La mia cena da Castelli in Aria: qualità moderna un po' per tutti

Pubblicato il 4 ottobre 2021

La mia cena da Castelli in Aria: qualità moderna un po' per tutti

A cavallo fra estate ed autunno, il Castelli in Aria di Castelfranco Veneto ha presentato il suo nuovo menù. Una carta a lungo studiata, pianificata, sperimentata e definita dagli chef, con una varietà di piatti d’alto livello che teme ben pochi avversari sulla piazza castellana: quando entri qui, venendo presto rapito dall’interior design così caldo e moderno, il Castelli in Aria attira subito la tua curiosità; ma non appena ti si apre davanti il menù digitale, ecco che ottiene la tua attenzione.

E’ un locale smart, evoluto, capace di lasciar soddisfatti diversi palati (e parecchie tasche), sia nella cucina che nella cantina. Sono stato a cena qui, tra bella gente e personale fantastico, a godermi l’esperienza serale del Castelli in Aria.

La mia cena da Castelli in Aria

Per aperitivo, sarei tentato profondamente di assaggiare uno dei cocktail della casa, piccoli capolavori di miscelazione creati dai tre bartender del Castelli in Aria, grandi valori aggiunti dell’ennesima crescita di cui il ristorante è stato protagonista anche quest’anno (meritando un successo clamoroso all’indomani della riapertura post-Covid). Ma non voglio partire subito in quarta coi superalcolici, perciò mi lascio corteggiare dal colore e dal profumo di un Rebula di Movia, vino sloveno che ricorda da vicino la Ribolla Gialla, ma è de facto una sorta di balcanico “Ribolla Orange”.


A questo vinello così minerale ci abbino una tartare di tonno rosso, che fa pendant alla vista e al palato con la cipolla rossa di tropea, e viene servita in una lussureggiante composizione a base di cream fraiche, cetriolo, petali della suddetta cipolla calabrese, estratto di cetriolo e caviale di aringa. Saporita e delicata, mi stupisce grazie ad un notevole equilibrio di sapori: a mani basse una delle migliori tartare di tonno mai assaggiate.

 
Ho ancora voglia di antipasti, ho voglia di menù bistrot, pertanto ha gioco facile nell’incuriosirmi l’”insalata d’autunno”: sfilacci tiepidi di cortile, il loro brodo, crema di patata affumicata, verdure acidulate e maionese al cren. Pulisce bene la bocca dopo il crudo di tonno, e la rinfranca con un tenero e morbido gusto di terra, vagamente floreale, che mi prepara al bendiddìo che verrà fra poco. Da bere tocca al vino rosso: Denj, sommelier e contitolare del Castelli in Aria, mi propone un Camandula galiziano, un vin rojo caldo e avvolgente del 2017, che inonda quest’inizio di mezza stagione con iberici sentori di classe e passione. Un vino perfetto anche e soprattutto con la carne rossa, fiore all’occhiello della cucina. Tralascio (per stavolta) gli eccellenti tagli di carne nobile sciorinati dal menù, e chiedo di assaggiare uno dei mitici hamburger.


Segnatamente, un “MIP Burger”, così denominato perché proviene da un precedente locale degli stessi proprietari del Castelli in Aria, il “MIP” appunto, famoso per lo “Slow Fast Food”. Dopo qualche anno, malgrado il successo di entrambi i ristoranti, i due soci han preferito concentrare tutte le proprie risorse ed energie sul Castelli in Aria (indubbiamente il progetto più ambizioso e con le maggiori potenzialità, oggi sbocciate appieno), mantenendo però l’expertise, maturata in precedenza, nello Street Food espresso d’alta qualità. Il risultato è questo hamburger gourmet più alto che largo, dove ogni singolo ingrediente è fatto in casa e abbinato agli altri solo dopo una certosina sperimentazione: al pari delle altre proposte hamburger, il MIP sulla carta consiste in un (superlativo) snack, ma nella sostanza è a tutti gli effetti un piatto di (alta) cucina.

 
Terminata una cena tanto ricca, variegata ed appagante, definirmi “a posto” sarebbe eufemistico. Eppure, quel vecchio volpone di Denj mi strizza l’occhio con un invito a nozze “Alvise, fatto 30, farei 31 con un bel dolcetto”. Ora, chi sono io per non replicare che “uno spazio per il dessert si trova sempre”? Et voilà, eccomi servito della spettacolare cheesecake della casa, declinazione in salsa “Castelli in Aria” della torta oggi più gettonata al mondo. E poiché una cucina dotata di ben tre chef professionisti ne vanta sicuramente uno specializzato in pasticceria, indovina un po’ che razza di cheesecake egli mi avrà preparato?

 
Cheesecake al mango: crumble di sbrisolona, cheesecake, crema al mango e ai frutti rossi. A tutti gli effetti, una New York Cheesecake rivisitata, una scomposizione capace di valorizzare ogni singolo ingrediente come di rado mi era capitato di assaggiare. Si scioglie letteralmente in bocca, col crumble croccante a corroborare la soffice gratificazione che la morbidezza fruttata di tutto il resto dona al palato. Un bijoux che chiunque meriterebbe di regalarsi, quando entra in questo fantastico (e onesto) locale. Prima di uscire, mi fermo ad ammirare le acrobazie dei bartender, che mi riservano un sorridente e caloroso “arrivederci” bagnato di Vodka Sour con schrub alle fragole, profumato all’arancia. Chapeau!

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scritto da:

Alvise Salice

Con lo pseudonimo di Kintor racconto da anni i miei intrattenimenti. Sport e hi-tech gli amori di gioventù; mentre oggi trovo che viaggiare alla ricerca di culture, gusti e sapori della terra sia la cosa più bella che c'è. O magari la seconda, via.

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