Viaggio nell'Est Europa: scovarne i sapori nelle cucine di Milano
Pubblicato il 28 ottobre 2025 alle 10:00
Milano, capitale indiscussa della gastronomia internazionale, custodisce tra le sue strade un tesoro culinario spesso inesplorato: una costellazione di ristoranti che celebrano le tradizioni gastronomiche dell'Est Europa, dall'immensità della steppa russa alle vette del Caucaso, fino alle vie carovaniere dell'Asia Centrale. Ogni piatto racconta storie di popoli, migrazioni e contaminazioni che hanno forgiato l'identità culinaria di una vasta regione geografica.
In un panorama dominato da cucine più celebrate mediaticamente, questi avamposti rappresentano un'opportunità preziosa per scoprire sapori complessi, tecniche ancestrali e quella particolare ospitalità che caratterizza le genti dell'Est. Ecco qualche indirizzo utile.

L'ambiente, caratterizzato da un'eleganza discreta e raffinata, rievoca quella proverbiale ospitalità est-europea capace di trasformare ogni commensale in un ospite d'onore. Non sorprende che il locale abbia conquistato una clientela cosmopolita, attirando intenditori non solo dalla Lombardia ma anche da Austria, Svizzera e Francia.
Il percorso gastronomico si configura come un'esplorazione delle immense distanze geografiche che separano Mosca dal Caucaso. L'esperienza prende avvio con una selezione curata di caviale, emblema dello sfarzo zarista e testimonianza dell'attenzione rivolta alle materie prime di eccellenza. Accanto a questo simbolo di lusso, l'insalata impreziosita da granchio reale e datteri rappresenta un connubio raffinato tra la tradizione marittima russa e la preziosità dei frutti del mare.
Il repertorio classico si dispiega poi attraverso le preparazioni più iconiche: il borscht, zuppa dalla tonalità cremisi profonda ottenuta dalle barbabietole; i pelmeni e i vareniki incarnano la filosofia della pasta ripiena secondo la tradizione slava. Le bliny, crepes sottilissime e delicate, vengono proposte in un ventaglio di varianti che spaziano dal pollame ai funghi, dal salmone all'imprescindibile caviale, offrendo un caleidoscopio di possibilità gustative.
La dimensione caucasica emerge prepotentemente con lo shashlik, spiedini di carne marinata secondo antiche ricette che ne esaltano tenerezza e sapidità, e con il khachapuri georgiano, pane ripieno di formaggio filante. Il satsivi, elaborata preparazione a base di noci tipica della Georgia, e la celeberrima cotoletta di Kiev – capolavoro di pollo impanato che cela un cuore di burro aromatizzato alle erbe – completano un quadro gastronomico che abbraccia la diversità territoriale dell'antico impero.

Con oltre ventidue anni di presenza ininterrotta nel tessuto gastronomico milanese, Podkova rappresenta un punto di riferimento consolidato per gli appassionati della cucina russa e ucraina. Situato nella suggestiva cornice del Naviglio Pavese, questo ristorante fondato nel 2003 ha attraversato epoche e trasformazioni urbane mantenendo intatta la propria identità culinaria.
La sala principale, dominata da tonalità rosse calde, si presta magnificamente a banchetti e celebrazioni collettive, mentre la sala inferiore, avvolta in cromie verdi più raccolte, offre un'ambientazione intima e riservata, ideale per rendez-vous romantici o incontri privati.
Il menu costituisce un compendio della gastronomia russo-ucraina: i pelmeni siberiani, testimonianza della cucina delle regioni più remote, si affiancano ai vareniki declinati in molteplici interpretazioni. Le zuppe occupano uno spazio d'onore, dal borshch classico alla solianka, preparazione acidula e complessa che rappresenta un unicum nel panorama delle zuppe internazionali. Il filetto alla Stroganoff e i golubzi – involtini di verza ripieni – incarnano la sostanziosità tipica di queste tradizioni culinarie.
Le preparazioni di pesce, dal salmone marinato alle diverse qualità di caviale rosso e nero, dimostrano la versatilità di una cucina spesso erroneamente percepita come esclusivamente carnivora. Le crepes russe e i piatti a base di grano saraceno – cereale fondamentale nelle terre dell'Est – offrono alternative vegetali ricche di sapore. Le specialità al forno meritano menzione particolare: l'anatra accompagnata da prugne e mele, o il salmone gratinato con funghi e formaggio, testimoniano una padronanza delle cotture prolungate che esaltano gli ingredienti.
L'abbinamento con vini italiani e georgiani, oppure con birre russe, completa un'offerta enogastronomica ragionata.

