Alla scoperta di Laurenzana, un paese “di passaggio” tra lampade ad olio, Nuglie, Serte e tante storie ancora da raccontare

Pubblicato il 19 aprile 2021

Alla scoperta di Laurenzana, un paese “di passaggio” tra lampade ad olio, Nuglie, Serte e tante storie ancora da raccontare

La Basilicata sta pian piano scalando le vette delle mete turistiche più scelte in tutto il sud e da viaggiatori di tutto il mondo. Ci sono ancora moltissimi comuni non conosciuti ai più, che contano qualche manciata di migliaia di abitanti e che custodiscono ancora ritmi, tradizioni e ricette antiche.

Una delle mie amiche del cuore è lucana, così oggi, in vista di qualche possibile riapertura, ho pensato di raccontarti l'ultimo viaggio che ho fatto da lei, e tutte le cose che mi ha fatto assaggiare, magari appena si potrà, faccio venire voglia anche a te di esplorare l'entroterra lucano.


Ho conosciuto Annamaria in un’altra vita, quella in cui passavo le mie giornate tra le larghe vie di Roma tra la Tiburtina e viale Libia: eravamo entrambe legate al nostro vicino sud senza saperlo. Le domeniche a pranzo passate insieme avevano il rituale di preparare piatti tipici nostrani e di svelare qualche segreto tirato fuori dai barattoli in vetro scritti a penna e pieni di spezie, olio e magiche leccornie. Da lì ci siamo fatte una promessa: tornare alle nostre radici e mostrare l'un l'altra le nostre terre, i nostri segreti e le nostre storie che casualmente si intrecciavano in maniera perfetta.



Promessa mantenuta, mi metto in viaggio da Bari e arrivo a Laurenzana in macchina.

Solitamente preferisco il treno ma la ferrovia di Laurenzana è stata chiusa una cinquantina di anni fa: ora al suo posto c’è una suggestiva pista ciclabile da poter percorrere liberamente. Storicamente si tratta di un comune di passaggio tra i viaggiatori e i lavoratori diretti ad Anzi e Potenza. Fossi arrivata qui un secolo fa, avrei visto folle di viandanti alla ricerca di pasticcerie, distillerie e luoghi di riposo per riprendere il viaggio il giorno dopo.



Ad accogliermi c'è lei, la mia cara Annamaria, sorridente come sempre; iniziamo subito l'esplorazione passeggiando qua e là per le larghe e strette vie del paese. È ora di cena e, da qualche viuzza che volge verso la montagna, intravedo il caldo colore del tramonto. La golden hour ha un sentimento diverso, più libero dai profili dei palazzi. Ma c'è tanto da vedere, quindi procediamo. Ad un tratto alzo lo sguardo e noto una piccola lanterna: siamo nei pressi di un’effigie della Madonna delle Grazie nel centro storico. "Qui una devota continua a prendersi cura dell’unica lampada ad olio ancora in funzione", mi spiega Annamaria. Ne rimango affascinata! Ci dirigiamo verso casa...

Ai posti di combattimento! La serata inizia con una grigliata.



“Penso di essere abbastanza certa sull’autenticità di questa ricetta. Alcuni miei amici dei paesi vicini non conoscono questa ricetta, quindi preparati ad assaggiare qualcosa di veramente tipico tipico!”. Si chiama la Nuglia (da non confondere assolutamente con la Nduja) ed è una costina di maiale marinata nell’aglio, finocchietto e peperone in polvere. Per celebrare la nostra reunion, Annamaria mi ha preparato delle patate al forno “abbracciate”. Sono tagliate e farciti a coppia con salsiccia, uova, formaggio. “Un piatto da domenica o da festa, e in questo caso lo è sicuramente”.



Andiamo a dormire e non posso che riempire i miei occhi dalla bellezza naturale che ho davanti a me: una distesa sconfinata di natura, alberi e montagne. Io e Annamaria ci guardiamo e ripensiamo ai momenti di lockdown passati a fissare sempre lo stesso muro durante le nostre giornate romane. Forse qui, tra l’orto dei genitori e tanta bellezza, tutto sarebbe pesato un po’ meno.



