Se cerchi una trattoria verace a Roma, è a Testaccio che devi andare
Pubblicato il 16 novembre 2025
Hai un amico che viene a Roma e vuoi fargli respirare un’atmosfera che più romana non si può? Dimentica Trastevere, che è bella, ma sempre troppo affollata, con i buttadentro che cercano di attirare l’attenzione in ristoranti che propongono carbonare improbabili. Men che meno il centro storico, dove le trappole sono sempre dietro l’angolo. Il quartiere giusto per mangiare romano verace è Testaccio!
Ma partiamo dalle basi, raccontando che Testaccio nasce praticamente attorno a una discarica. Ebbene sì, il cosiddetto Monte dei Cocci, su cui diversi locali sono letteralmente appoggiati, è una collinetta formatasi a forza di buttare pezzi di anfore romane, appena sbarcate nel vicino porto fluviale. E indovinate come si chiamavano questi cocci in latino? Testi, da cui proviene il nome Testaccio. In fondo, è uno dei primi esempi di raccolta differenziata.
Altra particolarità, è che a Testaccio ci stava il mattatoio, costruito qui sul finire dell’Ottocento. Ed è qui che sono nate molte delle ricette della tradizione romana, a cominciare dalla Coda alla Vaccinara.
Il regno del quinto quarto

La più antica
Cominciamo, quindi, dal ristorante che custodisce una ricetta della Coda alla vaccinara di 130 anni fa, la più vecchia mai codificata. E, probabilmente, sono molte altre le ricette del quinto quarto, ovvero preparate con le frattaglie, nate nelle cucine di Checchino dal 1887. Oggi alla sesta generazione, questo ristorante proprio davanti all’ingresso dell’ex mattatoio era anticamente frequentato dai “vaccinari”, gli operai del suddetto, che venivano pagati con gli scarti degli animali: interiora, testa, coda, zampe e così via. Li portavano a Sora Ferminia e lei li trasformava in succulente ricette, che tuttora troviamo in carta da Checchino: i nervetti, la trippa alla romana, il bue garofolato... Se avete un animo hard core e amate le frattaglie, questo è il posto giusto per voi.
Checchino dal 1887, Via di Monte Testaccio, 30, Telefono: 333 5855055
Se trovate posto…

La cacio e pepe da manuale
Felice a Testaccio è un’istituzione della capitale e senza prenotazione con largo anticipo non si trova posto. È qui che dovete andare se volete fare il video perfetto della mantecatura al tavolo della Cacio e pepe. Inutile provare a riprodurla a casa, non vi verrà mai buona come quella di Felice! Ma qui non si mangia solo Cacio e pepe, la cucina romana si esprime con un menu caratteristico, in cui non possono mancare capisaldi come la Carbonara, i Bucatini all’Amatriciana, l’Abbacchio. Merita la citazione anche il Tiramisù al bicchiere, un meraviglioso tripudio iperglicemico. Altra particolarità: da Felice trovate un menu giornaliero, ovvero per ciascun giorno della settimana c’è un “extra menu” di piatti che in parte seguono le tradizioni romane, come il classico “giovedì gnocchi”.
Felice a Testaccio, Via Mastro Giorgio, 29, Telefono: 06 5746800
Una parete di cocci a far da sfondo

Il testaccino doc
Non poteva non esserci, in questo elenco, una trattoria in cui il Monte dei cocci faccia da protagonista. Il posto giusto per trovare la giusta atmosfera testaccina e un’interpretazione correttissima della cucina romana è Flavio al Velavevodetto. I capisaldi della cucina romana ci sono tutti, peraltro si segnala anche una grande maestria nella produzione dei fritti, per cui se sono in stagione non potrete non ordinare i carciofi alla giudia. Trovate, invece, sempre i supplì e le polpette di bollito. Quest’ultimo è un golosissimo piatto di recupero della tradizione romana: da queste parti, il modo migliore per non buttare la carne del brodo è friggerla!
Flavio al Velavevodetto, Via di Monte Testaccio, 97, Telefono: 06 5744194
La romanità in un panino

