e borbottare uno:"Scusi" che nessun cameriere sentirà al primo colpo.
Credo sia la prima volta che mangio sola al ristorante ma sento il bisogno di dedicarmi del tempo e decido di sfruttare l'ora di pausa pranzo: quella non me la toglie nessuno, non ci sono code alla posta, e spese furtive che tengano. Voglio sedermi, ordinare primo, secondo e se mi va anche un dolce. Il vino meglio di no, alla soglia dei trenta il mio vanto di reggere bene l'alcol è finito nel cassetto dei "ti ricordi quando...". Tra i primi piatti vegani di stagione (ce ne sono ben quattro nel menù stagionale) scelgo il riso integrale mantecato ai carciofi e mandorle, mentre tra i secondi la preferenza cade sul mio adorato seitan, qui condito con senape e accompagnato da un abbondante contorno, sempre di stagione.
La mia incursione gastronomica al Bivio degli artisti inizia con una sorpresa che da sola vale il pranzo intero. Quante volte ho ordinato il riso in un ristorante vegan-friendly è mi si è presentata una sbobba da mensa, un'insalata di riso troppo condita, oppure un risotto discreto che arrangerei a casa in venti minuti? La storia di insuccessi è lunga, e anche un po' triste. Ma questo riso integrale ai carciofi è mantecato divinamente: ogni cucchiaio è vellutato, saporito, perfettamente bilanciato. Impazzisco per i fiori edibili e devo instragrammare. Poi entra in gioco la mia deformazione "passionale" da vegan-blogger: quale magia ha messo Elena, l'anima della cucina, in questo piatto ? Ma decido di vivere di mistero, forse lo scoprirò, ma rinvio tutto al prossimo pranzo.
La porzione è abbondante, ma mi aspetta il secondo e io sono determinata a godermi la pausa pranzo fino in fondo. Nell'attesa, osservo come il maitre di sala dipinge linee perfette fra i tavoli dei clienti. Si muove svelto ma non trasmette ansia, propone i piatti del giorno ma non sembra un venditore, sa quando permettersi di essere scherzoso e quando rispettare il bonton professionale. Denis, il proprietario assieme alla moglie Elena, si mostra poco ma sa quando è il momento di intervenire per dare risalto ai piatti o per rassicura l'ospite più piccolo della sala: la sua pizza preferita c'è anche questa volta.
Sì perché Al Bivio degli Artisti è anche pizzeria, una pizzeria appassionata che vive delle idee e delle esperienze di Denis, campione della "pizza bio" nel 2010, quando ancora non andava così di moda. Anche qui, le pizze vegane (con formaggi vegetali autoprodotti!) in lista sono molte e per nulla banali. Mi dico che dovrò provarle, magari a cena, con il mio compagno vegano. Eh sì, un "affare" di famiglia.
Per questo motivo so che fare il seitan in casa non è affatto semplice. O meglio, non è facile che riesca davvero bene. Il seitan alla senape del Bivio degli Artisti è tagliato molto sottile, condito magistralmente e affiancato a un festoso ensamble di verdure di stagione, tra cui la mia adorata zucca, cotta al forno con la buccia. Qui mi confesso: non sono riuscita a finire la porzione.
Però, onore al merito del ristorante: i piatti sono deliziosamente creativi e presentati con una classe che non ti aspetteresti da una pausa pranzo a Maerne (senza nulla togliere al paese, non è "caput mundi") ma le porzioni sono schiette, sincere, "tradizionali". Ora, il maitre che mi vede bere molta acqua, o che nota il viso già più pasciuto di prima, mi chiede se voglio fare una piccola pausa prima del dolce. Tentenno: voglio davvero il dolce? Certo che sì: tra la sorprendentemente lunga lista dei dolci fatti in casa ci sono anche due cremosi, al cocco e alla nocciola. Dire di no sarebbe da vigliacchi, ogni donna lo sa.
Chiedo un assaggio di entrambi, perché fatto 30 facciamo 31, e improvvisamente mi sono scordata di quanto fossi satolla. Cucchiaino dopo cucchiaino, i due cremosi si fanno strada tra i miei sogni proibiti. Compatti (merito del passaggio in abbattitore), morbidi, dolci senza essere stucchevoli, racchiudono il vero sapore degli ingredienti: nocciola e cocco esplodono in bocca.
Profondamente rigenerata dalla mia pausa pranzo solitaria, desidero sono due cose: fare un "rewind" alla Vasco per ricominciare tutto daccapo e introdurmi in cucina per carpire i segreti del tris di piatti con l'anima che ho appena mangiato. Se il mio genio personale mi vuole davvero bene, che mi recapiti seduta stante una Terra, la pizza del Bivio degli Artisti con tutti gli ingredienti che amo di più: funghi Shiitake, olive nere, capperi, cipolla di Tropea e formaggio vegano. Facciamo due, e non se ne parla più.
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Amo mangiare ma sono sempre a dieta, non riesco mai a stare ferma anche se alla guida sono un pericolo, adoro andare per locali però sono un po' tirchia. Le contraddizioni sono il mio pane quotidiano: mai prendersi troppo sul serio.
Via Cà Bembo 38, Martellago (VE)