Enrico e Tommaso tra difficoltà e passione, raccontano il loro Box Galleria e la voglia di festa

Pubblicato il 3 marzo 2022

Enrico e Tommaso tra difficoltà e passione, raccontano il loro Box Galleria e la voglia di festa

Tommaso Tarakdjian ed Enrico Benetazzo, rispettivamente il cuoco e il barman del locale Box Galleria, sono giovani, amici, soci, sognatori ma con i piedi per terra.

Sanno bene quanto costi – spesso letteralmente – essere nel mondo della ristorazione ma non hanno nessuna intenzione di indietreggiare, anzi, hanno un cervello che partorisce idee ogni giorno.
 
Tommaso, Enrico, che locale è il vostro? Come lo possiamo definire?


Tommaso: Guarda, a me basta che non scrivi che è un locale trendy che non so mica cosa significhi sta parola, non riesco a darle una definizione e posso dirlo? Non mi piace nemmeno. Questo è un locale semplice, per tutti, certo, è un locale giovanile ma possiamo anche non dargli una definizione, ogni nostro cliente sa il perché viene qui e poi quasi sempre torna, e a noi son sincero, basta questo.
 
Enrico: Sai, all’inizio lo definivano un locale alla moda. Mi dicevano tutti che il cliente veniva da noi perché “era alla moda”. Posso dire però che se dopo 9 anni, ancora siamo qui, e ancora siamo qui con il locale pieno, forse c’è qualcosa di più di una moda? Ecco, mi piacerebbe passasse questo messaggio, noi siamo giovani e stare tra i giovani ci piace, l’ambiente è elegante ma informale, il servizio attento ma noi certo non siamo persone impostate, e puntiamo alla sostanza con prodotti buoni, ricercate e ricette che piacciono. Il resto non è moda, è passione e anche un po’ di sana voglia di divertirsi, che se togliamo questo, cosa resta?
 
Un locale che piace, ma che piace soprattutto per la sostanza: possiamo dirlo?


Tommaso: Certo, è un locale dove si mangia bene, il cliente lo sa e ne esce pressochè sempre soddisfatto. Abbiamo un menù alla carta sia a pranzo che a cena, ed è un locale estremamente poliedrico a mio avviso, perché va benissimo per un pranzo rapido di lavoro, una cena più impostata o la baldoria del venerdì sera giù in saletta. Cerchiamo sempre di offrire al cliente quello che vuole, tra grandi classici del locale e  piatti invece un po’ più elaborati; il cliente sa sempre cosa troverà da noi, è una cosa questa che credo lo metta sempre a proprio agio.


Enrico: Sì sono d’accordo anche io. Il nostro è un menù semplice, passami il termine. Ci sono piatti che abbiamo dall’inizio e che penso mai toglieremo, sia perché sono buoni e funzionano, sia perché se li togliamo il cliente arriva qui con la spranga. Un esempio? La carbonara, lo gnocco fritto o la pizzetta; poi però ci sono anche delle incursioni in piatti diversi come l’orecchio di elefante, la tagliata di Black Angus, il pollo alla gallega. O anche le sarde, no pure quelle non le toglieremo mai scrivilo và!
 
Non solo un classico bistrot con piatti buoni e porzioni abbondanti, ma anche una bottigliera e una cantina vini (a vista) di tutto rispetto; sbaglio?


Tommaso: Qui devi parlare con Enrico, io dico solo che finiamo tante di quelle casse di Champagne da far venire i brividi.
 
Enrico: Qui si beve bene, ma è un bere che rispecchia molto il cibo che come lui punta alla semplicità, ai grandi classici. Ad aperitivo si parte con uno spritzetto o una americano – a me piace quello col Cocchi – e poi abbiamo una decina di vini in mescita. Dopo cena via libera a fiumi di gin&tonic e per la cena dipende anche cosa ci accompagni. Con la carbonara a me piace una buona bottiglia di Rosso Riserva di Vignalta, con l’orecchio di elefante magari qualcosa di più complesso come un Barbera d’Alba e via così.
 
Giovani soci, giovani imprenditori, ma comunque giovani: com’è questo mondo?


Tommaso: Diciamo che è un lavoro incredibile, lo fai solo se ci credi veramente tanto e se hai costantemente una spinta dall’interno, anche perché diciamocelo – soprattutto ora – è veramente difficile restare in piedi. La pandemia ha messo tutto in discussione, ma il nostro duo si è praticamente creato in questo momento difficile quindi non possiamo far altro che sgomitare e andarci a prendere il nostro. Sono felice, sono felice di essere qui e di fare quello che faccio; noto che il cliente ci capisce, comprende ciò che offriamo e questo mi ripaga.
 
Enrico: Si è un mondo complicato, anche perché Padova e i suoi abitanti sono una clientela molto critica, che sa cosa vuole e come lo vuole. Questo può sembrare un ostacolo ma per noi è sempre una sfida, perché più il cliente è “difficile” più puoi provare ad alzare l’asticella.
 
E voi, come l’alzate questa asticella?


Tommaso: Con molti progetti che stanno prendendo forma. Ci piacerebbe ogni tanto fare qualche modifica, sondare il terreno. Magari con delle serate a tema che ogni tanto già facciamo, dove si propone un menù particolare; anche perché grazie a strette collaborazioni con fornitori del padovano, riusciamo sempre ad avere grande qualità, anche in poco tempo. Oppure mi piacerebbe creare una linea di cocktail diversi dal solito, si potrebbe iniziare a proporli durante la settimana e vedere che presa hanno. Insomma, non ci poniamo limiti; speriamo solo che questo difficile periodo sia ufficialmente finito.
 
Enrico: E nel frattempo ci godiamo anche il locale pieno nei weekend, grazie alla saletta giù che è affittabile e che avendo praticamente un impianto audio separato da quello del locale, permette di farsi la propria festa in totale libertà. Con la bella stagione poi perché no, magari qualche evento all’esterno con musica… vedremo!
 

Foto di Chiara Rigato per 2night

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scritto da:

Anna Iraci

Nata a Padova qualche anno fa, appassionata di film gialli e pizza diavola, meglio se assieme. Giocatrice di pallavolo nel tempo libero e, nel restante, campionessa di pisolini. Saltuariamente (anche) studentessa. Da grande voglio scrivere, ma siccome essere grande è una rottura, intanto bevo Gin&Tonic. Con il Tanqueray però.

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