Una serata al Porto Lounge: quando i cocktail diventano esperienza

Pubblicato il 29 novembre 2025 alle 12:00

Una serata al Porto Lounge: quando i cocktail diventano esperienza

Varcando il sontuoso ingresso dell’hotel Palazzo Veneziano, alle Zattere, ho subito percepito quella sensazione che ti avvolge quando entri in un luogo pensato solo per farti starebene. L'edificio del primo Novecento, che un tempo ospitava la sede della Tirrenia, è rinato nel 2017 come hotel quattro stelle lusso, e l'interior design firmato “A Project” ha saputo trovare un equilibrio perfetto: contemporaneo ma mai freddo, con quei piccoli richiami al classico veneziano che ti ricordano dove sei senza mai risultare didascalici. I colori caldi, le tonalità delicate, un'assenza quasi totale di shock cromatici che rilassa al primo sguardo.
Ma la vera scoperta di questa serata è stato Il Porto Lounge Bar, locale interno al'hotel, recentemente tutto ricostruito nella forma e nella sostanza. Appena entrato, ho avuto l'impressione di trovarmi nel salotto di una villa lussuosa, dove qualcuno mi aveva invitato per un aperitivo tra amici. L'eleganza c'è, eccome, ma è informale, vissuta. Fuori, nella corte illuminata, il verde d'arredo domina la scena insieme ai dondoli che creano un'atmosfera cozy con un tocco esotico. È uno di quei posti dove vorresti tornare anche solo per sederti e respirare.


"What would you like to drink? We can do everything!": ecco come il team accoglie i molti avventori stranieri, statunitensi in primis, e non è solo una frase fatta. Già dietro il pregiato bancone in marmo, la bottigliera forse più fornita di tutta Venezia conferma queste parole. Qui lavorano professionisti veri: Fabiano Milan, food & beverage manager anche docente all'Engim, Marco Gattolin, sommelier, Vincenzo Della Puppa, head mixologist, e Matteo Visonà Dalla Pozza, general manager della struttura che ha curato persino il nuovo logo del locale. Protagonisti anche della recente Venice Cocktail Week, sono persone che amano quello che fanno e lo si vede in ogni dettaglio.

Il Negroni si fa in tre (anzi, in molti di più)

La prima esperienza che ho voluto provare è stata la Negroni Experience. Il Porto Lounge ha deciso di diventare il primo Negroni Bar di Venezia, e devo dire che l'obiettivo è centrato. Il principio è semplice quanto geniale: tre ingredienti a dosi equivalenti, come vuole la tradizione del Negroni classico (vermouth, bitter Campari e London Dry Gin), ma giocando con ingredienti classici e innovativi per ricreare sapori completamente diversi.
Ho iniziato con il White Negroni, perfetto per chi come me non ama l'eccessivo amaro. Al posto del gin, un liquore al bergamotto; al posto del vermouth rosso, un Lillet Blanc (vermouth bianco francese leggermente più amabile); al posto del bitter, un Amaro Nonino. Il risultato? Fresco, primaverile, un ottimo digestivo che non aggredisce il palato ma lo accarezza con eleganza.
Poi mi sono lasciato tentare dal Bloody Mary Negroni, una vera dichiarazione d'intenti: infusione di pomodoro nel gin, bitter al radicchio tardivo di Treviso e, al posto del vermouth, un Porto rosso. Nulla di banale, tutto studiato per sorprendere senza perdere l'equilibrio.
Per finire, il Chocolate Negroni. Qui il gin lascia spazio al whisky, il bitter diventa al cacao e il vermouth si trasforma in un Lillet Rouge. Morbido, avvolgente, quasi goloso. Ogni sorso racconta una storia diversa, eppure tutti mantengono quella struttura tripartita che rende il Negroni riconoscibile.

Profumi che si bevono: la Parfum Experience

Ma l'esperienza che mi ha forse più sorpreso è stata la Parfum Experience. In collaborazione con i profumi di Merchant of Venice, il team del Porto Lounge ha ricreato le caratteristiche organolettiche di quattro fragranze all'interno di altrettanti cocktail: Maria Callas, Rosa Moceniga Elixir, Rococò e Colonia Veneziana.
Il gioco è elegante e complesso: annusi il profumo, assaggi il cocktail, e si crea una sovrapposizione di sensi che ti porta in una dimensione quasi sinestesica. Ricreare le note di testa, di cuore e di fondo di un profumo in un cocktail non è cosa da poco, eppure Fabiano e il suo team ci sono riusciti. Ogni cocktail è una mappa sensoriale, un viaggio che parte dal naso e arriva al palato senza soluzione di continuità.
Ho provato il Maria Callas, intenso e teatrale come la voce della divina, e il Rococò, più giocoso e decorativo. L'esperienza è difficile da descrivere a parole: è come se ogni senso confermasse e amplificasse l'altro, creando un ricordo che resta impresso ben oltre la serata.

Il cibo: fritti artigianali che fanno la differenza

Tra un cocktail e l'altro, ho assaggiato alcuni dei finger food fatti in casa: olive ascolane, mozzarelline, jalapeños, pizza nuggets. Fritti da aperitivo che sembrano semplici ma che rivelano un'attenzione maniacale alla qualità. Croccanti, asciutti, delicati, preparati con un olio da frittura di alto livello. C'è una cucina vera qui dentro, degna di un ristorante, dedicata agli eventi, e si sente.

Un luogo aperto a tutti

Quello che mi ha colpito di più, forse, è sapere che Il Porto Lounge è aperto anche agli ospiti esterni, non solo a chi soggiorna in hotel. Basta chiamare e prenotare la propria experience. Fabiano e gli altri sono sempre disponibili a creare qualcosa su misura, in base alle richieste del cliente. Non è un locale che ti impone la sua visione: è un luogo che si modella sui tuoi desideri, mantenendo però una personalità fortissima.
Sono uscito dal Porto Lounge Bar e dal Palazzo Veneziano con la sensazione di aver vissuto qualcosa di più di una semplice serata fuori. Ho assaggiato cocktail che sfidavano le mie aspettative, ho scoperto combinazioni che non avrei mai immaginato, annusando e sorseggiando storie liquide. In una delle zone più esclusive di Venezia, presso l'unico yacht pier della città, questo angolo di contemporaneità, accogliente e sofisticata, è diventato, per una sera, il mio salotto preferito.

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scritto da:

Alvise Salice

Con lo pseudonimo di Kintor racconto da anni i miei intrattenimenti. Sport e hi-tech gli amori di gioventù; mentre oggi trovo che viaggiare alla ricerca di culture, gusti e sapori della terra sia la cosa più bella che c'è. O magari la seconda, via.

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