Il wine bar con cucina e musica jazz live ci ha regalato una serata deliziosa, in cui abbiamo anche fatto un corso accelerato di “avvicinamento al vino”

Trovare il posto giusto dove non bere i soliti vini è una missione quasi da addetti ai lavori. Gli indirizzi vengono sussurrati nel giro dei sommelier, quasi a voler custodire un segreto. La ragione? Di solito sono locali piccoli, con pochi posti a sedere, dove chi ama bere bene trascorre intere serate, stappando una bottiglia dopo l’altra e commentando le varie “chicche” nel calice con i colleghi. Be’, ora c’è un posto a Barletta che non vi lascerà mai senza tavolo. In piazza della Sfida 10, a Barletta, è nato A suon di Vino, un wine bar che unisce l’amore per il vino alla passione per il buon cibo e la musica jazz.

L’idea è nata a un veterano dell’intrattenimento enogastronomico, Francesco Petruzzelli. La sua passione per la birra ha dato i natali prima al Saint Patrick Irish Pub (il primo locale a servire vera Guinness a nord di Bari) e poi al Saint Patrick Beer Shop. Dopo anni trascorsi accanto a spine e pinte, Francesco ha deciso di studiare il mondo del vino. Sui banchi del corso da sommelier firmato Ais ha incontrato Loretta Di Giovanni.

Appassionatissima dei vini della sua terra prima, di quelli italiani e internazionali poi, studiando accanto a Francesco hanno condiviso questa idea: creare un wine bar come non ce ne sono mai stati nella natìa Barletta. E noi stasera siamo qui, all’ora dell’aperitivo, dove prima sorgeva il Friedrich II, per capire come si beve e cosa si mangia da A suon di Vino.

Entrando nel locale, sostiamo ai tavoli alti per un delizioso antipasto: un calice di spumante – un Pisan Battel brut da Bombino Bianco – e un assaggio di carnose ostriche. Un benvenuto di grande gusto.


Dopo aver fatto quattro chiacchiere al bancone con Loretta e il suo team tutto al femminile, ci facciamo tentare dal banco di salumi e formaggi. C’è ogni tipo di leccornia: caciotte, pallone di Gravina, capocollo e prosciutti profumatissimi. Ordiniamo il nostro tagliere e ci accomodiamo nell’intima saletta, appena oltre il bancone.

Qui Loretta ci serve un altro calice di spumante e ci serve la famosa Polpetta cacio e pepe con omonima salsa e guanciale croccante.

L’esplosione di sapore che la bollicina crea con ognuna delle incredibili polpette ci rilassa all’istante, facendo scivolare via ogni stanchezza della giornata.

Un battito di ciglia, quattro chiacchiere sulle bollicine estere e Loretta ci serve un calice di Michel Furdyna, uno champagne prezioso, che ben si accorda con la tavolozza di delizie casearie e di salumeria.

Il tagliere ci offre della pancetta steccata servita su crostino infornato con pepe, veli di capocollo di Martina Franca (finalmente affettato come si deve), fette della famosa Pagnottella e di Ghiandaro, un salume particolare perché ottenuto da maiali che si nutrono di sole ghiande. Tra i formaggi ci sono tocchetti di caciotte a pasta semi dura: spiccano il pallone di Gravina e il provolone 36 mesi, la caciotta a pasta morbida piccante e quella biellese.

Accanto, tre salse: la peperonissima, la pere e zenzero e del miele.

Si potrebbe passare ore a parlare delle avventure nel mondo del vino di Loretta. Seguendo suo marito, ha imparato a conoscere molto bene i vini del Sud America, ma la sua passione l’ha portata oltre, appassionandosi delle etichette che hanno scritto la storia del mondo enoico. Così, servendoci un calice di Sauvignon Blanc firmato Terre di Ger, ci perdiamo nei suoi racconti che abbracciano le 130 etichette in carta da A suon di Vino. E non ci accorgiamo che, passando il tempo, torna la fame.


Ordiniamo i Bao di A suon di Vino. Mai uguali, cambiano con le stagioni.

Ci arrivano tre appetitosi paninetti al vapore in versione vegetariana con un’insalata di pomodori, cetrioli, cipolla, feta e foglie di basilico. Poi addentiamo quello farcito con insalata di polpo aromatizzato. Infine, affondiamo i denti nel sontuoso bao al ragù della domenica con foglie di basilico fritte.

L’opzione vegetale è fresca e racconta l’estate in arrivo. Il bao farcito con il polpo è racchiuso dal panino in versione “nera”, con carbone vegetale, che ci offre un gusto pieno, ben bilanciato dal vino che Loretta ha scelto per noi. Infine, l’impasto alla curcuma ben si sposa (anche con i colori) con il gusto intramontabile del ragù della domenica.

Oggi non c’è alcuna esibizione, ma le voci del jazz ci tengono in compagnia in sottofondo. Mentre Loretta spegne la sete di altri clienti, desiderosi di calici preziosi, serviti grazie all’azotatrice, noi ordiniamo un altro piatto. Potremmo considerarla una portata principale, ma il menu di A suon di Vino non ha niente di convenzionale. Qui si può cenare con dei bao o con un dessert: le regole le fa il cliente.

Quindi chiediamo un Polpo in doppia cottura su crema di piselli e foglie di menta.

Ci abbiniamo un rosè toscano: il Miraly di Tenuta Montecchiesi.

La freschezza della menta allieta compattezza della carne del polpo, resa ancora più appetitosa dalla dolcezza dei piselli.

Infine, il dolce congedo con la famosa Torta al cioccolato, resa tale perché presente anche nel menu degli altri locali di Francesco.

Intensa, corposa, rinfrescata dal gelato e con quella punta di acidità che solo i frutti di bosco sanno dare. Accanto, un calice di Moscato di Trani firmato da Villa Schinosa che, con le sue note di caramello, crea la giusta “jam session” gastronomica.

Siamo entrati che c’era ancora il sole. Usciamo che è quasi mezzanotte. Quasi stupiti, ci chiediamo cosa abbia creato questo ipnotico incantesimo e alla fine la risposta è nella formula magica che abbiamo inconsapevolmente pronunciato appena entrati da A suon di Vino: “Loretta, fai tu!”.

A Suon Di Vino - Piazza Della Sfida 10, Barletta. T: 0883348197

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