"Résonnez, S’il Vous Plaît!" Inaugura la collettiva della Scuola Piccola Zattere
Pubblicato il 18 novembre 2025
Alla Scuola Piccola Zattere il 21 novembre alle 18 arriva R.S.V.P. "Résonnez, S’Il Vous Plaît", una collettiva che funziona come un bilancio non celebrativo ma concreto del primo anno di residenze dell’istituzione. Quattro artisti/collettivi - Aliaskar Abarkas, Nabil Aniss, Diana Anselmo e il gruppo OSA formato da Lemonot con Maria Eugenia Frizzele - mettono in mostra il frutto dei loro mesi di ricerca.
Il titolo non è solo un vezzo francese, ma un richiamo al metodo RSVP elaborato da Lawrence e Anna Halprin: processi circolari senza gerarchie rigide, con esposizione al confronto. Una struttura che si riconosce nella programmazione One Year Score, terreno comune in cui le quattro ricerche si sono incrociate.
Abarkas lavora sul concerto come tensione tra solista ed ensemble e rilegge Vivaldi attraverso un altro occhio. In mostra compaiono una composizione sonora nata da workshop e una serie di vetrate che strizzano l'occhio ai cosmogrammi medievali.
La video installazione di Aniss, Where Architecture Ends, affronta la zaouia marocchina (quello che noi conosciamo come il tradizionale luogo di ritrovo dei sufi) come dispositivo spaziale che intreccia ritiro, trance e politiche del corpo. Qui l’architettura diventa soglia, non riparo.
Con Pas Moi, Anselmo mette in relazione gli strumenti di registrazione con la sordità. Da una prospettiva sorda, ribalta il fonocentrismo mostrando un nuovo punto di vista, una nuova forma di ascolto.
Il gruppo OSA porta invece tracce dell’intervento nell’ex infermeria militare di Sant’Anna: workshop, assemblee, esercizi di immaginazione civica, tavolate performative. Una pratica che considera l’architettura come un corpo collettivo da mettere alla prova.
L’apertura prevede una performance sonora di Abarkas con Ali Choupani e introduce il nuovo programma di ricerca 2025–2026 della Scuola Piccola Zattere.
In copertina: Nabil Aniss.
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Amo la musica alternativa e trovo che negli anni Ottanta tutto fosse più bello. E amo Venezia e le sue osterie. Forse quello che mi piacerebbe di più sarebbe frequentare quelle stesse osterie, ma negli anni Ottanta