Ci risvegliamo la mattina dopo con un sole che entra direttamente nella stanza, chiamandoci ad un nuovo giorno insieme. Annamaria mi spiega che questa sarebbe una giornata perfetta per poter far seccare i peperoni che poi saranno utilizzati per preparare i famosi peperoni cruschi lucani. Mi porta a vedere il lavoro che aveva iniziato molti giorni prima: “qui in veranda appendiamo i peperoni che vanno raccolti e scelti solamente quando sono rossi. Li cuciamo tutti insieme belli stretti e li mettiamo al sole: questa tecnica si chiama “serta” e lo si fa usando un ago bello spesso e del filo di cotone molto resistente. Poi, per renderli croccanti come li conosciamo tutti, si friggono per pochissimi secondi, altrimenti si bruciano subito e tutta la fatica è sprecata!”. Sorrido e penso a quanto lavoro c'è dietro un morso solo, che dura qualche secondo.



La fortuna è dalla mia parte e vengo invitata dalla famiglia di Annamaria a trascorrere con loro un ricco pranzo domenicale. Il mio stomaco non è proprio pronto ad un'altra abbuffata dopo ieri, ma guai a dire di no! Come rifiutare tanto impegno solo per me, per l'ospite, che ha avuto inizio alle prime ore del giorno? Si sta preparando la pasta in casa! Annamaria mi spiega che si tratta dei “Furiceddi, una pasta tipo bucatini che si crea strisciando dei sottili ferretti fino a che non si raggiunge lo spessore di uno spaghetto… e poi si sfila”. Sembra facile a dirsi ma voglio umiliarmi provandoci da sola. Tentativo fallito, passiamo al condimento.


Qui un altro tipo di pasta fresca, ero troppo presa nel procedimento!

“Ricotta dura, mollica tostata o fritta, noci ed una spolverata solita di peperone crusco!”. Mi aggiro curiosa, ancora intenta a spillarle qualche segreto della sua cucina, e mi avvicino al mobile dei dove sono conservati i dolci che, solitamente, è vicino a quello dei liquori (un codice segreto che non ho ancora capito ma vale per un sacco di famiglie meridionali).

“Giusto, il dolce! Ora non è il periodo giusto, però è tradizione locale preparare dei panzerotti dolci di castagne lesse e cioccolata”. Mi è venuta voglia di castagne… ma non è il mese giusto. Quindi le chiedo da dove le compra e se, magari, la prossima volta può ricordarsi di comprarne un po’ anche per me. Annamaria mi guarda, mi sorride e mi confessa: “Non ho idea di dove si possano comprare le castagne, non le abbiamo mai acquistate, ma detto così può sembrare strano”.



“Fa parte della tradizione della mia famiglia da sempre. Io, con mio padre, sono sempre andata a raccoglierle verso ottobre e novembre dai fondi dei suoi amici e parenti che ci invitavano ad andare e prenderne quante ne volevamo. Ricordo ancora le mani bucate dai ricci!”. Ed effettivamente è vero, con noia Puglia capita spesso la stessa cosa, però con le ciliegie, le rape e tantissime altre primizie della natura; se non siamo noi a raccoglierli in giro per le campagne (ovviamente in maniera legale e autorizzata) ne riceviamo a palate per vie traverse (“dall’amico del cugino della sorella di tizio che quest’anno ha fatto un sacco di rape!”).

Come un viandante, tra città enormi e vicoli che affacciano sulle montagne, avevo bisogno di un ritorno alla convivialità, al silenzio tra le vie. Laurenzana è sì di passaggio, ma di quelle soste belle, che la vita ti costringe a fare per prendere fiato e riprendere verso il mondo, sicuro di valori e di bellezze che vivono coraggiosamente in angoli di cuore incontaminati!

Grazie Annamaria! Ricambierò!



Tutte le foto sono state scattate da Annamaria Pisillo

  • ANDARE PER BORGHI

scritto da:

Federica Scaramuzzi

Sarà banale, ma adoro la pizza e i gattini del web. In compenso sono alla ricerca di locali insoliti e originali. Dalla Murgia alla Laguna.. sono cacciatrice ufficiale di hidden gems! Odio il piccante e adoro la pasta al forno barese (originale) di mia nonna Graziella.

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