Quanto sei bella Roma a tavola, il racconto di una cena da Checco Er Carettiere

Pubblicato il 16 settembre 2020

Quanto sei bella Roma a tavola, il racconto di una cena da Checco Er Carettiere

Sapori e ricette tramandati da nonno a nipote, la storia del Novecento romano raccontata a tavola di uno dei ristoranti simbolo di Trastevere. Perché il bello (ed il buono) non passano mai di moda.

Di solito i luoghi dove scoprire i tesori artistici, storici e culturali di una città sono i musei e i monumenti. Eppure una città come Roma ha altri posti che devono essere visitati per comprenderne fino a fondo l’anima e la storia. Ci sono, ad esempio, le osterie storiche, come Checco Er Carettiere a Trastevere, dove non ritrovi solo i sapori della vera cucina tradizionale popolare romana, ma anche aneddoti, storie, immagini e atmosfere della Roma del XX secolo, dal primo dopoguerra alla Liberazione, dalla Dolce Vita ai ruggenti anni ’80 e oltre. Una famiglia, i Porcelli e tre generazioni, dal nonno Checco (che ha dato il nome al locale), poi Filippo Porcelli, l’Oste per eccellenza nella Roma della Dolce Vita, simbolo di una Trastevere vera ormai sempre più rara da trovare, e oggi le sue tre figlie Assunta, StefaniaLaura e Diomira che hanno ereditato la stessa passione e la tenacia dal padre e hanno deciso di trasformare questo tempio della ristorazione romana in un luogo simbolo della città. Venire a cena qui è come immergersi nei ricordi di una Roma che fu e che, un po’ tutti, rimpiangiamo.

Perdere ore a guardare le foto

La prima impressione, una volta entrati in sala, la danno le centinaia e centinaia di foto appese alle pareti, testimonianza di vita di decenni. Artisti, attori, politici, tutti i protagonisti del Novecento italiano e mondiale sono venuti a cena qui. Tra gli aneddoti raccontati da Stefania Porcelli, oltre alla mitica cena di De Niro, Mohammad Alì, Sergio Leone, Gabriel Garcia Marquez e Gianni Minà, il mio preferito è senza dubbio quello su Sergio Leone ed Ennio Morricone, vecchi compagni di scuola del papà Filippo Porcelli, che a pranzo si rifugiavano nelle salette del ristorante per preparare soggetti di capolavori entrati nella storia del cinema mondiale, come C’era una volta il West e C’era Una volta in America. “A Pì, portace da magnà che qua me sa che famo notte” diceva Sergio Leone al suo amico oste.

Si comincia con un piatto simbolo, la frittata di patate

Il bello della cucina romana è che ogni tanto si riscoprono vecchie e semplici ricette popolari, come ad esempio la Frittata di Patate di Checco Er Carettiere. Per carità, niente uova, perché a Roma col termine “frittata” si intende ogni tipo di avanzo ricucinato, o riscaldato successivamente. La frittata di patate è decisamente il piatto simbolo del locale, uguale da decine di anni e semplice come niente altro. Gli ingredienti? Patate schiacciate, cipolla e passata di pomodoro freschissima. Una delizia assoluta.

E poi arrivano i fritti

La stagionalità dei prodotti è legge assoluta qui da Checco Er Carettiere e quindi il carciofo alla giudia si trova solo nel periodo inverno-primavera, ma sono tante le specialità fritte da assaggiare, a partire da un fiore di zucca in pastella dorato, fresco e saporitissimo, al mitico supplì della casa, dalle polpette di bollito al coccante e delicato filetto di baccalà.

Il tris delle meraviglie

Della Carbonara di Checco parlerò in un paragrafo a parte, qui mi soffermo invece sull’amatriciana e, soprattutto, sugli spaghetti al sugo di coda, assolutamente sublimi, perfetti nel sugo, affatto pesanti e che alla fine hanno meritato una cerimonia della scarpetta col pane molto accurata. Stesso discorso per l’amatriciana, con un guanciale croccante, trasparente. La qualità è sempre regina e ogni piatto lo dimostra.

Sua Maestà la Carbonara

E sì che con il mio lavoro di carbonare ne ho assaggiate veramente tante, dopo decenni la Carbonara di Checco Er Carettiere resta a mio avviso imbattibile a Roma. La mantecatura dell’uovo è unica, così come l’utilizzo del pecorino, perfettamente bilanciato. Un capolavoro, insomma.

La coda alla vaccinara e i saltimbocca

Lo avevo già capito dallo spaghetto che la Coda alla vaccinara qui è una cosa seria. La conferma arriva insieme ad un ricco vassoio guarnito: la carne si scioglie letteralmente in bocca a contatto con il palato, il sugo, poi, è irresistibile. Morale della favola, anche qui non la smettevo più di scarpettare con il pane. Altro piatto fantastico, invece, il saltimbocca alla romana, qui proposto con un contorno di patate al forno. L’equilibrio tra la morbidezza della carne di vitella e la croccantezza del prosciutto di Parma stagionato 24 mesi rosolato era quasi poetico.

L’Apoteosi dei dolci

Il piatto di mignon misti arriva dal laboratorio di pasticceria de “I Dolci di Checco”, le pastarelle della domenica, che ti riportano su prepotentemente i ricordi d’infanzia e di pranzi dai nonni (quanto aveva ragione Marcel Proust…). Poi c’è la torta allo zabaione, una bomba di golosità, il tiramisù della casa e la crostata di visciole. Impossibile non assaggiare tutto.

Checco Er Carettiere, Via Benedetta, 10 Roma – Tel: 065817018

Foto di Andrea Martelli

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  • RECENSIONE

scritto da:

Lorenzo Coletta

Romano, giornalista, dopo una prima esperienza di giornalismo radiofonico con l'agenzia Econews, ha cominciato ad appassionarsi al grande mondo dell'enogastronomia. Ha contribuito nel 2014 alla redazione della Guida dei Ristoranti di Roma di Puntarella Rossa edita da Newton Compton.

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