Le prenotazioni al ristorante crollano. Siamo in un "lockdown di fatto"

Pubblicato il 22 gennaio 2022 alle 05:42

Le prenotazioni al ristorante crollano. Siamo in un "lockdown di fatto"

Una nuova crisi per il settore della ristorazione. Da ogni parte d'Italia si chiedono a gran voce nuovi ristori.

Nonostante i buoni propositi e la campagna vaccinale che prosegue spedita, quello delle ultime settimane è un nuovo lockdown di fatto e il mondo della ristorazione lamenta il drastico calo delle prenotazioni dovuto anche ad una caduta improvvisa del turismo.

A lanciare l'allarme è anche Confcommercio che parla di "lockdown di fatto" e richiede a gran voce nuovi ristori. Da nord a sud la situazione non cambia. Approfondiamo meglio, città per città. 

Milano. Deserta. Di nuovo.  

Solo un anno fa la città di Milano, proprio in questi giorni di metà gennaio, passava da zona arancione a rossa. Tutti noi ricordiamo lo sgomento e la frustrazione del nuovo lockdown che ci ha costretti in casa per altri mesi. Oggi la pandemia sembra aver preso un nuovo corso: la campagna vaccinale prosegue ma allo stesso modo lo smartworking diffuso unito alla nuova ondata Omicron ha svuotato nuovamente la città. Nonostante i saldi nei negozi e il green pass per i risotranti che permette, per ora, di evitare le chiusure generalizzate, è comunque crisi nera per tutto il settore del commercio. Il Giorno.it, in un articolo del 13 gennaio, riprende una dichiarazione di Carlo Massoletti, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia che analizza perfettamente il periodo che sta vivendo la città: l'impennata di casi va di pari passo con la diffusione ancora massiccia di smartworking e con il fisiologico calo che si registra già normalmente a gennaio e accenna alla mancanza di turismo che affligge ancora di più la città. Su tutto pesa ancora di più una "cappa di timore e incertezza, un fattore psicologico che certo non invoglia a riappropriarsi della normalità e non incentiva i consumi". A tutto questo si aggiungono le quarantene continue e la paura stessa di uscire anche solo a fare colazione al bar. Si tende ad uscire meno, a  trovarsi meno. Si vuole rischiare meno. La conseguenza? Ristoranti vuoti. Anche i dehors sono deserti. Milano nelle zone della movida appare molto simile al periodo di lockdown. 

Roma. Un nuovo lockdown di fatto

Incredibilmente anche la capitale sta vivendo lo stesso destino della città lombarda. Nonostante la zona rossa non ci sia e i ristoranti siano aperti e operativi, le prenotazioni al ristorante e nei locali sono decimate. La clausura non è più istituzionale ma scelta dagli stessi cittadini che decidono volontariamente di limitarsi per evitare situazioni di contagio. La crisi delle attività è evidente, in una città che, di fatto, anche grazie al turismo, non si ferma mai. Il Covid19 la sta mettendo, nuovamente, in ginocchio. D'altronde i numeri parlano chiaro: Roma, vista l'impennata post natalizia, è a rischio arancione. Per ora solo l’incremento di posti letto al Sant’Andrea e al Gemelli garantirà di restare in zona gialla. 

Fipe-Confcommercio stima che siano 600 i pubblici esercizi costretti a fermarsi per il virus, oltre 2000 quelli che hanno limitato il periodo di apertura a causa del personale assente

Firenze. Il flashback della città deserta 

Stessa cosa per la città fiorentina. Qui, così come nel resto d'Italia, si vive un continuo flashback: non può non tornare in mente l'immagine della città deserta degli scorsi anni vedendo le strade vuote e i locali con le sedie sui tavoli. Molti locali hanno deciso di non riaprire dopo le vacanze di inizio gennaio e quelli aperti sono deserti. Anche qui il calo del turismo è inversamente proporzionale alla quantità di riders che trasportano il cibo in delivery di casa in casa. A questo si aggiunge anche la difficoltà di molti locali a trovare personale, decimato dalla variante Omicron. Altri locali hanno modificato gli orari di apertura...c'è chi chiude più giorni e chi ha deciso di anticipare la chiusura o posticipare l'apertura. In una intervista di Italiaatavola.net Aldo Cursano, presidente Confcommercio Toscana e vicepresidente vicario Federazione italiana pubblici esercizi parla di  un "centro storico vuoto che rispecchia una tragedia in corso. Se non si attua subito una politica per aiutare gli esercenti si rischiano danni ingenti".

Venezia. Di nuovo vuota. 

Venezia, così come tutte le città d'arte che beneficiano del turismo, appare nuovamente deserta. Il centro storico della città lagunare ne presenta i segni: serrande abbassate, locali con orario ridotto e hotel occupati solo in minima parte 


Crediti foto: ​foto di Ștefan Jurcă su Flickr
 

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