Inaugurato nel 2012, Veranda propone un approccio sincretico che fonde armoniosamente cucina ucraina, russa e georgiana all'interno di uno spazio intimo e avvolgente. La titolare Hanna Yefimova guida personalmente gli ospiti attraverso un'esperienza gastronomica che privilegia l'autenticità delle preparazioni, valorizzando simultaneamente prodotti locali e pratiche sostenibili.
Il repertorio spazia dalle bliny farcite alle zuppe iconiche come borshch e solyanka, dai ravioli tradizionali pelmeni e vareniki alle specialità georgiane quali khinkali e khachapuri. Questi ultimi rappresentano vere e proprie istituzioni della gastronomia caucasica: i khinkali, ravioli dalla caratteristica forma a sacchetto tradizionalmente consumati con le mani, e il khachapuri, nelle sue diverse varianti regionali, costituiscono elementi imprescindibili di qualsiasi tavola georgiana autentica.
I piatti principali evidenziano la maestria nella lavorazione delle carni: il vitello allo Stroganoff, lo shashlyk, i golubzi e i dranik – frittelle di patate tipicamente bielorusse – si accompagnano a contorni che spaziano dal grano saraceno alle verdure grigliate, dal purè di patate a preparazioni vegetali più elaborate. L'offerta enologica privilegia vini moldavi e georgiani, questi ultimi protagonisti di una riscoperta internazionale grazie alle tecniche di vinificazione ancestrali preservate nel Caucaso.
La proposta di birre artigianali prodotte internamente aggiunge un elemento di peculiarità. Il comparto dolciario onora le tradizioni con la torta Medovyk al miele, il millefoglie Napoleon e le Syrniki, frittelle di ricotta che rappresentano uno dei comfort food più amati dell'Est europeo.
Veranda trascende la dimensione puramente gastronomica ospitando eventi culturali come lo Speak Easy Club, iniziativa che permette di apprendere la lingua russa in un contesto conviviale, completando un'offerta che si configura come esperienza culturale totalizzante.

Primo e unico ristorante uzbeko della città meneghina, Uzbek introduce i commensali alla ricchezza gastronomica dell'Uzbekistan, crocevia storico delle rotte carovaniere che connettevano Oriente e Occidente. La famiglia Khan-Tsoy ha dato vita a un progetto che amalgama cucina uzbeka con influenze russe, georgiane e coreane, testimonianza delle complesse stratificazioni culturali che caratterizzano l'Asia Centrale.
Il personale accompagna l'esperienza gastronomica con narrazioni, reminiscenze e l'immancabile rituale della vodka, trasformando il pasto in un momento di condivisione culturale profonda. Il menu si articola attraverso antipasti come le Somsa – fagottini di pasta sfoglia ripieni di carne o verdure – e il khachapuri georgiano, affiancati da insalate tipiche quali la Shuba (letteralmente "pelliccia", per la sua stratificazione) e l'Olivie, onnipresente sulle tavole festive post-sovietiche.
I ravioli tradizionali – Pelmeni, Vareniki e Khinkali – rappresentano il filo conduttore che unisce le diverse tradizioni culinarie dell'area. Le zuppe, dal Lagman (brodo sostanzioso con pasta tirata a mano) al Borsch, preparano il palato ai piatti principali dove spicca il Plov, riso pilaf considerato piatto nazionale uzbeko, preparato secondo ricette che variano significativamente da regione a regione.
Il Tabaka (pollo schiacciato e grigliato), i Lyulya Kebab (spiedini di carne macinata speziata), il Chashishuli (stufato georgiano) e l'Ajapsandali (caponata caucasica di verdure) dimostrano la versatilità e la complessità di una cucina che sa bilanciare sapidità, speziature e consistenze.
La sezione dolciaria celebra l'incontro tra tradizioni turche, persiane e russe: il Chak-chak, dolce tataro a base di miele, il Ptichye Moloko ("latte d'uccello", soffice dessert al cioccolato), il Medovik e la Baklava costituiscono una conclusione degna di un percorso che si configura come autentico viaggio sensoriale nell'Asia Centrale.

Il Ristorante Merissi si concentra esclusivamente sulla cucina georgiana, offrendo un'immersione totale nelle tradizioni gastronomiche di quella che molti considerano una delle cucine più affascinanti e sottovalutate del panorama internazionale. Lo chef Tazo Roinishvili orchestra un repertorio che spazia dagli antipasti vegetariani – melanzane con salsa di noci, pkali (polpette vegetali), agiafsandali – alle molteplici varianti di khachapuri, tra cui spicca il Merisuli, interpretazione personalizzata del locale.
I secondi di carne costituiscono il cuore pulsante dell'offerta: Ciashushuli (stufato speziato), Ogiakhuri (preparazione di carne e patate), Shkmeruli (pollo in salsa cremosa all'aglio), Mtsvadi (spiedini georgiani) e Tolma (involtini ripieni) vengono esaltati dalle salse tipiche georgiane – Tkemali (salsa di prugne acide), Ajika (pasta di peperoncino piccante) e Susme – che rappresentano l'anima aromatica di questa cucina.
Tra i primi figurano Kubdari (pane ripieno di carne speziata tipico delle regioni montane), Sinori (rotoli di pasta fillo con formaggio) e Lobiani (focacce ripiene di fagioli), mentre i khinkali mantengono la loro posizione di protagonisti assoluti della tavola georgiana.
La carta dei vini privilegia le etichette georgiane di alta qualità, come il Saperavi (vitigno rosso autoctono dalle note intense) e il Rkatsiteli (bianco versatile), spesso vinificati secondo il metodo ancestrale in anfore di terracotta chiamate qvevri, riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
La presenza di questi ristoranti nel tessuto urbano milanese rappresenta un patrimonio gastronomico prezioso, testimonianza di come le migrazioni e gli scambi culturali arricchiscano il panorama culinario urbano. Lungi dall'essere semplici luoghi di ristoro per comunità etniche, questi locali si propongono come ambasciatori di culture complesse e stratificate, invitando tutti i milanesi – e i visitatori della città – a un viaggio gastronomico che espande gli orizzonti del gusto e della conoscenza.