Quando il vino incontra piatti di alta cucina. La mia cena di degustazione al Ristorante Alla Villa Fini

Pubblicato il 14 febbraio 2019

Quando il vino incontra piatti di alta cucina. La mia cena di degustazione al Ristorante Alla Villa Fini

venerdì 8 febbraio

Il mondo del vino mi ha da sempre affascinata. Non ho qualifiche, né ho frequentato corsi specifici, ma ho sempre trovato interessante il fatto che si possa creare un bevanda così unica e allo stesso tempo diversa, partendo da un semplice grappolo d’uva.


Il Ristorante Alla Villa Fini ha in programmazione degli eventi enogastronomici, così mi sono detta “Perchè no?”. Si tratta di cene di degustazione dove il protagonista è il vino, accompagnato da un menù interamente ideato su misura dallo chef per esaltarne ogni sapore e sfumatura. Essere ospite alla prima cena di degustazione è stata una grande opportunità. Alla Villa Fini è un ristorante di alta cucina, che lega i sapori della tradizione con l’innovazione, ed è qui che ho conosciuto una piccola grande azienda agricola, quella della famiglia Negro.
Questa prima serata era dedicata al Piemonte, regione natia di Giovanni Negro, proprietario dell’azienda e ospite della serata.


Arrivata al ristorante sono stata accolta dalla gentilezza e dai sorrisi del personale e, dopo aver fatto una chiacchierata con Diego (che mi confessa di essere un po' teso per questa prima serata), mi accomodo al tavolo, dov’era segnato il mio nome. Tutto era preparato con cura minuziosa ed elegante, dalla semplicità della tavola al pane fatto in casa che profumava di buono. Do un’occhiata al menù, mentre Giovanni Negro inizia a raccontare la sua storia, fatta di costanza e passione, legata alla terra del Roero e alle viti. La sua famiglia era proprietaria di appezzamenti di terra dal 1670, fino a quando agli inizi del Novecento nasce Angelo Negro, che inizia la produzione vinicola con due ettari di terreno realizzando appena 15 damigiane. Giovanni, seguendo le orme del padre, porta avanti la tradizione riuscendo a realizzare il suo sogno. I vitigni sono autoctoni, vinificati con metodi tradizionali e senza alcun prodotto chimico. Così oggi l’azienda conta circa 70 ettari di vigneti, che danno origine a vini ben definiti e di carattere, conosciuti in tutto il mondo.


Il sommelier, Alessandro, versa un rosè metodo classico ‘Maria Elisa’, chiamato così perché dedicato alla moglie di Giovanni. Arriva l’entrèe in finger food: bocconcino di vitello in salsa tonnata, pannacotta salata al vermut, battuta di manzo alle nocciole piemontesi e una tempura di verdure di stagione, delicata e croccante. Il vino fresco, ampio e avvolgente si abbinava perfettamente ad ogni gusto.


Tra una portata e l’altra Giovanni racconta il suo vino, mentre Alessandro ci serve il Roero Arneis DOCG 7 anni, un vino prodotto solo nelle grandi annate. Accompagna lo stracotto di vitello alla Pavese con crema di porri e patate e tartufo nero e uovo marinato: un’esplosione di sapore. Il vino, dal colore paglierino e con un sentore di zafferano, amalgamava sapientemente i sapori grazie anche alla nota acida.


Passiamo al Barbera d’Alba DOC “Bertu”, un vino rosso dal profumo intenso con note di mora e ciliegia che ben si legava al colorato e saporito risotto di bietola e barbabietola mantecato con il Castelmagno.


Il Barolo DOCG “Di Serralunga D’Alba” viene servito con la portata principale, il brasato di manzo al nebbiolo con purea di patate all’olio e radicchio in confit. Dal profumo netto, con sentori di spezie e sottobosco amalgamava perfettamente i gusti contrastanti del piatto.


Per finire, il Perdaudin Passito Di Arneis, un vino che nasce dopo la visita di Giovanni nelle aziende del Sauternes in Francia e dalla sua decisione di importarne le tecniche per vinificare l’Arneis in passito. Così in quello stesso anno, il Perdaudin viene incoronato miglior Passito d’Arneis d’Italia. Questo vino dolce e vellutato dal profumo di albicocca, accompagnava una mousse al cioccolato bianco, mele, zafferano e nocciole.

La mia serata si conclude così, con un sapore dolce in bocca, qualche nozione in più, e con la certezza nel successo di questo ristorante.

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scritto da:

Ilaria Gomiero

Non sono così complicata: prendi delle vans, dei jeans a vita alta, uno zainetto sempre in spalla. Aggiungi una gran voglia di esplorare il mondo e conoscerne ogni sfaccettatura. Quanto basta di timidezza che si rifugia in un sorriso, una manciata di libri e una gran passione per il cibo.

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