Come in famiglia. Valerio e l'arte della convivialità targata Officine Resta

Pubblicato il 15 giugno 2022

Come in famiglia. Valerio e l'arte della convivialità targata Officine Resta

Officine Resta ha fatto dell’all you can eat una vera religione. Ai clienti che affollano questo locale situato in zona Portuense, l’opportunità di mangiare tanto e bene, senza doversi preoccupare d’imbattersi in un costo particolarmente esoso. Ricavato da un’ex officina, l’hamburgeria - pizzeria ha un’identità ben precisa, costruita giorno dopo giorno da Valerio e dalla sua famiglia.

Reinventarsi in epoca Covid, ma anche utilizzare quel tempo di “pausa” per studiare e testare. Avere sempre il piacere di migliorare, tenendo ben a mente il punto d'arrivo, ma soprattutto quello di partenza. E tutto ciò senza perdere mai la voglia, perché “non c’è niente da fare, mi piace stare lì dentro, non mi stanco mai”.

Dunque, benvenuti da Officine Resta, a fare gli onori Valerio.

 
Come e quando nasce Officine Resta?

“Nel 2019 abbiamo aperto dopo un’importante ristrutturazione dei locali. Prima qui c’era un’officina dei motorini, negli ultimi anni un deposito per auto e moto. Quando l’abbiamo preso noi, l’abbiamo trasformato. All’inizio facevamo pizza no-stop, i panini li avevamo appena inseriti anche se avevamo iniziato a studiare le tecniche del sottovuoto per la cottura della carne. A fine 2019 abbiamo iniziato con pizza e panini no-stop. Il lavoro andava bene ma poi siamo stati obbligati a fermarci a causa della pandemia. È stato un delirio, abbiamo rischiato di chiudere, dico la verità”.


In epoca Covid, ristoranti e locali sono stati chiamati a reinventarsi. Voi cosa avete fatto?

“Abbiamo fatto asporto, però rimanevamo in attesa di riaprire. Il nostro lavoro è col tavolo. Il prodotto è buono e per l’asporto va benissimo, però l’idea che mi piace è che la gente mangi qui, che si goda un’esperienza come quella del menù no-stop. Mentre eravamo chiusi, e non ci davano idea di quando ci sarebbe stata la riapertura, abbiamo utilizzato quel momento come una sorta di meditazione per riprendere il controllo sulla cucina. Eravamo in allenamento, sistemavo le attrezzature, facevo le prove coi tempi in modo da essere super efficiente. Un lavoro invisibile che si è rivelato fondamentale al momento della riapertura”.

La proposta dell’all you can eat: qual è stato il motivo che vi ha spinto a farne punta di diamante del vostro menù? Che tipo di risposta c’è stata dai clienti?

“Il 95% di chi serviamo fa no-stop. Mi interessa che tutti si alzino sazi, che possano condividere senza problemi. Il menù è ristretto, ma composto da ingredienti freschi. I prodotti sono pochi e ci piacciono tutti, l’idea è quella di far assaggiare tutta la nostra offerta. E come si fa? Se alla gente non si dà la preoccupazione di quanto spendere, è in grado di osare, assaggiare, dividere, condividere. E questo è il bello della tavola, come stare a casa. A quota fissa è come una cena di famiglia”.

Il vostro profilo Instagram è la quintessenza del “foodporn”. Quanto si è rivelata importante una buona presentazione virtuale?

“Tantissimo! Se raggiungi successo sui social, matematicamente hai un ritorno anche nella vita reale. Ora abbiamo 19 mila follower su Instagram, ed effettivamente il locale è sempre pieno. L’affetto della gente è rivolto a un brand che, una volta costruito, sia affidabile nel tempo. Ogni panino, col suo nome e con i suoi ingredienti, ha un’identità. La cucina deve avere una narrativa, la nostra generazione ha bisogno di questo. Non c’è più l’idea di andare dal primo che capita. Attraverso il social si riesce a impostare il carattere di ciò che si sta facendo, è già una prima presentazione. Abbiamo clienti che vengono da tante regioni d’Italia. Che magari hanno mille locali intorno a casa e si innamorano del nostro e vogliono venire. Questo è possibile solamente tramite i social, e una cosa simile, anni fa, non sarebbe mai accaduta neanche col miglior volantino”.


Facci sognare! La proposta che va per la maggiore?

“Direi la combo maiale sfilacciato e patatine fritte. Il maiale lo produciamo noi da anni, cuoce 24 ore e poi viene ripassato con la salsa barbecue. Utilizziamo la crock pot, rimane cotto con tutto il grasso. In pratica, va a bollire nel suo grasso, è molto saporito. Non a caso, i panini di punta sono il Perfetto e il Gran Perfetto, che è il cheeseburger col maiale sfilacciato”.

Come descriveresti a noi "profani" l'ambiente di Officine Resta? Dietro a ciò che vede il cliente c'è molto di più...

“Come la pizzeria nel garage che hai in più a casa, una sorta di sala hobby. Quella dove ci fai venire gli amici e ci organizzi le feste. L'ambiente è informale, la clientela giovanile. Ma abbiamo anche una piccola percentuale di ospiti più grandi. Magari sono di zona, ma ce ne sono tanti che vengono perché gliel’hanno consigliato i figli!".


Infine, una curiosità personale. Cosa ti piace di più di Officine Resta e del tuo ruolo all'interno del ristorante?

“Che cucino io (ride, ndr). E non è stato sempre così. Avevamo una pizzeria a taglio, mio fratello era pizzaiolo e io mi occupavo del banco. Poi ho studiato per fare il barman, caffetteria, ma non l’ho mai messo in pratica. Quando abbiamo deciso di ampliare l’offerta, mi sono fiondato in cucina. Mi piaceva, lo sapevo fare. Amo l’idea di organizzarla, che il servizio funzioni bene, che ci sia un ordine, una cura. Mi piace stare lì dentro, non mi stanca mai”.

Officine Resta
Via Dei Silvestrini, 5
Tel: 0664494530

  • GLI ADDETTI AI LAVORI

scritto da:

Elena Bravetti

Nata nel '95. Giornalista per passione, sognatrice a tempo pieno. Appassionata e determinata, amo conoscere e raccontare. Romantica da fare schifo, le dediche più tenere continuo a riservarle allo spritz e alla pizza, indiscutibilmente le mie debolezze".

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