menu story pro lanterna del doge zero branco treviso

Pubblicato il 1 ottobre 2025

menu story pro lanterna del doge zero branco treviso

La mia esperienza alla Lanterna del Doge è iniziata con una chiacchierata al tramonto di fronte a una birra (analcolica) con Federico Giuman, giovane imprenditore e titolare dell’attività e socio fondatore del Birrificio del Doge. Una birra e poi? Ecco com’è andata la mia cena nel pub di Zero Branco che profuma di legno e passione.

L’aperitivo alcol free

Immagina una sera qualsiasi di fine estate e quella voglia (che è ancora tanta) di fare aperitivo all’aperto, sotto gli ultimi raggi di sole caldo… Immagina di stappare una birra, versarla nel bicchiere, degustarla soddisfatto per poi scoprire che si tratta di una birra alcol free. Federico mi propone di assaggiare la IPA analcolica del Birrificio del Doge e, vedendomi scettica, assicura che è buona, molto buona. Non posso che costatarlo in prima persona. Al gusto ha le stesse caratteristiche di una birra classica, fresca e dissetante, ma, con un grado alcolico inferiore allo 0,5%, mi lascia del tutto lucida per affrontare la cena che inizia poco dopo.

La calda accoglienza

Mi siedo al tavolo del locale, dove il legno è il protagonista assoluto. Tutti i complementi d’arredo sono stati realizzati artigianalmente dai membri dello staff e, quindi, sono pezzi unici. Il bancone, ad esempio, è un autentico capolavoro. Puro legno di cedro del libano, profuma di natura e di montagna. In attesa che arrivino i piatti pensati per me, un mix di fritti e la puccia, in due varianti, mi ritrovo a canticchiare la playlist tutta rock in sottofondo mentre sfoglio incuriosita il menu. Una lunga sezione è dedicata alle pizze, preparate dal pizzaiolo Dario che vanta oltre 25 anni di esperienza nel settore. Poi ci sono i piatti unici dalla cucina, perlopiù a base di carne. Infine gli snack, le pucce e gli hamburger. Da bere, “solo” birra del doge, prodotta nel birrificio artigianale: dieci vie, otto spine e due pompe, dove si alternano le classiche, le stagionali e le novità del mese.

La cena: dalla birra al dessert

Ho espresso la mia preferenza per le IPA, così Federico sceglie di servirmi una birra speciale, ancora inedita, che sarà in produzione a partire dal prossimo anno. Si tratta di una specie di Session IPA fresca, pensata per l’estate, preparata con due luppoli ancora sperimentali e, al gusto, non invasivi. Mi sembra amarotica al punto giusto per sgrassare la bocca dal sapore denso dei fritti che arrivano di lì a poco.

Mi tuffo senza troppi indugi nel mix di croccantezza. Per prima cosa assaggio i bocconcini di formaggio e habanero, che mi sorprendono per la loro cremosità. Il formaggio è particolarmente saporito, così da mascherare il piccante del peperoncino, per un boccone equilibrato e senza eccessi. Proseguo con le verdure pastellate homemade, passate in una pastella classica fatta con uovo e farina, per una resa croccantissima. Le verdure sono quelle dell’orto, a km 0, cosa che si intuisce facilmente vedendo la forma delle rondelle di zucchina, belle spesse, e le dimensioni del peperone. Mi sposto, poi, sui fritti a base carne, i filetti di pollo impanati nella paprika e le pulled crock. Le crocchette mi hanno conquistato fin dal profumo, intenso, confermato dal sapore, prima piccante e poi dolce, complice la combinazione di spezie con cui è cotta la carne. Accompagno la degustazione dei fritti con sorsi lenti, per assaporare tutte le sfumature di gusto della birra.

Non faccio in tempo a finire l’ultima crocchetta che è già ora della portata principale, la puccia fatta in casa che profuma di pane fresco, appena uscito dal forno. Ne assaggio due varianti, quella classica e, ovviamente, quella con il pulled pork, tra le più apprezzate del menu.

La prima, con lattuga, pomodoro, pancetta stufata, frittatina, prosciutto cotto alla brace ed edamer, ha un gusto morbido, delicato e avvolgente, che riempie il palato senza risultare stucchevole. Gli ingredienti si sciolgono in bocca e la pancetta dolce crea uno stuzzicante contrasto con l’affumicato del cotto alla brace.

Ho lasciato la puccia con il pulled pork per seconda, in primis per la mia sconfinata passione per il pulled pork (le cose che mi piacciono di più le tengo sempre alla fine), poi perché sapevo avrebbe spinto sull’acceleratore in termini di sapore (e così è stato). Il sughetto che fuoriesce dal panino già dal primo morso è il chiaro preludio di un boccone godurioso, dove ogni ingrediente trova il giusto spazio: sfilacci di maiale e cipolla cotta perfettamente amalgamati, edamer e pomodoro. Il gusto speziato e persistente del pulled pork mi lascia piacevolmente sorpresa e mi fa interrogare a lungo sulle spezie utilizzate per la preparazione che dura ben 12 ore. Così chiedo a Federico i segreti del mestiere. Prima di tutto il cosciotto viene preparato per l’affumicatura e ricoperto di salse, ketchup, salsa barbecue e senape, e poi di spezie (paprika, chili, aglio in polvere, rosmarino e altre spezie mediterraneo). L’affumicatura avviene su legno di noce americano ed è in questa fase che la carne assume il caratteristico gusto smokey. Poi viene cotta per 10 ore a bassa temperatura, fino a quando è pronta per sciogliersi in bocca.

Entrambe le varianti di puccia sono ben farcite ed equilibrate nei sapori. Nonostante le dimensioni notevoli, un boccone tira l’altro. Così sono arrivata alla fine, sazia, ma con il giusto spazio per il tiramisù fatto in casa.

Sono sempre molto critica verso il tiramisù, perché, come il 90% della popolazione trevigiana, sono convinta che quello della mamma sia il più buono. Stavolta, però, ho fatto bene a mettere da parte i pregiudizi e a lasciarmi guidare dalle sensazioni. La crema al mascarpone, soffice e delicata; i savoiardi imbevuti al punto giusto nel caffè; una generosa spolverata di cacao per attenuare la dolcezza della crema. Semplice, come da ricetta originale, e senza ambizioni gourmet, rispecchia l’anima genuina del locale, dove gli ingredienti, laddove possibile, sono locali, le preparazioni sono perlopiù homemede e l’arredamento è classico.


Dalla mia esperienza sul “piatto”, posso confermare che qui in Lanterna del Doge ho trovato il compromesso riuscito tra birreria e agriturismo all’italiana. Un pub che è un po’ più di un pub, in cui il legame forte con il territorio è la chiave per fare davvero la differenza.

Lanterna del Doge
Via Tiveron 28, Zero Branco (Treviso)
Tel: 3279820570

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scritto da:

Annalisa Toniolo

Abitudinaria e noiosa, a tratti eccentrica e briosa: bipolare, forse. Quella dell’aperitivo delle 18.30 spaccate nel solito posto, ma anche quella che, nel cenare due volte nello stesso locale, ci vede un’occasione sprecata. A dieta, sempre, ma solo dal lunedì al venerdì.

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