In un bellissimo angolo di Treviso, una cucina autentica di ispirazione internazionale pensata per essere condivisa
Pubblicato il 20 novembre 2025
Ogni volta che torno da Burici, la sensazione è quella di tornare a casa. Ma non solo una casa di mattoni, situata in un bellissimo angolo del centro di Treviso, bensì una “casa nel mondo”, fatta di accoglienza gentile, cucina autentica di ispirazione internazionale, perlopiù orientale, e piatti da condividere. Anche stavolta ho avuto la fortuna di cenare insieme a Michele Pozzobon, titolare del locale, che con occhio critico e palato curioso mi ha introdotto nel nuovo menu di Burici…

Per rompere il ghiaccio, iniziamo con un brindisi che ha il sapore di novità. Nella drink list, infatti, c’è un nuovo spazio dedicato al kombucha, proposto in due interessanti varianti, cardamomo e zenzero e pepe di Sichuan e agrumi. Io ho assaggiato il secondo, frizzante, speziato e acidulo sul finale. Il fornitore della bevanda fermentata - che, scopro con piacere, fa anche bene, è buona e sana - è una piccola e giovane realtà della zona, Funky Fermenteria, di Istrana, con produzione artigianale.
È tempo di ordinare e, vuoi per filosofia del locale, vocato alla condivisione, vuoi che c’è una gran voglia di provare quanti più piatti possibile, per iniziare scegliamo di dividere un paio di antipasti.

Il primo, tacos con pulled di funghi, bbq e insalata vegetale con alga nori, è un mix di tradizioni in un unico sorprendente boccone. I funghi, cotti alla maniera del pulled pork, sono di provenienza italiana, per il 90% sbrisa veneta, sottoposti a doppia cottura e amalgamati con abbondante salsa bbq fatta in casa. Se il pulled avvolge il palato, l’insalatina rinfresca, merito anche dell’alga nori che dona un tocco di necessaria sapidità, per un piatto vegetariano capace di unire Italia, Messico e Giappone.

A seguire, assaggio lo spiedino di melanzane al miso con katsuobushi, sesamo e cipollotto. Le melanzane, fritte e poi piastrate leggermente, di dimensioni molto più piccole di quelle a cui il mercato ci ha abituati, sono di una varietà antica, coltivate e raccolte a mano dall’azienda agricola pugliese Spirito Contadino, devota alla terra da ben tre generazioni. A dare un twist in più al piatto, una generosa spolverata di katsuobushi - filetto di tonnetto essiccato, fermentato e affumicato, poi grattugiato in piccoli fiocchi - che ha saputo dare la giusta sapidità al piatto. Michele l’ha paragonato alla bottarga sugli spaghetti, per la semplicità dell’ingrediente che da solo può fare il piatto… E come dargli torto?
Abbiamo continuato la cena sulla scia della sharing, testando un grande classico in menu, i padellini, oggi rinnovati, nel concept e nei gusti. Più grandi di diametro, possono essere serviti in tre o sei pezzi, quindi interi o a metà, per favorire la condivisione e la degustazione di più di una variante, proprio come abbiamo fatto noi.

Il padellino Zia Giovanna, con crema di zucca, pancetta cotta, ricotta affumicata e polvere di rosmarino, dai sapori tipicamente autunnali, è una coccola familiare, quel confort food che sai già di amare, dolce e avvolgente.

Sicilia, al contrario, è un vero e proprio viaggio. Questo padellino, con crema di mandorle, gambero rosso, agrumi canditi e bisque di gambero, è l’evoluzione contemporanea di quello del precedente menu, con gambero rosa e burrata, e nasce proprio dall’idea di sostituire il formaggio con qualcosa di alternativo che andasse a esaltare il gambero, rendendolo protagonista del piatto. Da qui, l’idea della crema di mandorle, realizzata solo con acqua e mandorle di Avola. Anche il resto degli ingredienti è di origine mediterranea: i gamberi di Sicilia, sapidi e gustosi, e gli agrumi, canditi con sale e zucchero. Il risultato? Un padellino elegante e delicato, una soffice nuvola di sapori in equilibrio.

Quando è il momento di scegliere il piatto principale, accolgo la proposta di assaggiare lo Shiko Sando, “toast di cervo” in giapponese. Si tratta, infatti, di un morbidissimo sandwich di pan brioche diviso in quattro, farcito con tartare di cervo e rapa rossa, mayo al cumino e salsa bernese. Forse non sarebbe stata la mia prima scelta, ma - per fortuna - ho imparato a fidarmi del gusto e della professionalità di Michele e Davide, lo chef, che hanno creato il menu a quattro mani. In assoluto il piatto preferito di tutta la cena! La carne di cervo, di provenienza neozelandese, certificata e di filiera tracciabile, si scioglie letteralmente in bocca e crea un tutt’uno cromatico e gustativo con la rapa rossa. Il gusto vellutato della bernese completa e arricchisce il piatto.

In tutto questo, non mi sono dimenticata di bere. Nonostante la drink list si sia allungata, vado sul cocktail che ha reso grande Burici agli albori, l’Americano, ma in versione Langaricano. Il cocktail è una creazione della barlady Ilaria, di origine piemontese, che proprio alla sua terra ha voluto dedicarlo. Il drink è un americano classico ma preparato con ingredienti delle Langhe e dintorni: Bitter Mazzetti del Monferrato, Vermouth Rosso Contratto - cantina storica piemontese specializzata in metodo classico, ma anche in questo vermouth bilanciato e particolarmente adatto per la mixology - e il Barolo Chinato, liquore derivato dal vino. Un omaggio (riuscito) al territorio dove è nato il celeberrimo drink.
Colta da inevitabile indecisione anche al momento del dessert, lascio fare, ancora una volta a Michele, che ordina due chicche del menu, opposte ma complici. Il sorbetto fatto in casa di ananas con yuzu e cardamomo e il cinnamonroll servito caldo con la crema chantilly alla vaniglia.

Il primo, più fresco e acidulo, è ideale dopo un pasto importante, il secondo, invece, è come la porta d’ingresso di una casa con un bel salotto e il fuoco dove scaldarsi. Il cinnamoroll, infatti, è una girella fatta di emozioni, ricordi e cannella, che, insieme alla crema, avvolge il palato e risveglia i sensi.

Si è conclusa così, in un mix di brio e di dolcezza, la mia cena da Burici con i piatti del nuovo menu, più vivace e sorprendente che mai. Originale, sì, ma pur sempre fedele a se stesso a all’identità di un locale che ama innovare senza dimenticare la tradizione e si ispira alle cucine di tutto il mondo senza scordarsi della ricchezza generosa del territorio dove ha le radici e continua a crescere giorno dopo giorno.
Burici
Via A. Manzoni, 52 - Treviso
Tel: 3755046785
scritto da:
Abitudinaria e noiosa, a tratti eccentrica e briosa: bipolare, forse. Quella dell’aperitivo delle 18.30 spaccate nel solito posto, ma anche quella che, nel cenare due volte nello stesso locale, ci vede un’occasione sprecata. A dieta, sempre, ma solo dal lunedì al venerdì.
Via Alessandro Manzoni 52, Treviso (TV)