Lo street food romano
Purtroppo solo a pranzo e non di domenica, il mercato di Testaccio è aperto ed è molto frequentato da romani e turisti per la sua “food court”, come direbbero gli inglesi. In altre parole, una zona del mercato è dedicata a banchi in cui si cucina, particolarmente animati specialmente all’ora di pranzo (anzi, il consiglio è di andare sul presto, prima che la situazione diventi troppo affollata). Fra i banchi, si distingue Mordi e vai, con i suoi panini, anzi ciabattine, ripiene di ciò che cucinerebbe una nonna testaccina. La vera killer application è che le ciabattine sono intinte nel brodo prima di essere farcite, con stracotti di carne (il mitico "allesso"), polpette, salsicce e cicoria e anche qualche proposta veg. Il rischio di sporcarsi è altissimo, ma ne vale la pena.
Mordi&Vai c/o Mercato di Testaccio, Via Beniamino Franklin, 12e, 347 663 2731
Due fratelli “de core”

La trattoria familiare
Si sa che di mamma ce n’è una sola. La signora Giuliana è la mamma dei due fratelli che danno il nome all’omonima Osteria Fratelli Mori. Se volete la ricetta della Crostata di ricotta e visciole perfetta, chiedete a lei. Ma prima di arrivare al dolce, non potrete perdervi i primi della tradizione romana, che qui sono eseguiti più che correttamente, le ottime Polpette di bollito, servite con maionese di rafano e le Costolette di agnello alla scottadito. Qui si fa anche la pizza e si selezionano ottime materie prime, fra salumi e formaggi, quindi una focaccia, magari accompagnata da un tagliere è sempre un’ottima idea per iniziare.
Osteria Fratelli Mori, via dei Conciatori, 10, Telefono: 331 3234399
Un romano che fa contenti i vegani

La trattoria inclusiva
Nel mezzo di un quartiere e di un menu che prende dal ricettario romano e testaccino il grosso delle sue ispirazioni, Piatto Romano si è riuscito a distinguere anche per la presenza, (udite udite!) di piatti a base vegetale, anche grazie a una maniacale ricerca delle materie prime fresche. Niente paura: il trittico dei primi romani c’è (da segnalare la Carbonara con le uova delle galline felici!), i piatti del quinto quarto pure sono ben rappresentati, in più fanno capolino nella carta delle verdi proposte che possono far felici tutti. Inclusi i vegani, che di solito nei ristoranti romani al massimo possono ordinare carciofi fritti, cercando di non pensare che nello stesso olio può esser stato cotto anche qualcosa di animale. È festa se trovate la misticanza (anzi “la mistica”, come si dice a Roma): qui è davvero un mix di erbette di campo freschissime raccolte a mano. Inoltre, fra i cavalli di battaglia si segnalano i Tagliolini ai cruschi, che di romano hanno poco, ma si fanno rispettare.
Piatto Romano, Via Giovanni Battista Bodoni, 62, Telefono: 06 64014447
Tovaglie a quadri ne abbiamo?

Il nostalgico
Romeo è un vero e proprio format di trattoria romana, partito a due passi dal mercato di Testaccio e già esportato a Milano. Va detto che, a vederlo, appare un po’ studiato a tavolino, con una serie di cliché che partono dalla tovaglia a quadri, continuano con il gattone Romeo (“er meglio gatto der Colosseo”) a far da testimonial, arrivano fino a un menu che è una summa dei piatti della cucina romana più noti, con qualche piatto del quinto quarto che non può mancare, come la Coda alla vaccinara. Ma se è vero che agli occhi di un romano Romeo può suonare come un’operazione di marketing, compensa il tutto un ottimo bilanciamento fra prezzi correttissimi e ottime materie prime, con una cucina semplice e di gusto, che comprende anche la pizza (ma questo è un altro capitolo). Alla fine è un’operazione nostalgia, che riprende i vecchi ristoranti dai grandi numeri, con un mix di cucina e pizzeria, con un risultato che alla fine funziona e appaga la gola.
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C’è chi faceva le figurine dei calciatori, chi, come me, farebbe quelle degli chef, dei pasticceri e dei bartender. Così, da oltre 15 anni faccio la bargiornalista gastronomica e sono diventata l’amica a cui tutti chiedono “mi consigli un posto per…”